Paolo Ferrari

Gli aforismi sull'Arte

 

3.       L'Arte (in-Assenza) è espressione dell'accoppiamento mente-cervello e nuovo ente reale costituito dall'oggetto in-arte, così da mettere in luce l'antecedente della realtà: accoppiamento che permetterebbe l'emergenza di quanto è altro dall'oscurità caduca come s'è mostrata finora nel pensiero, nella vita, nella storia di Homo s.


4.         L'opera d'arte deve rappresentare - talvolta anche in modo drammatico - la luce idonea a condurre le cose oltre la soglia loro assegnata da un atto di creazione in eccesso povero e non sufficientemente astratto per un cervello che abbia accettato interamente il suo cammino evoluzionistico verso un nulla oltre la consueta immaginazione negativa che tale concetto induce.


5.         L'operare in arte in-Assenza si attua per singoli punti, segni, stratificazioni in cui ciascun elemento è subito un intero; ciascun atto, segno, colore, stato è espressività compiuta dell'opera che già a ciascun singolo passaggio è de-finita.
Ogni passo dell'operare rappresenta il raddoppio-completamento del precedente e di tutti i precedenti: è espressione unitaria e compiuta d'un luogo che, nell'atto stesso della sua composizione, costruisce in modo virtuale l'interezza del proprio livello e di tutti quelli probabili dati i generi e le forme nelle quali l'operare s'evidenzia.


6.         Ogni tratto o punto d'un'opera (in arte o in musica) implica già il completamento dell'opera in toto. Ciò che succederà successivamente è espressione dell'esistenza dell'opera su più piani - piani infiniti - che assieme interagiscono al fine di produrre nel fruitore - nel rapporto opera (oggetto) e soggetto (osservatore) - quella dinamica astratta dagli infiniti punti in azione simultanea che è caratteristica fondamentale dell'azione sull'arte in-Assenza.


7.         L'arte - se ancora una tale forma di realtà deve esistere - ha il compito di far emergere lo stadio che antecede le cose (nel tempo subliminale); ha cioè da far parlare ciò che precede il grande botto (Big-bang) che ha dato origine all'universo così come lo viviamo; occorre mettere al mondo un secondo universo dalla forma e dalla materia capaci di non porre ostacolo alla velocità del pensiero finalmente liberato secondo le sue potenzialità astratte.


8.         L'arte è mediazione d'un nuovo universo che ha come suo fondamento il fatto d'essere vuoto nel centro; ciò si verifica senza dover necessariamente mostrare in prima battuta, secondo la decodificazione in evidenza da parte degli apparati nervosi preposti a tale compito, uno spazio centrale siffatto, spazio che designa uno stadio in cui il tempo scorre silenzioso e discreto, non necessariamente né direttamente sospinto ad improntare qualsiasi progetto di pensiero o espressione d'esistenza.


9.         L'arte in-Assenza ha continua corrispondenza con la realtà: non è stadio di fantasia né ipotesi di forma e di concretezza circa l'avanzamento delle cose del mondo. Essa s'attua in accoppiamento costante con quello stato delle cose che ha difficoltà ad emergere essendo retto dalle leggi dell'evidenza, a loro volta soggette a sensi, percezioni e pensiero d'una specie (umana) ormai da superarsi grazie proprio alle sue stesse strutture evoluzionistiche centrali (lo sviluppo della neo-corteccia cerebrale), per ora vincolate e saturate da attività e funzioni non di sua pertinenza.


10.       Ha ben poca importanza il genere di forma da dare all'oggetto che si osserva: esso è comunque povero data la realtà percepita ed elaborata solitamente dai sensi e dal pensiero consueti; non ha importanza l'oggetto di per sé né la sua rappresentazione, dettata dalla mente-cervello. Ciò che più conterebbe in un'arte del futuro (Homo abstractus) è l'idoneità acquisita da parte d'un'idea, d'un atto, d'un gesto di mettere al mondo la complessità d'un universo, comunque capace del proprio annichilimento là dove incontrasse la qualità peculiare d'una mente(-cervello) disposti finalmente a prospettarsi che nulla importa che esista, che non è affatto necessario lasciare un segno, un'impronta per dialogare.


11.       Non abbiamo né segni, né figure, né astrazioni che con certezza indichino l'esistenza d'un mondo: questo è già cessato da un tempo infinito e il cervello dell'uomo ogni giorno, ammalato in modo incurabile d'una acutissima nostalgia quasi fino alla morte, rimette in scena i ciottoli d'una realtà che ha ben poca speranza di sopravvivere a un atto (artistico) che sappia vedere oltre gli antichi oggetti ... così parziali, così scialbi e imperfetti si mostrano, così poco veritieri, tanto pesanti e ingombranti per fissità e concretezza a causa d'un mondo-cervello(-corpo) gonfio d'immaturità congenita, che sarebbe meglio perderli anziché trovarli.


12.       Gli oggetti del mondo, compresi quelli dell'arte, fallirebbero in ogni istante del loro tempo qualora intendessero mostrare la possibilità dei mondi possibili umani e ultraumani: soltanto oggetti ultraretinici potrebbero segnalare la possibilità d'una via ad altissima conduttività atta a condurre gli uomini in quel territorio dove la cosa cessa d'essere cosa e il nulla è capace d'essere infinito d'altra espressione.


13.       Nessun oggetto che si mostri unicamente quale derivato della cosa (del mondo qual è) può essere considerato oggetto artistico. Soltanto quell'oggetto che sarà capace di vincere la tentazione della realtà d'essere come la natura e la storia tendono a farlo restare potrà fregiarsi del nome di oggetto in-arte.
Fino ad ora l'arte è stata per lo più specchio del tempo umano, il tempo incerto di Homo s.: dovrà mostrarsi quale soglia o veicolo che invita l'umana specie a distogliere lo sguardo da quello specchio riflettente in cui finora s'è rispecchiato in modo del tutto sterile, per partecipare finalmente dei limpidi giochi del nulla che ha dimora nell'infinito al di là del vincolo claustrofobico dell'umano sentire, dell'umano vano immaginare.


14.       Là dove l'oggettività è somma e perciò la realtà, avendo raggiunto il massimo distacco da chi l'osserva e la vive, è scomparsa, emerge l'oggetto (in-Assenza) - la mia arte in-Assenza - che è quell'espressione del nulla nouminoso e luminoso fatta di cessazione e di perdita (sconfitta) della cosa qual è. 

15.       Là, sul confine dove l'oggetto è così oggetto (oggettivo) e perciò distante da ogni soggettività, tanto da potersene (quasi) disfare e allontanarsi infine dalla vista e dall'intelletto per sempre, mi pongo quale attività pensante al fine di dar luogo a ciò che chiamo Arte in-Assenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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