Frédéric Altmann
IL TEMPO DI UNO SGUARDO, DI UNO SPAZIO, DELL'ASSENZA
Il ruolo dell'artista nella società contemporanea assume un'importanza fondamentale, poiché segue l'evoluzione delle tecniche e delle pulsazioni del cuore del mondo. A mio avviso l'artista contemporaneo non ha una funzione di arredatore, di "tappabuchi" di pareti spente e tetre. E poi l'uscire dai luoghi tradizionali quali le gallerie, i musei, ecc... mi sembra salutare al fine di trovare nuove vie, un pubblico non ancora noto. L'approccio artistico di Paolo Ferrari mi affascina perché con il coinvolgimento dello spazio di una fabbrica, illumina l'immaginario di ciascuno. E' un bel tentativo che non ha niente a che vedere con l'esposizione di opere che le grandi società acquistano solo per investire nell'arte-speculazione, e le cui immagini sono spesso stereotipate, del tipo tramonti, impressioni di onde e di isole lontane con palmizi... L'interesse che ho verso l'istallazione di Paolo Ferrari sta nel fatto che con questa si rende possibile il dialogo con gli uomini al lavoro offrendo loro un po' di sogno e soprattutto Riflessione-Evasione per agevolare l'accesso e la sensibilizzazione all'arte del nostro tempo, con i suoi dubbi e le sue interrogazioni, per uscire dalla estasiata deificazione dell'arte in generale e dalla speculazione. Il mondo è reso meno meccanico-recluso a causa della robotizzazione dell'uomo sottomesso alla catena-Produzione-Redditività-Ritmo-Quotidiano, in modo ripetitivo. In breve la vita si fa più ricca di emozioni. E' possibile vivere lo spazio secondo punti di riferimento diversi dalla macchina industriale, impedendo l'omissione della relazione e della comunicazione tra le persone. Il fatto che la sua opera si posizioni tra astrazione e figurazione mi sembra giusto - perché il mostrare immagini della vita consueta viene presto a noia. La sua opera vibra, trasmette onde e choc visivi in modo innegabile, facendo presa direttamente sulla mente, mai in modo oppressivo, esente da consueti riferimenti con la storia dell'arte (scuola o movimento), ma prossimo, per certi aspetti, alla Bad Painting, alla Figurazione Libera e ai Graffittisti. Riflettere sul luogo - insignirne di forme e di segni le strutture rompe la consuetudine dello sguardo e la monotonia della vita. Nella preparazione rigorosa della realizzazione: Istallazione-raddoppio de-materializzante in-assenza in una fabbrica di Valenza Po, niente di demagogico, nulla di seduttivo a tutti i costi nel procedere ma, con il solo ordine costruttivo nell'attuazione della sua opera, Paolo Ferrari fa sì che, nel tempo d'uno sguardo, si frantumi l'accaparramento che le macchine fanno dell'ambiente. "Métro, dodo, boulot" (Metropolitana, nanna, lavoro) era uno degli slogan degli studenti e dei lavoratori della rivoluzione del 68'. Rivoluzione che ha fatto seguito ad una vita insipida, senza speranza per i lavoratori; avendo spezzato le catene e le abitudini, ha consentito loro di vivere un po' meglio. Fernand Léger, con le sue "machines" e i "constructeurs", aveva compreso il ruolo sociale dell'artista nella società industriale. Con lui travi e travicelli diventavano campi colorati al fine di aprire una nuova era per il mondo del lavoro: "Non lavoro maì direttamente sulla tela. Il mio lavoro, lo monto, ricerca dopo ricerca, pezzo per pezzo, come si monta un motore o una casa. Come creare un senso di spazio, di rottura dei limiti? Semplicemente con il colore, con muri di diversi colori." Con tatto e intelligenza, Paolo Ferrari dischiude una finestra proponendo nuove vie - nei territori dell'occhio - osservando, analizzando la situazione del luogo, consultando i lavoratori, è ovvio, e con felice risultato. Assenza è una bella realizzazione che è testimone in P. Ferrari di una mente umanistica e d'una positiva e lieta comunicazione con la realtà della vita. Frédéric Altmann Direttore del Centre International d'Art Contemporain di Carros, Francia