INDICE DEL LIBRO BLU
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Paolo Ferrari

Paolo
e il suo compagno
senza nome

I capitolo, V parte (5/5)

Fragili membra annerite dalla vecchiaia di Lucia, incanutita da male che aveva coperto di ombre bruciate il suo corpo biondo gli occhi verdi e spalancati per la paura d'essere scoperta, m. disse: la morte per accelerazione, la morte per fermata del tempo e la morte per decadimento vicino alla pelle che scende dal viso e chiama la benevolenza della gente: quella donna era sola la lasciarono legata al letto, che prese fuoco. Nessuno seppe mai niente, nessuno sapeva, la colpa era sua. E fu che è bruciati viva, quella volta tornata in quella stanza perché aveva visto dietro le sbarre densi rumori di un tempo nascosto che correva a perdifiato lungo la salita che porta a quella cattedrale, dove l'organo soffiava a più non posso cori, cantate di genti sepolte, rinate dentro ai bagliori del monte che aveva chinato la testa accogliendo la luna e poi il sole, anche se tutti avevano detto che la pioggia cadeva ormai da cent'anni.
La gente accorreva d'intorno la collina in due scendeva il canto di loro; non era la gente quella di prima, era quell'altra, d'altre case, diversa, tutti contenti, un giorno di festa, chi mungendo una mucca per strada, chi liberando un fringuello, chi scherzando con la gonna ricamata in nero, erano loro, intuito il suono che greve mandava lontani messaggi da dietro gli altari, i cavalli,gli armenti, i collari dei giullari e cantastorie, erano matti, chiusi tra sbarre, che il tempo accoglieva in un respiro .grande e sufficiente per prendere il dovere, l'anziano balbuziente, il guardiano della morale, il ragazzo in cerca del mondo. Ognuno lavorava quel tanto che bastava e non diceva più niente, né sì, né vai, né vieni, né capace, né solerte e poi sia sì che no' e sei capace di andare dove ti piace, un pezzo per volta, lasciando che piova quando c'è il sole, che sia giorno quando scendono le stelle ad illuminare quell'angolo del porto dove c'è l'osteria del vecchio guardiano dedito solo all'alcool e alle puttane, quel piccolo gatto che sta mettendo al mondo dietro all'angolo, vicino all'immondizia, sei piccoli figli che possono parlare e ridere e scherzare e basta che l'alta marea lasci libere le dune sulla spiaggia sempre celate quando il mare si abbassa se la 'luna trattiene la sua gravitazione. E la 'luce si marca dall'altra parte, sospinta dal vento, invece che da una forza che tutti conosciamo, ma che dietro aspetta il tempo di una particella che viene e poi va, si presenta, e scompare quando tu sei lì ad aspettare. Si vede passare in un tempo brevissimo e poi si lancia nello spazio dove la pioggia scende dal sole, domani, mentre c'è il diluvio universale da quasi cent'anni e anche mille. Sei matto, disse paffuto e gonfiato, il naso adunco, gli occhi celesti e socchiusi qual vero padrone del mondo, tutto sapeva, rimase rintanato nella sua casa ad aspettare e il grappolo d'uva sciolse un poco di succo: era il grappolo della pazzia. Ai suoi piedi si aperse il mare, lo spazio il mese l'anno, l'era glaciale: c'era del tepore, il tempo di conflitto, la massima incertezza. La terra e gli uomini saggi furono presi alla sprovvista. Ma piantala, che dici, stai lì, fatti murare, tu che parli non sai, vuoi forse la colpa?
La terra s'arresta un attimo, nel suo mezzo giro che diventa 26 ore. Un fiore sbocciò in anticipo, un gallo cantò in ritardo. Un fiume risalì all'indietro, un pensiero volò via e divenne allora così forte che sciolse un pezzo di polo al nord. Lucia, Lorenzo, quel bieco assassino, e l'altro il matto l'epilettico sentiva un piccolo soffio che nasceva lo spazio e colorava il tempo del peniero vivente. Un attimo. La Flavia incominciò a parlare, a bassa voce, piano. Io scrivevo appoggiato a quella collina dove la gente radunata insieme parlava delle note del violino che Franco ascoltava da un sonno profondo, sereno, senza coperte fino ai piedi. Si buscò un noioso raffreddore e rimase a letto tutto il giorno dopo, aspettando la neve che coprisse la finestra e tagliasse un poco la paura d'accogliere il dolore.

FINE DEL PRIMO CAPITOLO


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