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Paolo Ferrari
IV SAGGIO
SULL'ASSENZA:
ALLE
SOGLIE DEL 2000 IL PROGETTO RADICALE
SCIENZA
(DELL'EVOLUZIONE), MUSICA E FATTORE ASSENZA
Il
grado zero (assente)
del tempo estinto (toEst)
nella Musica
dell'Assenza di Paolo Ferrari
Premessa
La
nascita dei sistemi pensanti e l'emergenza del fattore assenza
Riteniamo
che l'universo relazionale astratto - la realtà del
mondo - di cui facciamo parte e che s'è costruito in seguito
all'emergenza (in Homo) dei linguaggi astratti, simbolici
e della loro specifica comunicabilità, e di quella particolare
espressione che è la cultura e la sua differenza (da
qualsiasi precedente estrinsecazione), mostri vieppiù il
limite, se non addirittura l'errore ad esso intrinseco che sta nella
mai sopita tendenza del sistema alla regressione - a scindersi,
a frammentarsi, ad annullare il proprio valore o livello idoneo
all'astrazione (a concretarsi). Secondo il nostro assunto
la causa di tale situazione, precarietà e incompletezza è
da ricercarsi nel mancato distacco definitivo dalla sua storia
passata, storia che lo colloca quale più recente espressione
d'un lunghissimo iter evolutivo che dal primo elemento vivente è
giunto fino all'attuale sistema complesso dalle caratteristiche
uniche. Con esso è emerso lo stadio idoneo all'attività
pensante, all'astrazione, alla minor dipendenza dalla necessità
materiale (concreta) degli oggetti naturali adatti alla vita.
L'attività pensante inaugura uno stadio della storia biologica
cui non è necessaria, almeno in modo diretto, la presenza
concreta degli oggetti materiali per potersi esplicare. Con essa
s'attua, secondo il nuovo modello, che intendiamo proporre con l'introduzione
del fattore assenza (a), una predisposizione allo
stadio post-evolutivo (ultraevolutivo) - esso prende il nome
di assenza - che è condizione di maggior indipendenza
dalla materia, dalla cosa, dalla pulsione rispetto a tutti i precedenti
stadi della filogenesi: con l'emergenza della neocorteccia in Homo
e della nuova idoneità riflessiva ed espressiva ad essa
associata s'è strutturato l'universo quale ora lo esperiamo
e lo conosciamo differente da ogni altro in quanto capace d'esistenza,
ovvero di distacco.
Il sistema Homo (sapiens) è organizzato secondo strutture
e funzioni biologiche che si sono sviluppate lungo le tappe evolutive;
si sono selezionati, costruiti e conservati gli apparati-strumenti
di scambio e di controllo-regolazione con l'interno e con
l'esterno, seguendo vie e indirizzi e pertanto forme e funzioni
che soltanto a posteriori è possibile osservare come congrue
a quanto è accaduto con la trasformazione del sistema animale
in sistema umano. Nulla avrebbe fatto presagire il salto di sistema
che si sarebbe verificato con l'avvento dell'attività di
Homo.
Il passaggio dall'animale ad Homo, con l'emergenza del
livello astratto con cui Homo ha imparato a comunicare
e a costruire il nuovo universo relazionale, non
ha precedenti di alcun tipo nella storia evolutiva: sarebbe impossibile
individuare sulla base degli elementi insorti con l'inizio dell'avventura
umana - possiamo citare a mo' d'esempio la tendenza dell'essere
umano all'acquisizione di cultura, che è propensione
ad arricchire il proprio patrimonio di fattori privi di ritorno
immediato in termini concreti-materiali (di conservazione e sopravvivenza)
- strutture e funzioni del passato in cui fossero già evidenti
i segni dell'evoluzione futura, quella che è attualmente
retta da una fitta rete di relazioni astratte, prima estrinsecazione
del fattore assenza (a), sfociate nell'attuale universo.
Ed è proprio a causa dell'assoluta novità e imprevedibilità
del sistema emerso che nonostante l'indubbio sviluppo culturale
ed etico che s'è attuato lungo le tappe della storia umana
è, a nostro parere, vieppiù evidente una cronica insufficienza
a soddisfare appieno le aspirazioni del nuovo essere comparso sulla
terra, apportatore di così diverse modalità relazionali.
Non si tratta soltanto di problemi di maturazione culturale e psicologica
insorti con Homo, bensì di limiti strutturali dell'intero
universo così come per ora s'è stabilizzato nell'accoppiamento
che esiste tra le diverse parti del sistema interno di Homo e
tra questo e l'universo concreto-astratto a cui tuttora è
vincolato in una continua e faticosa identificazione ed edificazione.
L'organismo umano nelle sue forme e nei suoi apparati non è
specifico - nella sua interezza, come in seguito vedremo
- per la costruzione di mondi astratti, mondi che potrebbero perfino
essere privi dell'oggetto cosa di cui appaiono essere provvisti
per esistere: Homo porta in sé l'impronta della
storia evolutiva in conformità con la quale i sistemi biologici
si sono organizzati - autoregolati - secondo stadi d'equilibrio
che permettessero loro uno scambio proficuo tra le unità
interne e con l'esterno principalmente nel modo della concretezza,
acquisendo via via ulteriori livelli d'idoneità, utili alla
conservazione e allo sviluppo delle proprietà attinenti allo
stadio della vita [e non a stadi della differenza (dalla vita)].
La rapida emergenza della neocorteccia all'apice delle strutture
encefaliche che nel passaggio dall'animale all'uomo ha dato origine
a un organo dal numero elevatissimo di componenti e di relazioni
- circa 100 miliardi di cellule pronte a scambiare fra loro in una
rete di rapporti e di intrecci dalla grandissima plasticità
- sembra aver trovato impreparato l'organismo nel suo complesso
e l'universo in toto da cui esso è scaturito. Il nuovo livello
emerso mostra difatti paradossi e contraddizioni quasi inconciliabili:
se da un lato esso è espressione di assoluta novità
di relazione (e di esistenza) - il mondo (umano) è diverso
dalla pura materialità e dalla necessità ripetitiva
-, dall'altro si trova ad essere costretto a servirsi di vie strutturali
atte al rapporto - gli organi sensoriali e l'estensione globale
della sagoma corporea - in modo non così dissimile - senza
tuttavia averne l'esatta consapevolezza - da quanto era accaduto
durante i lunghissimi tempi delle ere evolutive. Nel nuovo organismo
l'encefalo, che ha appreso a pensare - distinguere, includere,
riflettere anche su se medesimo -, non ha a disposizione mezzi d'ordine
fisico - sensoriale - diversi da quelli dei suoi predecessori ai
quali non erano date le nuove facoltà che invece ora presentano
la capacità dell'eventuale assoluta differenza
rispetto alla storia passata.
Il nuovo livello (sistemico) emerso accetta e impara ad esistere
e a conoscere: pensa e include nuove facoltà di organizzazione
e di relazione, capaci di limitare e talvolta annullare l'ossessiva
presenza di cosa-materia che fino al suo avvento aveva occupato
per intero l'universo retto dall'equilibrio e dalla stabilità
mostratisi necessari perché la vita non si spegnesse da subito
in un'estinzione totale e definitiva.
Già durante le fasi dell'evoluzione si erano manifestate
grandi estinzioni di massa di vario genere, come ad esempio quella
delle Trilobiti di circa 300-200 milioni di anni orsono o quella
successiva dei Dinosauri, in seguito alle quali l'universo naturale
s'era mostrato vieppiù ricco di forme e di specie: l'estinzione,
ovvero la morte di generi e specie era stata causa di eventi
assolutamente nuovi, un cambiamento a partire dal quale, anziché
l'impoverimento - l'entropia annichilente e catastrofica
che avrebbe dovuto seguire alla morte, così come la mente
umana è solita ritenere -, aveva avuto origine uno stadio
di maggiore espressività del molteplice e del diverso
con grande abbondanza di forme e di chances possibili per
la vita (-morte).
