Poesie in-Assenza

INDICE
 
Sito In-Assenza
INDICE
 

 
Paolo Ferrari
 
 
Quaderni di terapia
in-Assenza
 
Gennaio-Febbraio 1997
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
Le Poesie dei Quaderni di terapia hanno la lingua non solo della cura, e cioè del prendersi cura dell'altro, ma anche quella di guarire l'altro.
Queste poesie nascono dal lavoro quotidiano di psicoterapeuta e di studioso di nuovi livelli oltre la condizione nota della psiche, livelli che sono stati nominati assenza. Queste poesie parlano da quel luogo assente, nella differenza della condizione attuale di specie Homo sapiens per incrociare e intrecciare una diversa trama maggiormente complessa, affettiva e razionale, capace d'una realtà oltre il Principio di realtà.
Procedendo dal poema Europa o l'Assenza, pubblicato nel '91 sempre presso Campanotto, in cui nell'aldilà proprio dell'Assenza, dove l'essere cede alla sua differenza assoluta, all'assoluto vuoto (d'essere) nella sua luminosità che trascende ogni forma e ogni pensiero così da essere 'più nulla del nulla', le poesie dei Quaderni di terapia passano entro i linguaggi più ordinari, entro le cose e gli stati del mondo, com'è attualmente e com'è il luogo della seduta di terapia, per tradurre il nuovo insieme sistemico nell'ulteriore anti(anti)sistema che è capace della complessità, e cioè del nuovo valore di pensiero, di astrazione, più congruo con la specie che tende a liberarsi dagli antichi vincoli evoluzionistici, e cioè dei vincoli fisici, istintuali, somatici in generale per approssimarsi a uno stadio meno riempito dall'oggetto concreto, meno costretto alla reificazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Assunti naturali di bene (e di male)
 
 
Uomo aereo,
solo, ignoto
stravede.
Interpretazioni non superficiali
della linea degli alberi
sulla soglia del bosco, oltre il parlare.
Così finii via da ciascun
mio me stesso,
preso dal nulla dell'
impervio trascendere
l'atto di mente e del corpo,
ondivaghi questi, inoppugnabile il gesto
senza dolore in particolare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dell'unità di corpo e di spirito
 
 
"Da quell'albero in qua".
Come in trance,
come nuovo, come altro.
"Niente, niente, niente. E poi, niente".
Sbatteva il capo a terra,
ad ogni colpo espettorando
l'esser suo dalle narici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Percorsi gravi della malattia
 
 
" ... da sola sono vissuta, sono morta? fuggita?
nella casa sconfinata ...
entro l'ombra del nulla di mia madre già morta?
Come se sulla soglia vaga
del sogno incipiente,
su quel limitare, e non oltre,
per fortuna mi fossi arrestata".
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una seduta durata molti anni
 
 
E' peccato tirar via senza cura la paura, le colpe
degli altri, i bambini, le robinie
con i rami spinosi attardati entro la terra
insieme con i novelli saltimbanchi. Quante disgrazie,
quante vite tratte dal nulla,
liberate dal dolore vetusto del non salubre
avvertire accalcate, non sofferte
le gioie e le ferite.
Così m'esposi alla fine d'una seduta
durata molti anni nella quale
mi sembrò giusto diventare
complice sano e umano del mio paziente
dalla mente ormai disposta a non fuggire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Interfaccia astratta
 
 
Lì fuori la neve
già si ritira.
La morbida scia dei computers segna
la traccia del cosmo, unità
di tempo e di luogo
ispessita dal sentimento
imperfetto di mortalità.
Uguale allo zero,
prossimo al metallo grigio
dell'oro.
L'altro ormai
chiaro mi appare di fronte:
sta per uscire allo scoperto,
da sotto l'architrave
ad osservare,
ad assecondare
il fruscio rappreso
delle genti ammattite.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La scienza d'amore
 
 
Metti un dito sul fuoco,
l'anima nella stiva del cielo,
la carcassa del corpo entro
la gibigianna del vivere e
del pensaaare.
Corri subito da me
ché sei scienza d'amore,
passività libera
dal tempo leonino.
Io muoio, assente me da vicino.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Attraversando l'umana malattia e l'iperspazio. Verso un altro sistema.
 
 
Attraversarono lo zero
-
un circolo vuoto di materia increata -
e si ritrovarono sull'altra riva
sani e salvi
perfettamente vuoti, spogliati
d'anima e di corpo
e di qualsiasi segno noto che
alle vestigia di loro, di noi
rimandasse.
 
(Da un dipinto di Bosch)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Scherzi della vita (e della morte)
 
 
Non esageriamo ...
Non esageriamo ...
... non esageriamo! (In crescendo e ben ritmato)
Con la pistola ad acqua
si sparò alla testa,
morì (acquatico)
senz'emettere
lamento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tra gli interstizi ricercati e attuati
 
 
"Non so ... non so ... "
"M'interroghi?"
Elaborazioni formali: elaborazioni
sostanziali: d'un frammento a lato.
Ideazioni al di fuori del nulla:
(è fatto).
"Ci sono", mi disse, rigirandosi
in mezzo allo sguardo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Opere di mente
 
