Paolo Ferrari
Il-lavoro-umano
1999-2000
Sovraumana morte di luce.
Gli atti della pace e del finire.
Nulla d'altro ho da incontrare se non l'umana testa (in-argilla).
Rumore, rumore, terribile rumore ... cade la neve e sfila l'inverno.
Crudele esperienza di uomo e d'animale.
In-fabbrica, in-mente, fuori di me.
Testa in-argilla
In-argilla
la testa medievale
la morte esperita
dalle due estremità non (più) latenti.
Due le facce in una,
rotazione del mondo,
(equivale) al ponderoso
maturare m-e-d-i-t-a-r-e
in-respiro povera
polvere di-terra.
Il dì del lavoro
Nel giorno del lavoro
di-fronte la nudità
dello sguardo
del nulla, della cecità arcaica
dell'imparare l'attesa ... in-Assenza
il cielo azzurrato, il disegno della-mente.
L'identificazione
Fissa è l'attenzione
ermetico il corpo
il giullare è secondo
a se stesso ... mi pare
un nulla di sovrappeso
della terra informe.
Io ci provo ... le controllo una per una
le tegole appena uscite
dal forno.
Sono io quel
robot che non muore?
A-favore della fabbrica
In-fabbrica
il giorno sta bene
ma io-io!, nebulosa
incompleta, nato io
dalla palafitta, sul mare,
dal cielo non perfettamente
incline al-
sole, langue l'anima-e
la voce della mia carcassa:
rumore di-macchine,
sentimenti di niente ...
cerchi entro le meningi
il fiato
oltre la noia che preme, la
macchina s'accoglie per mano con il destino,
il robot mangia la terra
io ... io ...
là dov'è in-Assenza, còlto nel volo ...
mutando espressioni di vita,
il giorno discende,
assume me nel calco
del desiderio-di-mente
lavorando mi si ascolta in-
solitudine, in-forza
in-premura lenire ...
L'uomo del lavoro
Nell'uomo-l'uomo
del lavoro in-fabbrica
uno per uno, un po' troppo
da solo
scosceso limitare tra la mente
e gli occhi;
potrebbe invecchiare
uomo da-solo di-fronte
al silenzio senz'attesa
del robot meccanico:
ostinata e ripida notte
del turno di domani ...
io penso.
Credo-al-lavoro-umano
Lavoro-umano:
credo al-lavoro-umano;
ne faccio un
mio segno di vita
che sia differente (alquanto)
dalla terra lamentosa
in-eccesso.