Homo
ha imparato a pensare e a organizzare le facoltà di rappresentazione
e di costruzione del mondo che sono di suo dominio in un corpo i
cui componenti sono antichi di milioni di anni rispetto alle nuove
disposizioni ora insorte entro esso stesso. Come abbiamo precedentemente
osservato, Homo pensa e si relaziona per mezzo di vie che
non sono ormai congrue con il nuovo ordine sistemico di cui esso
è apportatore e interprete; si può persino indurre
che l'universo in cui esso si trova coinvolto sia per una
gran parte delle sue disposizioni contrario alle
nuove capacità cognitive ed espressive. Dalla sequenza dei
fatti che si sono succeduti nel tempo profondo della storia
dell'universo dai suoi inizi - dalla grande esplosione della materia-gravitazione
fino all'attualità di Homo - nulla si sarebbe potuto
prevedere circa l'evento straordinario della nascita d'un essere
pensante e della conseguenza (o concausa) d'un universo che, almeno
in parte, si ritira, rinunciando alla propria presenza massiccia
e totalizzante fatta di materia concreta, priva di forme e di separazioni,
facendo seguito a un'attività particolare emersa entro un
suo componente.
Potrebbe apparire singolare il modo suesposto d'esprimersi per cui
un ente privo dell'attività conoscitiva, qual è l'universo
nella sua generalità, è invece ad essa fatto idoneo,
così da essere in grado di accettare e rinunciare.
Ma ce lo concediamo come mezzo utile a spiegare le proprietà
davvero paradossali che l'insorgenza d'un ente biologico com'è
Homo comporta nell'ordinamento d'un universo da cui esso
stesso proviene. Quell'universo assume esistenza, forma
e 'consistenza' secondo le caratteristiche che Homo
ha intrinseche alle sue facoltà di pensiero e di relazione,
e nel medesimo tempo - per quanto precedentemente spiegato - quello
stesso universo si comporta in due modi quasi diametralmente opposti,
dei quali uno è in accordo con le nuove correlazioni - e
in ciò consiste la rinuncia a sé, alla sua
antichissima identità costruita sulla base della consistenza
unicamente materiale, priva di attitudine e propensione a sollevarsi
ed aprirsi sospinta dal soffio dell'attività pensante
-, l'altra invece appare come contraria; fortissima è la
resistenza da parte del medesimo universo-cosa all'attività
emersa, pur generata dalla sua stessa testa che, essendo diversa
in assoluto da ogni evento passato, lo obbligherebbe al cambiamento
radicale, ovvero a divenire altro da sé.
Come
detto può apparire bizzarro, comunque fuori dell'ordinario,
il fatto che si evidenzi un universo, di cui Homo è
parte integrante ed è anche colui che lo ordina e lo riconosce
per primo, costituito d'una parte - che altresì si costruisce
giorno per giorno - in accordo con le facoltà del nuovo abitante
mai in precedenza esistite e, al medesimo tempo, di un'altra assai
resistente alla modificazione secondo quelle stesse tendenze. Ma
è un accadimento analogo a quanto avviene all'interno di
Homo, in cui le parti si contrappongono: l'attività
pensante sembra ogni giorno doversi aprire faticosamente la strada
in un corpo - soggetto somatico e psicologico - e, in generale,
in un universo (concreto) che lo comprende, per poter esistere
e svilupparsi secondo le nuove disposizioni di cui quella facoltà
emersa e l'universo in toto, che a mano a mano s'accoppia con essa
(è incluso), sono divenuti apportatori.
E' nostra opinione che il modello sopra esposto - secondo il quale
Homo, essendo nel ruolo di osservatore e costruttore di mondo,
a mano a mano ne è integrato (incluso) proprio grazie
al metodo d'osservazione e di costruzione che gli è proprio
e che ha la singolarità di possedere il maggior grado
d'astrazione, di distacco (astratto) rispetto a ogni
precedente (condizione) della materia (vivente) ed essendo, perciò,
secondo il modello Sistema Assenza, capace della proprietà
assente (fattore assente), è inclusivo di tutte
le altre condizioni precedenti prive di gradi d'astrazione a causa
della loro dipendenza dal legame con l'oggetto materia - possa ben
spiegare le caratteristiche dell'esperienza e della conoscenza umane
come a tutt'oggi si mostrano.
Homo sapiens quotidianamente si trova immesso in un campo
concreto - ed è probabile che ancor di più dovesse
trovarsi in tale condizione all'inizio del suo cammino -, entro
il quale deve indurre la sua espressività, capace
di quel singolare modo che è l'astrazione, mediante
le facoltà razionali ed affettive che gli sono proprie. Ogni
giorno deve perciò scontrarsi con il campo inerte di materia
non abile al procedimento analitico e sistematico, all'attività
in generale del discernimento e dell'emozionalità astratti:
il soggetto-oggetto umano è come inviluppato
entro un fitto strato di una materia-oggetto che lo circonda
insieme con tutto l'universo che esso contribuisce a costruire,
universo che gli tiene testa e che per lo più lo contrasta,
anche quando gli orizzonti sembrerebbero spalancarsi senza ulteriori
ambiguità. Ogni suo atto - che sia mentale o fisico - deve
attraversare la barriera degli istinti e della consistenza corporeo-tattile,
procedere lungo le vie sensoriali e cognitive che in prima battuta
colgono un universo fatto di materia concreta anziché
composto di niente (una materia non resistente) come potrebbe
e dovrebbe essere in accordo con la nuova dimensione emersa dalla
capacità di pensare (in astratto), di nominare
le cose, di creare simboli e concetti rappresentativi
ed esplicativi d'una realtà che se fosse in effetti così
composta avrebbe il 'pregio' di mostrarsi vuota (assente) distaccata
dal suo antico oggetto costituito di concretezza inerte
(come morto d'una morte concreta).
Soltanto in seconda battuta, dopo l'elaborazione percettiva
e cognitiva, in seguito alla ri-flessione, Homo è
in grado di risolvere in modo sufficientemente adeguato la realtà-oggetto-cosa
che dal mondo è espressa ancora nelle obsolete norme della
ripetizione, dell'identità, della materialità,
della presenza concreta a tutti i costi. Non sono (ancora) pensabili
un mondo e un soggetto che abiti quel mondo privi di punti di
riferimento, altri da quanto fino ad ora sono stati considerati;
non sono riconducibili alle categorie umane consuete un mondo che
non si manifesti secondo una presenza concreta e massiccia (priva
di interstizi), un soggetto che lo osservi e lo esperisca privo
dei connotati dalla concretezza quasi incoercibile. Con l'invenzione
della cosiddetta realtà virtuale la tecnologia e la
scienza hanno messo a punto un universo dalle caratteristiche percettive
e sensoriali peculiari, in accordo apparente con la nuova
dimensione prospettata, costituita quasi di niente e costruita
sulla mancanza (cessazione) di cosa concreta. Nella realtà
virtuale gli oggetti cessano dall'essere enti concreti dalla
consistenza tattile e fisica e la ricezione degli stimoli sensoriali
si fa vuota di materia-sostanza cercando di imitare
il nulla (il vuoto, l'assenza) che sono di dominio dell'attività
mentale e del pensiero (mancanti della materia dell'oggetto fisico):
ma il corpo dall'altro lato del vetro resiste - è
tuttora consistente - e, petulante, non ritiene affatto di
rinunciare a chiedere della sua concretezza-esistenza, mai
adattandosi a cessare dall'essere un alcunché di fisicamente
(tattilmente concretamente, in eccesso) esistente; così essendo,
difatti s'attua per esso la garanzia di non essere morto, di non
essere nulla; ancora non è emersa l'accettazione d'essere
altro con la conseguente assunzione per intero della privazione
(assenza) della modalità concreta che fino ad ora ha dominato
incontrastata l'universo e in gran parte l'organismo di Homo (sapiens).
Il
teorema dell'Assenza
La
ricerca che studia e definisce le proprietà (il fattore
assenza a) del nuovo campo di realtà denominato Sistema
Assenza è la conseguenza, lo sviluppo, infine il cambiamento
- quasi un sovvertimento - di quella realtà sistemica costruita
sul fondamento della complessità, sul quale tutto
l'universo relazionale costruito da Homo sapiens s. - la
realtà tout-court - si regge, inclusa la sua stessa attività
quale osservatore di quell'oggetto di cui riconosce l'esistenza.
Che cos'è la complessità?
E' l'insieme delle proprietà a base del metodo nato dalla
necessità di porre a fondamento dei sistemi che si occupano
della conoscenza della realtà - della realtà tout-court
-, un intreccio ampio, una trama sottile e fitta, un sistema più
articolato e inclusivo di quello usato solitamente nelle
scienze per descrivere l'universo esperienziale e cognitivo del
genere Homo.