 
Sospetti - concrete visioni - coercizioni.
Paure - legami - interruzioni delle parole.
Mozze, limitate e stanche.
(Opere di bene, coazioni al male). Entusiasmi della ragione,
inconsce spinte a strafare.
Amore senza limiti, mai abbandonata fedeltà
all'idea di sé speculare e intatta.
Disumane abitudini a disubbidire al giusto,
a spingere altrove chi dissente.
Interrogativi, contiguità con la voce madida di vomito
e di lordure.
"A me, alle mie fantasie io credo: non penso
di riconoscerlo come mio il venir via da me".
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Verso la guarigione
 
 
Evoluzione, intrusione, pasticci e timori diffusi dell'io,
particelle dell'Esserci fin troppo segnato.
"Parlerai con l'altro?" "Mi sono ritrovato
tutto da solo, troppo da solo, senz'espressione, senza emozione.
Ora con qualcuno voglio rapportarmi, ho da mostrarmi da me ...
nessuno ... Io ... non io ... essermi vicino ...
mi sono difeso ... mi sono ucciso ... l'essere io con me vicino? Tutt'uno da me?"
Mi parve fuggevole, ma nella solidale
imperfezione di sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La nascita della poesia (dell'Assenza)
 
 
Dopo di allora non ho visto
non ho ascoltato né
mi sono accidentalmente addormentato. A un'ora
giusta non avevo già più domandato
(a me e ad altri)
se mi fossi dolorosamente
ingannato.
 
Ce n'era a sufficienza per
dire, capire, per agire senza
addensare, perché l'estraneo in me
afferrasse
di non dover morire
entro il mio, il tuo
censurare, entro il nostro tanto amato
Ricercare.
Entrambi come fossimo oltremodo
silenziosi e in specie vitali in
abstracta morte, sicuramente oltre
ogni dubitare.
 
Integrazione dei vivi e dei morti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Epistème dell'Assenza
 
 
Essere, amare, conciliando a me
l'estesa marina che mi si mostra
dal fondo con lapislazzuli:
sono cresciuto in te indeterminato quanto
la pallina debole dell'elettrone;
giorni fa ho perduto il sapere del mondo,
il potere del sole
l'amicizia, l'inimicizia, il vocabolario
delle parole contingenti e sole.
Brandelli di poesia, di gioia, d'ultrarealtà
mi commuovono fino a specificare in fretta
la verità d'un discorso
fatto di niente colmo del resto
del soffio del moto silente della campana
che mi rinfresca ora
la mente quando il giorno ho avvertito
sul punto del suo declino.
Oh Dio, oh dio mio
toltomi dalle mani l'immediatezza
del sentir le cose durevole al tatto, suggeritami
la lingua dello spirito dei poveri che mi sopravvanza,
la libertà m'appare di fare, di dire anche il passato;
ecco il futuro che m'abbaglia
e mi placa
oltre le categorie del bene e del male: vuote
astrattamente essendo, subito io entro
a visitare il luogo che davanti mi si dispone.
Già sto per agire dalla parte
di me, io il mio illustre compagno
il mio prossimo (son io)
quando fui vivo, quando già morto lassù
quaggiù mi preciso con parole
nozioni e concetti non resistenti ad astrarsi
al di là del senso già noto
anticipando di molto
o anche di poco se occorre
la caratteristica in loro d'essere in più vincolati
poveri, imperfettamente vuoti
dell'eccesso di vita che
fin dal principio s'oppose
in triste, angusto, scomposto equilibrio
a un veritiero cessare
che significa "compiuto morire"
come affidarsi a un giusto necessario costituendo finire.
 
Dall'esperienza del nulla vuoto alla costituzione della nuova lingua concettuale vuota
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La cosa opaca
 
 
Discutemmo del
perché della materia che assumeva sulla superficie
luce pallida e opaca;
ci sono difatti traversie e occupazioni varie
della mente incapsulata, ridondante
e frammentaria.
Dalla luce alla luce, perché (so che)
è la materia
che si perde, è il mondo che s'invola,
la terra che non risponde; è la vita che si lamenta e muore.
"Taedium vitae" dopo cena mi disse.
"Taedium mortis" dalla stanza accanto
gli ho risposto.
"Ma quale oggetto concreto, quale sorte, quale odore nauseabondo?
Quale malattia dolciastra, quale misoginia? ...
quale menzogna, ottusità o vergogna
di dover morire?"
Accennò quasi a caso - no,
era consapevole abbastanza -
un possibile inizio non pavido
d'esistenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Universo infinito, universo finito
 
 
Non sai cos'è la fine
t'è oscuro il terminare
la tua mente non è docile
ad accettare il dover morire.
Perciò lasciati guidare
ché ti condurrò oltre
questa semplice umana porta
a vivere quanto di là sia
diverso
dall'idea che ti sei fatto
dell'universo chiuso o aperto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Successioni di vita e morte
 
 
Muore
non muore mai
la vita, non muore la morte.
Se morissero, altra vita
altra morte
altri suoni dell'Assenza
riparerebbero, almeno,
il mondo che così poco
o-sa finire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il potere banale d'un universo scadente
 
 
E' pressoché impossibile percorrere
tutte le strade di guarigione. Forse
quella stanza laggiù è dove nasce
la vita, muore la morte, si mostra
la testa non distante dall'essere,
presa entro la mente - la mente affettiva e chiara
oltre il richiamo dell'immagine standard:
indolente l'idea mille volte replicata
dell'urgenza del potere - falsa potenza
ridondante, povera e inconsistente
che l'universo - com'è fatto - a tutt'oggi
accalorato purtroppo a gran voce sostiene.