I Raddoppi in-Assenza di Paolo Ferrari
Installazione-Raddoppio (dematerializzante) in-Assenza
Valenza, 1998-2003
Forme, colori, uomini e robots in fabbrica:
una trama immateriale oltre il lavoro
L'Installazione-Raddoppio (dematerializzante)
in-Assenza, realizzata sui 25.000 mq. della fornace ad alta tecnologia della San Marco
Laterizi s.r.l., consiste in una rete complessa ad alto livello relazionale (Raddoppio)
costituita da una trentina di opere, di ampie dimensioni, di Paolo Ferrari. Si tratta di
stampe digitali ottenute da matrici analogiche e montate su supporti sintetici. Inoltre,
vincolato a un traliccio, un acrilico su tela con inclusione cartacea (fotocopia
elaborata) segna uno dei punti nodali del percorso.
Le opere sono lasciate oscillare da leggere
catene come leganti a metà altezza tra il camminamento e il soffitto della fabbrica,
ovvero emergono dal mezzo delle strutture materiali dei macchinari. Alcune s'accompagnano
alle zone adibite ai robots, sospese e visibili per essere presenti a chi con esse si
voglia rapportare, onde cogliere la possibilità d'un campo più ampio oltre la
ripetitività dei meccanismi del lavoro di controllo cui il lavoratore è addetto.
L'insieme delle opere, che sono costruite (e decostruite) secondo una tecnica
a pluristratificazione e a loro volta disposte a stratificare (raddoppiare) il
luogo del lavoro, ha l'intento di annullare l'effetto straniante che gli spazi non a
misura d'uomo del capannone - sorti intorno a un vuoto indefinito e funzionali a un
processo produttivo interamente robotizzato - inducono in chi vi debba trascorrere il suo
tempo quotidiano di lavoro.
Si è cercato di trasformare lo spazio
indifferenziato in un luogo informato, dove il lavoratore trovi stimoli ricchi a
sufficienza per i suoi apparati sensoriali, emozionali, razionali; e acceda, data la nuova
condizione in-Assenza - condizione d'alta complessità astratta, espressa
dall'Installazione nel suo insieme e da ciascun'opera nella sua unità composita - a un
livello più fecondo e non costrittivo (privo di coazione) dell'attività mentale e
corporale.
Alcuni pannelli, che derivano da elaborazioni di forme e
figure disegnate sui muri della città dai Writers (Graffittisti), sono stati usati
come segnali di rischio, adatti a sostituire con la loro forza comunicativa i poco
incisivi cartelli antinfortunistici ufficiali, pressoché privi d'impatto emozionale e
razionale sul lavoratore. Sono state così introdotte in un ambiente di lavoro e
utilizzate al fine d'un'igiene non solo rivolta al fisico, ma anche al mentale, quelle
forme-segnali il cui valore è spesso in discussione nel paesaggio urbano: qui anche il
graffitto ha un utilizzo specifico e assume una pari dignità rispetto a tutti gli altri
elementi funzionali - ed anche estetici - della fabbrica.
L'operazione s'è sviluppata in tappe successive, a partire
dal gennaio 1998, con lo scopo di saggiare la miglior integrazione tra le strutture fisse
della fabbrica e i nuovi elementi introdotti, volendo in massimo grado tener conto
dell'impatto che un siffatto mondo raddoppiato avrebbe prodotto su chi in tale
luogo pur indifferenziato aveva contratto l'abitudine di passare la propria giornata
lavorativa.
Da ultimo s'è provveduto all'illuminazione permanente delle
opere che ha generato una sorta di ulteriore Raddoppio. Essa, con un gioco
puntiforme di luci-ombre, evidenzia la configurazione a cielo stellato dell'Installazione
che raggruppa le opere come per costellazioni distinte, in rapporto fra loro a
formare un notturno astratto, abbondante di segnali di orientamento, una sorta di
via ben riconoscibile e perciò tranquillizzante per il lavoratore che, sotto quella
volta, espleta il turno di notte (la fabbrica è a ciclo continuo). L'effetto luce meglio
fa risaltare il grado/stato oscillatorio e sospensivo del nuovo stadio. I Grandi
visi, i Voli delle colombe della pace, contornati da aloni di luce bianca,
vivida e astratta, pronta a esaltarne altresì il cuore, acquistano pienamente la
valenza di custodi della nuova condizione della Fabbrica in-Raddoppio.