Al metodo classico della scienza che tende a ridurre il campo
d'osservazione - e perciò la realtà - entro confini
e limiti stabiliti da una razionalità che distingue per esclusione,
riduzione e sintesi con la soppressione dei comportamenti
particolari, eterodossi (rispetto alla visione centrale e prevalente),
la complessità risponde con l'espressione d'un metodo
a più ampio respiro, ma non meno rigoroso, in cui siano inclusi
come fattori significativi anche gli stati marginali, diversi, altri
rispetto al sistema dominante.
Con la complessità si fa spazio a una nuova alleanza
(Prigogine, Stengers, Morin) tra le diverse strategie e discipline
che studiano la realtà: le scienze cosiddette 'dure' (fisica,
biologia, chimica) cercano finalmente un punto d'accordo con le
scienze umane (psicologia, linguistica, filosofia, antropologia)
per dar forma a uno stadio più articolato e duttile in cui
si disegni un livello relazionale caratterizzato dal senso dell'unità
complessa insieme con quello del singolo evento (olismo
complesso), il che equivale all'unità (complessa)
non scissa dal molteplice. Come sarà oltre spiegato il
fattore assenza (a) segna un ulteriore passo nella direzione
d'un cambiamento radicale nella percezione, elaborazione e costruzione
del mondo: sul nuovo livello non si danno come necessari un mondo
(la costruzione d'un mondo) e un osservatore che, per mezzo
del suo sistema nervoso evoluto capace di osservare, distinguere
ne ratifichi l'esistenza. Sul nuovo piano cessa come valore
imprescindibile persino il fatto che alcunché abbia
esistenza: al posto dell'oggetto-cosa si sostituisce (nel tempo
- e prima e dopo il tempo -) l'anti(anti)cosa=il nulla
astratto. Si configura pertanto uno stadio nel quale la realtà
- mediata dagli antichi presupposti sensoriali, percettivi, cognitivi
di un io psicobiologico, legato perciò in grande misura ai
vincoli della necessità dell'esistenza d'una realtà
materiale concreta (la cosa) e non sufficientemente emancipatosi
dalle sue ascendenze animali - cessa d'imporre, se non la sua
unicità, la sua prevalenza: il pensiero finora dominante
fa spazio a un'altra possibilità di relazione (assente)
i cui criteri d'espressione (e d'esistenza) [se ancora (provvisoriamente)
è necessario porre in atto un alcunché che sortisca
l'esistenza] non sono vincolati alla fissità (fissazione)
delle categorie (obsolete) di forma, identità, appartenenza,
tempo e spazio e simili. Persino le categorie (e le esperienze)
di vita e di morte sono incluse, sussunte e trasformate
in una dimensione in cui il morire (e il vivere) hanno altro impatto,
diverso dalla concretezza che finora ha trattenuto il sistema
Homo ancorato all'animalità da cui deriva a causa
dell'appartenenza al dominio evolutivo biologico (naturale).
L'attività cerebrale della specie Homo appare limitata
e coartata entro vincoli d'una concretezza-fissazione (sensorialità
> percettività > oggetto mentale) che non
le è affatto necessaria, data la già avvenuta
assunzione in essa del livello culturale-astratto, e perciò
la propensione, già parzialmente in atto, a una
dimensione più libera da oggetti materiali e mentali [assenza
d'oggetto concreto e astratto]. Con ciò ancora una volta
è dimostrata la duplicità e la non soluzione del problema:
lo stadio cerebrale umano e il sistema ad esso connesso appaiono
da un lato vincolate all'oggetto cosa (il mondo nella sua espressione
mentale e cosica) e dall'altro come pronte ad abbandonarlo
del tutto attuando la cessazione della rappresentabilità
e dell'esperienza ad esso connesse così come finora si sono
manifestate; queste sono improntate a una fissazione che
s'è instaurata sin dall'inizio quando le modalità
d'esistenza degli esseri viventi s'ancorarono a una stabilità
troppo lontana dalla possibile (temuta) estinzione (entro
un equilibrio non sufficientemente capace d'oscillazione e mutazione).
La
ricerca è nata con lo studio dei processi di inibizione
ed estinzione dell'apprendimento e della memoria
negli animali e nell'uomo, secondo un'ipotesi generale per la quale
appare all'osservazione che i sistemi biologici complessi - e, in
particolare, quello umano - hanno la tendenza a far emergere lungo
la direttrice del loro sviluppo più progrediti livelli di
complessità e astrazione, espressione di accoppiamenti
strutturali di realtà dalla caratteristica del minor grado
d'occupazione (fattore assenza) rispetto ai sistemi che hanno
preceduto la nascita del genere Homo. (L'osservazione è
comunque fatta a posteriori: non è possibile, in campo evolutivo,
sulla base di dati a priori prevedere gli sviluppi degli accadimenti,
anticipare la traiettoria degli eventi). La fissità
di quelli ha fino ad ora indotto un campo di relazioni dominato
dalla tendenza eccessiva alla concretizzazione, un'idea
di materia-cosa che sta bloccata sul fondo senza mai sparire
davvero, anche nelle più sublimi espressioni inventate
dall'uomo. Ciò è il risultato dell'attività
dei sistemi sensoriale (periferico) e cognitivo (centrale), espressa
dalla specie umana, attività che non si dimostra idonea
ad elaborare livelli di conoscenza ed esperienza meno vincolati
a certezze di forma e identità, meno ingombrati e ingombranti
a causa d'una vecchia idea di oggetto-materia, che impedisce il
distacco dal piano concettuale relazionale attualmente esistente
al mondo, così com'è concepito e costruito da Homo
sapiens.
In accordo con l'ipotesi generale allo studio è in parte
ammessa la possibilità d'un'ulteriore tappa evolutiva (post-evoluzione),
in un modo che può apparire congruo allo schema antropologico
prevalente prodotto dall'attuale sistema vivente pensante; la mutazione
dovrebbe realizzarsi con l'espressione di uno stadio capace di (costruire)
relazioni ulteriormente astratte, con la conseguenza della
costruzione di mondi meno ingombrati di materia-cosa secondo diversi
- meno saturanti - accoppiamenti tra soggetto pensante e
realtà pensata, ovvero con l'attuazione d'un mondo in cui
il sistema realtà attuerebbe la proprietà di mostrarsi
secondo più evolute compiutezza e complessità attinenti
alle proprie componenti strutturali (complesse), data una maggiore
- più sottile e sofisticata - idoneità alla differenza
- non ripetizione - e alla non necessità d'evidenza
degli elementi costitutivi.
La realtà che da ciò avrebbe derivazione verificherebbe
la proprietà del mutamento radicale [dell'essere più
vuota (astratta), meno fissa (più instabile
nella stabilità)] rispetto a quella finora esistente,
così da essere svincolata da quella coazione a ripetere che
è il limite strutturale della realtà nota: questa
giace in uno stadio d'immobilità a causa d'un'oscillazione
troppo limitata (troppo cauta) che il sistema compie
intorno al punto d'equilibrio vita/morte relativo al suo organizzarsi
generale e quotidiano, avendo una fortissima tendenza alla conservazione
dello status quo. Ciò, secondo l'ipotesi, sarebbe
l'esito del mancato definitivo distacco dalla condizione
animale (naturale), la quale si comporta in accordo con le leggi
generali degli organismi viventi non pensanti. Fino all'avvento
della specie Homo si può rappresentare l'universo
come un insieme privo di separazione e distinzione (distacco
tramite l'attività pensante). La mancanza di qualsiasi
fattore di astrazione non permette in quello stadio l'esistenza
d'un soggetto che pensi e attui una realtà che abbia esistenza
simultaneamente al fatto che egli riconosca se stesso come ente
reale valido entro sé e fuori di sé.
Riconducendo una tale mancanza sotto il modello generale dell'Assenza,
indichiamo ciò come condizione priva della proprietà
del fattore (o valore) assenza, intesa come condizione che
pone in essere la separazione fra le cose, con la presenza di interstizi
e varchi (atti all'esplicazione dell'attività pensante),
il riparo dall'occupazione globale del mondo da parte
della cosità concreta, così come generalmente
in mancanza di pensiero è solito accadere; quelle indicate
sono alcune delle premesse necessarie a che esista una dimensione
diversa da quella che implode entro l'oggetto concreto qualora questo
non sia mediato da una mente capace di porlo in essere diversamente
da un ammasso informe (di cosa non pensata).
Con
il termine di Assenza [fattore (o costante) assenza a]
indichiamo la proprietà che emerge nel passaggio dall'animale
ad Homo e che dà luogo all'invenzione (emergenza)
d'una realtà staccata da chi la vede e la pensa e,
in generale, a quell'area che è individuata come dominio
del soggetto che nel riconoscere se stesso come ente reale è
idoneo a (ri)conoscere anche l'esistenza d'un oggetto oltre che
sé (diversamente da sé).
Avremmo potuto limitarci a specificare con le proprietà della
consapevolezza e dell'autoconsapevolezza l'inveramento
d'un nuovo stadio nell'universo capace del pensiero astratto e del
linguaggio ad esso congruo. Ovvero a indicare nell'esistenza
di una mente capace di organizzare in modo nuovo un universo reale,
concreto ed astratto al medesimo tempo, la differenza fondamentale
da uno stadio (animale) all'altro (umano). Ciò sarebbe
stato sufficiente se nel nostro assunto generale non fosse emersa
l'esigenza di mostrare l'esistenza d'un'ulteriore fase
di realtà, in cui il pensiero e il linguaggio astratti
e la realtà conforme ad essi, costruita secondo i parametri
propri della mente (costitutiva di Homo), si attuino ulteriormente
smaterializzati, resi in tal modo astratti in una
dimensione maggiormente complessa (e assente). In
conseguenza di ciò la realtà e l'osservatore (e costruttore)
della stessa cesserebbero d'esistere quali unici enti reali (e
concreti) finora attuati, espressione del risultato del fondamentale
atto (intendimento) del pensiero (astratto), evento che fino
ad ora è stato il solo capace di organizzare e organizzarsi
secondo i paradigmi d'un universo relazionale. C'è
da ritenere, tuttavia, che quel primo e unico ecosistema, nel suo
costruirsi e costituirsi, si sia esaurito in un'immagine-cosa,
addirittura in un'idea-cosante, essendosi fissato fin
dal principio in forme e sostanze (consistenze mentali e tattili)
fatte emergere e concretizzatesi secondo un'attività nervosa
(e mentale) non definitivamente congrua. Questa lo ha rivestito
di descrizioni e concetti derivati da esperienze e pensieri appartenenti
a un unico livello concreto vincolato alle tracce passate dell'evoluzione
biologica, così che si sono rese per milioni di anni quasi
del tutto improbabili anche le più piccole variazioni
(oscillazioni) significative - non soggette a correzione
- atte a un cambiamento di livello di sistema [verso l'assenza
come sottrazione di traccia d'oggetto concreto (smaterializzazione
e concettualizzazione oltre i vincoli noti)].
La musica
dell'Assenza
La
dimensione temporale in musica (dell'Assenza)
La
musica dell'Assenza, facendo proprie l'espressione e la capacità
di sintesi e di unità complesse e astratte (in assenza)
dei nuovi sistemi, all'osservazione e alla sperimentazione si mostra
costruita secondo il disegno di trama complessa (in assenza),
i cui nessi sono costituiti da un campo relazionale a pressoché
infinite variabili collocate in una dimensione-modello temporale
dalle caratteristiche paradossali. E' da considerare il fatto
che il paradosso (la costruzione di modelli contenenti proposizioni
paradossali) è uno dei modi possibili - per il momento il
migliore - al fine di descrivere gli stati e i fenomeni derivanti
dai sistemi complessi in generale; in particolare, per delimitare
le proprietà dei sistemi in assenza, sistemi che rappresentano
gli estremi (e oltre) dell'universo pensante.
Aggiungiamo inoltre che il sistema assenza prevede condizioni
peculiari e singolari che si evidenziano in massimo grado
relativamente alla dimensione temporale, singolarità che
descriveremo di seguito.
Il primo dei paradossi del sistema assente in musica è quello
che concerne la dimensione temporale in cui la composizione
musicale (in assenza) si colloca. Ogni composizione è
già disposta nella sua globalità (assente) nell'anticipazione
(nell'assenza anticipatrice), è cioè contenuta in
un tempo-non tempo che precede (antecede) il tempo ordinario, forse
addirittura ne prescinde: essa è già interamente pensata
(sussunta) nella sua compiutezza, ma non concretizzata (fissata)
entro l'ideazione. E' de-finita, ma non stabilizzata: ciò
è condizione senza la quale non sarebbe possibile l'esistenza
della musica di cui ci curiamo. Al medesimo tempo (nel tempo simultaneo
e anticipatore) la composizione (in assenza) si dispone a svilupparsi
nella temporalità ordinaria - nel tempo dell'esecuzione e
della fruizione da parte degli ascoltatori -, temporalità
che è quella dell'improvvisazione creatrice, per lo più
in Raddoppio d'una linea già precostituita (livello 01),
ovvero d'un'entità soltanto virtuale, non precostituita (Raddoppio
senza evidenziazione del livello 01).
Il tempo dello svolgimento dell'esecuzione-improvvisazione
è tempo inclusivo; è cioè comprensivo
sia della sequenza dei suoni sia delle diverse variabili manifeste
e non che durante la composizione-improvvisazione possono verificarsi,
data la relazione costante con gli eventi della realtà compresenti
con il fattore sonoro in atto del genere musica dell'Assenza: i
suddetti eventi vengono allora immediatamente trasformati in
forme adatte (assenti) a essere integrate entro lo
svolgimento della musica in corso.
Il
tempo assume la proprietà come detto, inclusiva; è
cioè comprensivo sia dello sviluppo (temporale) della sequenza
della musica - che si svolge comunque con un ritmo particolare (un
ritmo assente nella complessità) -, sia dell'insieme
sistema realtà che si costituisce nella relazione
con esso: il procedere musicale pertanto includerà
variabili della realtà generale (ad esso relativa) non ancora
note al momento dell'iniziarsi dell'improvvisazione. Ciò
implica che il contenuto musicale, nel suo aspetto tempo inclusivo,
non è noto a priori, neppure nelle componenti (cellule)
di base in nessuno dei punti dello sviluppo temporale. Da ciò
nasce il nome di improvvisazione creatrice: con questo termine
è indicata la nuova condizione di massima autonomia espressiva
in musica (e in altre discipline del campo assente), che
è la libertà di mutamento e invenzione ad ogni
passo dell'atto che genera e si autogenera. Si può persino
considerare che tale forma musicale nasca da un nulla specifico,
elemento sorgivo che crea ogni volta daccapo l'inizio (della musica).
E' assiomatico che tale libertà non sia anarchia: la
libertà creatrice ha un vincolo ferreo secondo il quale la
composizione deve collocarsi entro i limiti di quella sintesi
creatrice in assenza che è anticipatrice del tempo
(come precedentemente abbiamo spiegato).
L'anticipazione del tempo (il tempo dell'estinzione: toEst)
presuppone l'emergenza d'un nulla compiuto = (un) tempo
estinto; ciò equivale a dis-porre d'una dimensione in
cui s'è azzerato il tempo ordinario [il tempo della
storia biologica (fisica e mentale) naturale]; quella del tempo
ordinario prima dell'azzeramento (1)
è stata la dimensione temporale che ha condotto all'emergenza,
lungo gli stadi evolutivi,
della
specie Homo sapiens (s.), capace di determinare l'esistenza
concettuale della variabile tempo a fondamento della realtà
fisica. E' questo un tempo oggetto. E' cioè un tempo
che la ragione di origine biologica concepisce per definire, insieme
con lo spazio, la realtà (oggetto).
Se il tempo di origine biologica ha termine, allora ogni oggetto
della realtà che con quella dimensione è indicata
(e fatta) esistere cessa, estinguendosi del proprio
oggetto (essere il tempo) e si rende similare a (un) nulla.
La materia concreta fisica, che è definita in e tramite un
tempo oggetto, risultato d'un'attività nervosa
di Homo costruita lungo l'iter temporale evolutivo delle
specie naturali, cessa d'esistere in quanto tale e
si mostra nel nuovo stadio come assente di materia=smaterializzata;
essa diviene assente, pura espressività (comunicazione
assente, senza oggetto), oltre il tempo e lo spazio ordinari.
Si costruisce in tal modo una realtà nuova - qualora
sia ancora interessante costruire ulteriori livelli o enti reali,
d'altra origine, concezione e comportamento (2)
-, vuota dell'antico sostrato materiale, ma anche della concettualizzazione
che sta alla base della sua esistenza in un mondo costruito secondo
i presupposti (pregiudizi) di una mente che pensa (e costruisce
il mondo) secondo i concetti di tempo e di spazio (ordinari).
La realtà nuova (se è costruita - e nel nostro caso
ne costruiamo una nuova tendenza) appare in una relazione
differente con le leggi di stabilità e di organizzazione
strutturali, rispetto a come solitamente accade; essa appare
su un altro piano, differente - un sistema altro
- , per lo più non in opposizione con lo stato
attuale delle cose, almeno per ora: include la realtà
in generale più concreta avviandola a un costrutto meno vincolato
al suo punto d'equilibrio e meno ingombro, costituendo pertanto
una realtà affrancata dagli schemi di vecchio tipo, fattasi
(autopoiesi) più idonea a fluttuare
e ad ampliare a ogni oscillazione-fluttuazione il grado di complessità
del proprio interno sistemico.
Il Raddoppio
in assenza
Il Raddoppio
assente come metodo (inclusivo) del modo di comporre
1.
Il Raddoppio (assente o in assenza) è un procedimento-metodo
compositivo rilevante di quella dimensione musicale che abbiamo
chiamato musica dell'Assenza. E' nato e s'è
sviluppato contemporaneamente e in accordo alla scoperta e all'esplorazione
d'un livello di realtà dalle caratteristiche precipue della
complessità ai suoi limiti estremi, non ancora emerso nella
condizione dell'attività pensante attuale. Esso concerne
(ed esprime) l'idoneità adattativa del nuovo stadio
della musica (e della realtà ad esso corrispondente) che
si organizza secondo la proprietà del sistema complesso
assente.
Con tale procedimento s'attua l'accoppiamento congruo (in
assenza) alla musica composta secondo le forme e le norme consuete
(specialmente nella relazione con la musica del '900) e, in generale,
alle forme ed espressioni della realtà soggettiva e oggettiva,
interna ed esterna come attualmente è percepita e costruita
secondo gli apparati e le strutture psicobiologiche di Homo sapiens.
Con esso si realizza l'inclusione del sistema musica e sistema
realtà consueti entro il nuovo sistema complesso (in assenza).
Questo è caratterizzato dal grado zero che corrisponde
all'estinzione (astratta) dell'eccesso di presenza concreta,
sostituita da un'altra presenza di tipo astratto, affettivo,
congrua alla dimensione più vuota, priva dell'eccedenza
che di solito mostra l'errore proprio del sistema attuale in cui
prevale l'oggetto cosa (vibratorio) sull'aspetto silenzioso (anti(anti)vibrazione-anti(anti)suono):
l'apparato sensoriale, percettivo ed elaborativo centrale del sistema
psicobiologico di Homo sapiens ha carenza del livello zero
e ha invece abuso del livello estrinsecazione della cosa
- livello non zero.
Il sistema di ricezione nell'attuale condizione di specie è
vincolato all'ascolto del suono (e a qualsiasi stimolo esterno o
interno) dal lato della radice (in eccesso) concreta
(secondo un modello pertinente, in fase di studio), non comprendendo,
se non in minima parte, la radice più astratta
e assente, quella che silenziosamente (in assenza)
è idonea a produrre un livello sottostante assai più
articolato - dalla complessità assente (subliminale) -
appartenente anch'esso alla dimensione del linguaggio musicale.
Ciò non è dissimile da quanto accade nell'espressione
e nella ricezione dei linguaggi più astratti e complessi
che caratterizzano Homo sapiens nelle diverse loro forme
e distinzioni: questi difatti mostrano una carenza di definizione
e di completezza a causa dell'indeterminazione alla quale nelle
fase attuale è esposta la natura del sistema pensante.
La
relazione simultanea
2.
Il Raddoppio (in assenza) consiste nella composizione (ed
esecuzione) d'una (o più) linee musicali che sono pensate
in relazione simultanea con la linea musicale di cui s'intende
indurre il raddoppio. Se nella musica consueta il raddoppio
è in generale l'esecuzione simultanea (all'unisono o all'intervallo
di ottava) d'un suono o d'una melodia per mezzo di uno o più
strumenti o voci, ed è perciò una duplicazione senza
scostamento rilevante dal suono d'origine, nel raddoppio in assenza
s'attua invece una differenza specifica (linea 02) relativamente
alla linea musicale che si pone come premessa (linea 01) da cui
ottenere la nuova fase strutturale-formale compositiva dell'assenza
in musica (linea 01 in accoppiamento complesso con
la linea 02).
Il raddoppio in assenza non risuonerà dei medesimi
suoni o delle identiche note della linea 01 (la premessa); invece
con esso si porrà la differenza specifica, propria
dell'organizzazione complessa del nuovo sistema, tale per
cui il risuonare simultaneo delle due linee, simile a una
struttura linguistica di nuovo tipo - per certi versi similare a
una situazione contrappuntistica includente, pantonale e
pluricentrica, a pressoché infinite direzioni [già
all'avvio terminate (fattesi assenti)] - darà luogo
al nuovo stadio musicale assente, in cui la combinazione
dei due livelli (linea 01 e linea 02) farà emergere la caratteristica
del grado zero (o del nulla musicale): secondo tale
criterio alla base della relazione composita si dovrà
formare quella rete complessa (il contesto intrecciato)
idonea all'accoppiamento con un nuovo grado della realtà
musicale e della realtà tout-court proprio del sistema
complesso Assenza.
Il paradosso
della simultaneità assente e complessa, come tempo dell'anticipazione
- quale espressione parzialmente subliminale (rispetto al fenomeno
evidente)
3.
Si assume che il Raddoppio (in assenza) abbia espressione
dato lo stato peculiare dell'anticipazione (temporale: rispetto
al tempo ordinario): la linea che raddoppia (in astrazione
o assenza) - la chiamiamo linea o livello 02 -
si relaziona (suona) anticipando (ciò non
è rilevabile sul piano evidente fenomenico solitamente esperito
dal vecchio e superato sistema) il livello (01) (di cui si pone
il raddoppio assente-astratto).
Le due linee musicali che all'apparenza suonano simultaneamente,
a un'osservazione disposta dal nuovo punto di relazione, esplicitano
fra loro una differenza temporale che soltanto talvolta sul
piano fenomenico è avvertibile: ad un ascolto più
specifico le due linee differiscono tra loro in quanto la seconda
(la raddoppiante e anticipatrice) abbraccia
la prima in un tempo come sospeso e rubato (anticipatore
dell'inizio delle cose).
Con ciò è appalesato il paradosso della
simultaneità assente e complessa, [come precedentemente
spiegato nel paragrafo dedicato alla temporalità in musica
(dell'Assenza)]. Ciò comporta l'esistenza contemporanea di
simultaneità e anticipazione; un'anticipazione siffatta
non appartiene al dominio fenomenico consueto; l'anticipazione è
astratta: essa è del nuovo contesto o intreccio
complesso in assenza: il ri-suonare in raddoppio (assente) comporta
(e consente) che l'estinzione (astratta) dei suoni - della
relazione complessa organizzata tra i suoni - sia già
(in precedenza) in atto, ovvero che s'esprima (in anticipo
còlto dall'atto pensante, ma non prefissato nella
simultaneità dell'esecuzione) già il nuovo campo
simultaneamente agente (in una simultaneità assente)
con la rete dei suoni: estinzione in assenza del livello
(01) di cui si vuole attuare il raddoppio (assente).
Il sistema
complesso Musica dell'Assenza
La
musica dell'Assenza rappresenta una nuova dimensione del rapporto
regolato fra i suoni che tiene conto in massimo grado anche del
relazionarsi delle componenti assenti (non evidenti)
d'un insieme di suoni, componenti che determinano un sistema ipercomplesso
atto a far emergere un nuovo stadio della realtà che ha sito
nella relazione astratta, complessa e assente, relazione
in cui la sommatoria delle forze in gioco è, in modo costante,
uguale a zero [gradiente zero o del nulla (attivo) della
musica].
La musica dell'Assenza, in qualità di sistema complesso e
reale - d'altra realtà (maggiormente) complessa e assente
- costruisce regole proprie secondo i modi della complessità,
costituendosi quale sistema idoneo all'autorganizzazione (simile
in ciò al linguaggio simbolico e astratto).
La composizione così regolata non si limita a evidenziare
un nuovo oggetto sonoro; è, invece, almeno per alcune
sue caratteristiche, differentemente disposta rispetto
alla consueta forma-oggetto, della quale a un tempo 'comprende'
e 'discute' la sostanza e la forma, ritenendole in eccesso cariche
di concretezza, rigidità e fissazione, limiti che sottodimensionano
l'attività del pensiero astratto e della sua eventuale evoluzione;
ad essa sono d'ostacolo e addirittura d'impedimento perché
si attui un grado di maggiore assenza, che è
libertà da occupazione da oggetto (diversamente da
come finora s'è verificato nella realtà evolutiva
e storica di Homo).
La musica dell'Assenza tende a porre per inclusione e sussunzione
su un piano meno ristretto l'oggetto (concreto) musicale (inclusione
per Raddoppio), senza che con ciò nulla vada perduto
del valore musicale, inteso come espressione coerente d'un sistema
complesso retto da suoni (e loro assenze), capace di
unitarietà nella complessità, costruito e definito
secondo nuovi criteri, fra i quali è determinante l'introduzione
di concetti di tempo (e di ritmo) differenti
da quelli in uso in musica e nella realtà fisica e psicologica
in generale.
La
comunicazione 'affettiva' (assente), proprietà della Musica
dell'Assenza
La
musica dell'Assenza è un universo (sonoro) regolato da
leggi proprie (le leggi del sistema assenza). Questo nuovo universo
si mostra disposto a evidenziare la complessità
come luogo delle relazioni tra suoni che interessano in special
modo un'attività della mente (e del corpo: del sistema unitario
mente-corpo emozionale e razionale) ad alto gradiente affettivo
(affettività in assenza): la Musica dell'Assenza -
contenitrice d'un nuovo linguaggio dal livello zero specifico
di ogni parte e di insieme di parti (musicali) - subito si presta
alla comunicazione (astratta e affettiva); è
atta ad essere elaborata in modo rapido corrispondendo direttamente
ai sistemi complessi dell'attività nervosa superiore
di Homo sapiens; oltrepassa le barriere sensoriale
e percettiva: di fronte ad esse non si ferma, senza tuttavia
escluderle; attiva le risposte dell'apparato uditivo - e dell'elaborazione
cosciente centrale - in una sintesi più
astratta, vuota della concretezza obsoleta che lo ha
caratterizzato finora: esso ha il difetto di possedere una grande
lentezza e pesantezza nel cogliere nella sua globalità
l'input sonoro che risulta così essere per lo più
grossolano, costituito di oggetti (sonori) assai concreti e poco
duttili di fronte ai quali è obbligatorio inventare soluzioni
complicate e d'ardue comprensione e accettabilità in senso
estetico ed affettivo - come si nota ad esempio nel modo di trattare
il parametro ritmico e le dissonanze non pertinenti nell'attuale
musica cólta -, onde evitare l'appiattimento nell'informe, nella
noia, nell'indeterminazione. La Musica dell'Assenza, che
s'apre secondo un'altra via - retta da regole non scritte (non secondo
formule già note), non fissate a priori se non nella generalità
di nuovo sistema, pronte ad essere messe da parte ogni volta che
necessiti - entra nella dimensione manifesta secondo un incedere
non costretto dal ritmo e dalle cadenze consuete, libero dalle accentuazioni
codificate: si lascia procedere spesso come Andante, ovvero
Adagio o Lento, solo talvolta un quasi Allegro;
una nuova dimensione temporale si mostra accorciandosi o allungandosi
all'interno del nuovo sistema dopo aver espresso, come abbiamo detto
in precedenza e ulteriormente spiegheremo, il livello zero o
assente (del tempo e del suono - antitempo, antisuono)
che è forma affettiva del nulla astratto (in
musica).
Il
grado (livello) zero o assente
Si
assume, come precedentemente detto, che la musica dell'Assenza è
regolata secondo il principio del livello o grado zero o assente
(del suono e del tempo).
E' una delle caratteristiche più importanti della nuova concezione
in musica (e in scienza) ed è il criterio secondo il quale
ogni singolo pezzo così come l'insieme dei pezzi d'una raccolta
o quello delle parti di un'opera devono organizzarsi.
Il suddetto criterio, denominato criterio del livello o grado
zero in musica, deriva dagli enunciati generali (relativi all'estinzione)
propri del dominio del fattore assenza (a).
Per il sistema relazionale che si attua sulla base degli accoppiamenti
tra gli apparati di Homo idonei alla relazione e la cosiddetta
realtà - il che significa per l'intero sistema realtà
di cui sono parte interattiva Homo e il mondo in cui
questo è immesso e che esso stesso contribuisce a edificare
- è palese il deficit che è l'effetto di quegli
stessi accoppiamenti - tra apparati sensoriali, percettivi
ed elaborativi e il materiale realtà. Essi sono
stati fino ad ora vincolati a stati di equilibrio d'un sistema
vivente e pensante che non ha saputo (o potuto) staccarsi dalle
forme, funzioni e finalità d'un universo biologico sviluppatosi
secondo dettami naturali d'antica e superata specie; questo
infatti s'è comportato come un sistema vòlto alla
conservazione e propagazione delle specie e, soltanto se osservato
a posteriori e nelle fasi più recenti, s'è mostrato
in grado di avere coerenza e affinità con i teoremi della
complessità.
Pertanto, in conformità con la tesi principale, è
auspicabile l'attuazione d'una condizione dagli equilibri differenti,
ovvero una condizione di non equilibrio-assenza d'equilibrio
(rispetto agli stati biologici precedenti). La conseguenza di
ciò sarebbe l'instaurarsi d'una condizione nuova per la quale
s'esprimerebbe la necessità dell'accettazione da parte
degli apparati biologici della perdita dell'eccesso di tracce
della memoria a cui le cose (e gli uomini) sono improntate,
effetto degli accoppiamenti per opposizione vita-morte, conservazione-dispersione,
ordine-disordine, caratteristiche di universi superati. Il
realizzarsi della condizione della perdita suddetta - accettazione
del nuovo principio di realtà (assente) - porterebbe
alla mutazione radicale dei vincoli che sono attualmente
necessari a far da legante tra il sistema recettore e costruttore
della realtà e la realtà medesima così come
ora esiste. S'attuerebbe pertanto l'estinzione a causa della
probabile cessazione dei modelli esperienziali e cognitivi
propri dell'attuale ecosistema (regime d'equilibrio) con la rottura
dei legami di forma e di contenuto noti - del linguaggio e delle
cose. Ciò consentirebbe l'abbassamento (e mutamento) della
soglia secondo la quale è recepita ed elaborata la complessità
degli stimoli; il sistema cognitivo consueto, che appare solitamente
sordo a un'attività più ampia e sottile, muterebbe
nella direzione dell'idoneità a cogliere l'assenza
di mondo, diversamente e oltre la consueta (falsa) presenza
che appare in eccesso di concretezza soprattutto per quanto riguarda
l'aspetto sensoriale tattile.
Con la fine della suddetta dipendenza da legame si favorirebbe l'espressione
di una nuova organizzazione del sistema secondo vie e modalità
affatto differenti (nella differenza altra - assente -
sciolta dai legami precedenti). Si farebbe evidente, persino
ovvia, l'osservazione secondo la quale l'attuale modalità
dell'esperienza e della conoscenza di Homo non sono altro
che la conseguenza d'un mancato definitivo mutamento, a causa
della non attuazione della legge del distacco che è
separazione senza ritorno dai sistemi più rudimentali che
lo hanno preceduto: quei sistemi non sono in effetti idonei a organizzare
relazioni astratte e perciò a generare espressioni
di realtà complessa. Soltanto con l'avvento di Homo
s'è attuata almeno in parte la differenza da un universo
costituito unicamente di cosa-materia. Lo sviluppo poderoso
dell'encefalo e delle sue aree corticali, adatte all'acquisizione
della posizione eretta e al linguaggio, sono stati i nuovi dispositivi
che hanno permesso la nascita della nuova specie, quella umana,
capace di inventare con il linguaggio astratto la cultura:
queste proprietà (o qualità) hanno dato luogo a un
universo non asservito alla cosa-materia, alla necessità
imprescindibile dell'associazione cosa-vita-morte. Ha incominciato
a prender così forma un universo meno occupato, meno ingombro
di materia-scambi materiali: s'è dato inizio al
piano d'esistenza d'un mondo relazionale fatto di minor occupazione
da cosa, costituito di pensiero-astrazione-idoneità
all'assenza, equivalente a una minor occupazione da parte di enti
concreti, non dipendente in modo assoluto dalla necessità
della cosa come luogo sottomesso alla conservazione, alla sopravvivenza
e propagazione della vita materiale (non astratta).
Sull'ulteriore livello considerato sarebbe attuato un nuovo
sistema dall'organizzazione della coscienza e del corpo di differente
modello ideativo e costruttivo, per il quale assumerebbe valore
e significato l'estinzione dell'eccesso di concretezza
e nel quale s'esprimerebbe il criterio zero della relazione (relatività
sine materia), proprio del concetto generale di Assenza.
Con
grado zero della musica s'intende l'ottemperanza a
quel principio per cui il manifestarsi (materiale) dei suoni è
già astratto (estinto sul livello zero) nel suo insorgere
e primo concretarsi: nessun suono o relazione fra suoni (che sia
rapporto di altezze, timbri, intensità, espressione, ritmo
o altri eventi che concorrono a formare un pezzo musicale) deve
eccedere superando quella soglia - soglia dell'Assenza
- oltre la quale il suono non è più capace
di vuoto - perde cioè della proprietà assente
in una sua radice. Quando il suono, giustamente sollecitato dall'interprete,
s'attiene a quella soglia, allora silenzioso può partecipare
delle condizioni più complesse e astratte dell'attività
centrale di Homo, che sono già meno vincolate alla
dimensione cognitiva di vecchia specie, perciò già
disposte a mutare: il suono, che ha espressione in tale sede,
è pronto ad essere trasformato in contenuto altro e
assente (ricco del metodo nuovo), adatto ad abbracciare
l'intero universo musicale che in modo più concreto
è finora sopravvissuto adattandosi passivamente,
non in competizione cioè con la legge evoluzionistica da
sempre uguale a se medesima, ancorata alla primigenia materia organica.
Il
nuovo sistema dei suoni (antisuoni-assenti)
Il
nuovo sistema atto alla complessità assente è allora
quel sistema che non corrisponde alle leggi atte alla sopravvivenza
e alla propagazione delle specie. L'apparato uditivo è quell'apparato
sensoriale, percettivo idoneo a ricevere ed elaborare dati del mondo
esterno di genere sensoriale acustico, che diviene capace, dato
il nuovo stadio di relazione, di svincolarsi dalle configurazioni
che esso ha mutuato dagli organismi biologici (l'animale) dai quali
proviene. Questi sono avvezzi a scambiare con un ambiente - entro
un sistema naturale - le cui leggi sono fissate nei limiti della
conservazione e della sopravvivenza: l'animale raccoglie suoni (e
rumori) secondo finalità concrete immediate - e non secondo
le modalità d'elaborazione complesse e astratte di Homo
-, allo scopo di evitare di soccombere di fronte ad ostacoli, oppure
di cercare l'accoppiamento sessuale nelle stagioni opportune; esso
è legato a ritmi sempre uguali, scanditi entro un universo
(naturale) privo degli interstizi propri della realtà
concettuale che si costruirà soltanto in seguito all'avvento
di Homo (sapiens) e dei suoi linguaggi astratti.
Gli apparati sensoriali e percettivi di Homo non sono pertanto
luoghi intonsi e non sono una tabula rasa idonea a
ricevere e costruire mappe sonore - la musica - in modo libero da
condizionamenti e legami precedenti: l'orecchio umano è nel
suo profondo condizionato, almeno in parte, dalla tensione dell'ascolto
di rumori o suoni dell'universo naturale in modo non dissimile dall'animale
che s'era organizzato sulla base di meccanismi semplici e automatici
alla scopo di soddisfare le sue necessità immediate.
Il vecchio orecchio è in ascolto altresì dei suoni
con l'uguale tensione che probabilmente doveva avere quando la nuova
specie Homo da poco venuta alla luce doveva difendersi dagli
altri esseri viventi che popolavano una terra selvatica, priva dell'ampia
rete di forme e di valori cui noi attualmente, dopo millenni, siamo
abituati, pur senza dover prestare continua attenzione e consapevolezza
all'universo relazionale in cui siamo immessi.
L'apparato uditivo allora risente sia dell'ancestrale natura propria
dell'animale, privo di autocoscienza e, perciò, di distinzione
e separazione, sia della carenza di quelle finezza e finitezza che
sono idonee a permettere l'assenza di rumore in una delle
radici di cui è costituita la natura-struttura dei suoni,
qualora si sviluppi e abbia accoppiamento con la componente più
astratta (assente) di Homo, fattosi più maturo e distaccato
da un mondo primitivo ormai affatto povero di senso.
La fase
di registrazione
(la traccia
della musica assente)
I
criteri secondo i quali la musica dell'Assenza viene registrata,
per poi eventualmente essere riportata su compact, sono specifici
del nuovo metodo di cui ci curiamo.
Il momento della registrazione non prescinde nella sua preparazione
ed effettuazione dalle leggi generali del sistema allo studio: i
pezzi (musicali) vengono registrati per intero in ogni seduta di
registrazione; non si fa uso di interruzioni e unioni successive
per singole parti (ricucendo tra loro i migliori risultati delle
diverse sedute di registrazione). Non si procede allo spezzettamento
del brano e alla sua unificazione in secondo tempo.
L'unità
e il significato della fase di registrazione: l'unità delle
diverse fasi delle composizioni in assenza come libertà continua
di generare (altro)
Il
nostro procedere è in accordo con la tesi dell'unità
completa e complessa di ogni pezzo musicale, per il quale
la realtà tutta è partecipe della composizione secondo
il criterio dell'Inclusione. Ciò non significa che
qualsiasi esecuzione-registrazione abbia un livello qualitativo
sufficiente per essere ritenuta valida. E' necessario invece che
si verifichi quella condizione specifica - che non si discosti dai
valori propri del Sistema Assenza; attivi cioè il fattore
assenza adatto al silenzio complesso delle forme e dei
contenuti - così da permettere che l'insieme unitario
molteplice e assente s'attui parlando la lingua nuova in modo
coerente: basterebbe il più piccolo errore o fraintendimento
nella comunicazione (astratta), - anche non evidente, persino
della sola intenzione-comprensione - che l'unità richiesta
verrebbe a mancare, cosicché il senso di bello e di astratto
proprio della relazione suono-assenza - estetica dell'Assenza
- potrebbe crollare in un boato fragoroso e insulso, ovvero in uno
svuotamento privo di ragione e di sentimento (assenti) adeguati.
Nella nuova fase della composizione (e scomposizione) dei suoni
esiste una legge non dissimile da quella del tutto e del
nulla: una non completezza nell'esecuzione-improvvisazione,
il più piccolo restringimento dell'intensità affettiva
(astratta) mediata (ad esempio) da un tocco impreciso, da un ritmo
eccedente, da un colore mancante, dalla non aderenza psichica alla
nota e così via, può portare all'insensatezza dell'intero
pezzo e persino dell'intera opera: il sistema assenza richiede
'fedeltà' e 'coerenza' in modo compiuto, in modo che non
può essere approssimativo. Ma, allo stesso tempo, con il
nuovo metodo esiste la più grande libertà d'espressione
perché, se l'esecutore o il compositore, o l'esecutore-compositore
con tale livello ha giusta relazione (con il giusto grado di
distacco e di affetto) in tale sito si attua la più grande
libertà d'esprimersi, di comunicare inventando ogni volta
piani relazionali tra altezze, timbri, intervalli, dinamiche, anche
ritmi differenti così da dare inizio a filoni di rapporti
musicali e psicologici (ultrapsicologici - a-psicologici)
sempre rinnovati e rinnovanti per chi ascolta.
Si potrebbe pensare che, essendo musica per improvvisazione - sia
pure del genere creazione - , poco senso avrebbe la sua registrazione
o eventuale scrittura; la registrazione e la scrittura sono mezzi
per la replicazione e perciò comportano la ripetibilità
del fenomeno (sonoro): ciò potrebbe apparire in contraddizione
con la tesi generale del rinnovamento continuo e costante della
nuova espressione musicale.
E' interessante invero osservare come ad ogni replicazione per disco
(3)
o dal vivo tale musica ugualmente si rinnovi, proponendo diversi
modi dell'ascolto, in misura molto maggiore rispetto alla musica
consueta. La mente-corpo che ascoltando organizza e si organizza
attorno a questi suoni, ogni volta si trova di fronte a un enigma
al quale, per vie ad essa sconosciute, sente di corrispondere; e
così ponendosi nell'ascolto dovuto, risponde con il piano
astratto - dove nulla è uguale a se medesimo essendo
mutati i parametri secondo cui il mondo è solitamente ordinato
per mezzo delle categorie sensoriali, percettive e razionali del
vecchio modo di conoscere e occupare.
Le registrazioni vengono perciò effettuate prendendo in considerazione
il pezzo per intero. Una volta che con sistemi digitali la
registrazione abbia avuto luogo non si agisce successivamente su
di essa modificandone i valori attraverso interventi di tipo artificioso
che sono possibili tramite mixer o altri macchinari atti ad esempio
a produrre effetti correttivi del suono. E' necessario che la registrazione
risulti il più possibile pulita e integra in
prima battuta, in modo da restituire non ridotta la mobilità
interna (oscillabilità astratta) e la capacità
d'autorganizzazione che il sistema ha intrinseche e che sono
pronte ad attivare sul livello zero-assente l'apparato
d'ascolto profondo del fruitore, in quel dominio estetico
affettivo e razionale che si ritiene essere idoneo
a far emergere altre vie astratte (assenti) dell'intelligenza
e dell'emozione oltre le consuete barriere degli istinti e delle
loro rappresentazioni consuete.
La
presa microfonica: uno strumento ulteriore atto a significare
La
presa microfonica è una variabile importante facente
parte del metodo generale: la distanza con cui sono disposti
i microfoni rispetto agli strumenti è dipendente dalle esigenze
della fase compositiva e dello studio del metodo di quel momento:
la presa del suono più o meno prossima alla fonte è
indice dell'esigenza di cogliere i suoni una volta nel loro subitaneo
insorgere e manifestarsi e, pertanto, nell'estinguersi (astratto)
di essi (grado zero del suono) nella fase iniziale,
un'altra in un momento successivo, in una loro oscillazione temporale
(entro una maggior durata fenomenica): i microfoni hanno la medesima
funzione d'uno strumento musicale; vengono fatti risuonare a seconda
delle esigenze della composizione e della fase di ricerca.
La forma e il contesto in cui si situa la sala di registrazione
sono anch'essi variabili interagenti con la complessità
della musica.
Si tratta d'una sala dalla forma di parallelepipedo di circa 100
mq. di superficie e 6 m. di altezza, inserito in un parallelepipedo
maggiore di circa 700 mq. e d'uguale altezza che costituisce la
sede del Centro Studi Assenza.
In essa si manifestano fenomeni di risonanza (echi naturali) che
di volta in volta sono controllati e resi congrui al tipo di registrazione
che si vuole ottenere tramite l'inserimento e lo spostamento di
grandi tele dipinte dal compositore medesimo secondo forme e segni
astratti-informali o della nuova figurazione assente: l'insieme
delle relazioni tra forme e segni - il linguaggio (vuoto) segnico
astratto e figurativo (assente) dell'Assenza - e l'insieme
dei rapporti tra suoni [anti(anti)suoni] rappresentano un
ulteriore indice di complessità e di ampiezza dell'universo
estetico relazionale (in Assenza) cui si vuole corrispondere.
Ci sembra interessante e apportatrice di ricchezza semantica la
messa in gioco di così numerosi elementi atti a comporre
un insieme unitario nella più varia molteplicità delle
interazioni prive di fissazione (oscillazioni astratte).
Cenni sui
contenuti della Musica dell'Assenza
La
musica dell'Assenza si serve per il raggiungimento dei nuovi livelli
d'astrazione e della sua specificità assoluta delle
più diverse forme compositive fino ad ora in uso nella musica
consueta.
E' fondamentale l'uso del pianoforte che è stato per lunghi
periodi, soprattutto iniziali, lo strumento base per la composizione-improvvisazione;
si è ritenuto, infatti, essere quello lo strumento d'elezione
idoneo, data la complessità della sua struttura e la completezza
della sua storia, a fungere da strumento raddoppiante.
Sotto questa specie il pianoforte è stato inteso e usato
anche come strumento neutro o dalla timbrica vuota, strumento
che nella performance compositiva ed esecutiva potesse avere la
qualità di porsi alla distanza giusta da cui attuare
il Raddoppio dell'Assenza. Esso è ed è
stato lo strumento in cui la relazione tra i suoi suoni è
stata assunta come stadio dell'antecedente o dell'anticipo,
capace di porre immediatamente il grado zero dell'intenzione
e dell'espressività [stadio musicale (assente)],
idoneo a trasformare per inclusione la musica in relazione
con la quale è posta l'improvvisazione astratta.
Con il pianoforte da solo sono state composte numerose Sonate
Astratte complesse (15), inoltre Sonate doppie in cui
un pianoforte raddoppia l'altro (Sonate per 2 pianoforti).
Il pianoforte fa da evento di sfondo (raddoppiato) o da evento
in primo piano (raddoppiante) nella relazione con altri strumenti,
in particolare con strumenti elettronici (sintetizzatori) di diverso
genere.
Con il pianoforte e gli strumenti elettronici sono stati composti
molti pezzi, nei quali la scelta dei timbri e il comportamento delle
relazioni sonore dei suoni sintetizzati sono stati diversi a seconda
delle fasi della ricerca. Da ultimo i timbri dei sintetizzatori
sono così elaborati da giungere in alcuni casi a una sorta
di svuotamento e polverizzazione dei suoni, così da
mettere in primo piano il grado silenzioso e astratto (anche
nell'evidenza consueta) delle interazioni fra questi.
Si sta lavorando anche con la voce femminile, sia nella forma della
comunicazione verbale senza canto, sia nella forma di canto
dalla particolare espressione timbrica che si manifesta attraverso
l'emissione di una voce aspirata e soffiata, silenziosa, idonea
ad accordarsi con l'oscillazione vuota e aperta dei suoni.
Lo studio della vocalità e della sua relazione con i timbri
elettronici è inserito in un progetto di vasta portata che
include la messa in musica del poema Europa, o l'Assenza - poema
di più di cinquemila versi - scritto dal compositore medesimo
secondo vie nuove del linguaggio poetico anch'esse relative alla
complessa logica del tema dell'Assenza. In esso vengono cantate
epicamente, indagate scientificamente ed espresse in musica aree
della storia e del pensiero finora escluse da parte del paradigma
dominante, fra le quali quelle concernenti le gravi patologie mentali
come la schizofrenia.
E' in fase d'elaborazione un'operazione che ci sembra interessante,
dai contenuti e dall'espressione particolari: si sta provando a
mettere in musica il corpus concettuale concernente il Teorema dell'Assenza.
S'intende dare voce musicale, con il canto e gli strumenti acustici
ed elettronici alle formulazioni teoriche, alla rivoluzione concettuale
del nuovo tópos culturale e neurobiologico - nel senso del fattore
assenza - emerso con la scoperta del nuovo livello di
relazione astratta. In generale si vogliono sollecitare anche
tramite il linguaggio musicale peculiare qual è quello dell'Assenza
le proprietà intrinseche al nuovo contesto perché
questo più facilmente, con minor resistenza emerga in mezzo
alle maglie d'un apparato sensoriale e razionale ancora quasi totalmente
vincolato alla sopravvivenza ovvero al mantenimento d'un equilibrio
- statu quo - secondo parametri superati: i concetti così
messi in vibrazione sonora assente attraverso il connubio
strumento acustico e voce umana dovrebbero penetrare oltre la barriera
della struttura cognitiva consueta intrisa della concretezza in
eccesso di cui è causa forse principale un equilibrio
vita-morte non sufficientemente specifico della dimensione
Homo sapiens s. e delle sue probabili tendenze di sviluppo
oltre quelle limitazioni più volte già evidenziate,
nella direzione di un nuovo essere che in modo più compiuto
si faccia astratto-assente (Homo abstractus; la Post-evoluzione)
(4).
(1)
Nella fase attuale della ricerca riteniamo tuttavia che sia stato
proprio l'azzeramento subliminale della dimensione temporale una
delle variabili fondamentali che hanno prospettato il cambiamento
idoneo alla conformazione del genere homo.
(2)
Non è assiomatica la necessità dell'esistenza d'un
mondo e d'un cervello-pensiero che lo pensi (nel modo in cui è
stato fino ad ora).
(3)
I CD sono registrati per conto dell'Associazione Centro Studi Assenza
e possono essere richiesti telefonando alla sede di Via Stromboli,
18, Milano, telefono 02 4699490 - 02 4699504 - fax 02 4699535.
(4)
Vedere anche: Il principio d'inclusione, I e III Saggio dell'Assenza,
Zeta News N. 21/22, Aprile 1993, N. 25/26, Gennaio/Febbraio 1994.
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