Gli aggiornamenti
dell'Assenza
a cura dell'équipe del
Centro Studi Assenza, Milano
coordinata dal dott. Paolo Ferrari
Nei
numeri precedenti di Zeta sono stati pubblicati un servizio dal titolo
Il pensare dell'Assenza ovvero dei fondamenti della scienza e delle
realtà nuove e 4 Saggi di Paolo Ferrari concernenti i temi
dell'Assenza.
L'autore (**) da molti anni si occupa di un nuovo livello dell'attività
pensante che ha scoperto e denominato Assenza; dirige il Centro Studi
Assenza di Milano, in cui svolge l'attività clinica, didattica
e di ricerca insieme con un gruppo di collaboratori.
Con i diversi contributi apparsi su Zeta, tra i quali oltre ai testi
citati compaiono poesie, racconti, spartiti musicali, opere pittoriche,
fotografie, si è inteso proporre il pensare dell'Assenza ad
un pubblico più ampio e diverso da quello composto da studenti,
ricercatori e persone di varia provenienza e formazione che abitualmente
frequenta il Centro Studi Assenza.
Il presente articolo prosegue il progetto degli interventi già
pubblicati sulla rivista. Presentiamo - come verrà più
avanti meglio specificato - "Gli aggiornamenti" che concernono alcune
tra le più recenti espressioni del linguaggio dell'assenza.
Dato l'interesse che i 4 Saggi hanno costituito e tuttora costituiscono
- sono ora pubblicati, pure nelle traduzioni in francese e in inglese
di due di essi, in Appendice al volume Le lezioni dell'Assenza
- nell'intera vicenda dell'esplicitazione del nuovo livello di realtà
che la condizione dell'assenza esprime e determina, ci sembra opportuno
proporne qui di seguito una sintesi che anteceda "Gli aggiornamenti".
Nella I Lettera-saggio sull'assenza, la realtà e la nuova
scienza (*) viene affrontato il tema conoscitivo e scientifico
connesso all'assenza e viene formulato con il "Principio d'Inclusione
(di realtà)" un assunto atto a descrivere le complesse interazioni
che si producono nell'ambito della realtà nota con l'introduzione
del livello dell'assenza.
Un secondo tema basilare nel sistema dell'assenza è trattato
nel II Saggio pubblicato su Zeta II Lettera-saggio sull'assenza:
il distacco (l'oggetto astratto), la mente e la cura (*). Il distacco
viene considerato a livello individuale e psicologico come condizione
indispensabile per consentire la risoluzione del primitivo rapporto
madre-figlio e insieme con essa lo sviluppo nel bambino delle capacità
affettive e intellettive e la formazione dei processi superiori di
astrazione. Sul piano della nuova attività del pensare il distacco
è considerato come capacità fondamentale, punto di passaggio
che segna la differenza per cui si apre il campo dell'assenza; oltre
l'ambito individuale esso è "distacco di specie", passo in
assenza con cui la specie possa porre la propria differenza dalle
condizioni evolutive precedenti e così procedere verso la cura
di quella che nel testo si definisce essere la "malattia della specie".
La principale conseguenza di tale malattia è costituita da
una strutturale inadeguatezza del sistema psicobiologico umano a pensare
e conseguentemente a vivere la propria morte. Il terzo Saggio sull'Assenza
concerne "un approccio non noto alla differenza dal ciclo di vita
e di morte consueto" (*). In esso si indagano alcuni modi secondo
i quali il pensare dell'assenza si pone a differenza di quello fin
qui espresso dalla specie. In particolare, viene affrontato il tema
della morte, di come possa essere pensata ed esperita in un sistema
diverso da quello di cui attualmente Homo sapiens sapiens è
partecipe essendo "vincolato all'eterno retaggio di vita e di morte
senza che altro possa accadere". L'uomo della specie homo sapiens
sapiens risulta essere unicamente partecipe di quella natura e
di quel genere che vogliono alimento dal ciclo della nascita e della
morte: egli ha paura del nulla, come della separazione, così
come di tutto ciò che sia realmente diverso da sé, dissimile
da quanto finora egli stesso ha conosciuto e in sé, secondo
la propria misura, ha saggiato e concepito. Occorre invece che la
specie apprenda a cessare, apprenda al suo fondamento quel piano d'assenza,
quel "mancare astratto di vita (e di morte)" che potrebbe essere la
via interessante perché essa acquisisca un nuovo livello, non
solo dell'intelligere e della coscienza, ma anche, e soprattutto,
dell'affetto e del soma più assenti. Sarebbe allora possibile
un nuovo progetto, completo d'una mente più astratta, sensibile
e capace della differenza: essendosi estinto l'oggetto concreto, fondamento
d'una specie imperfetta e incapace d'aprirsi al proprio finire, la
specie potrebbe avviarsi a concepire e vivere una nuova categoria
della morte, quella che nel testo è detta la "morte astratta
e consapevole".
L'ultimo Saggio pubblicato, infine, dal titolo Interludio dell'Assenza.
Un'infrastruttura (vuota), una via mediana d'ausilio e svelamento
perché la lingua dell'Assenza nuova sia raccolta (e pensata)
e, nel giusto tempo, eventualmente parlata (*) intende avviare
il dibattito sulla lingua dell'assenza.
Ciò che contraddistingue ogni contributo relativo all'assenza,
quale che sia il linguaggio impiegato, è il fatto che gli elementi
noti e consueti del campo a cui esso appartiene (poetico, musicale,
artistico, letterario o anche psicoterapeutico considerando l'attività
psicoterapeutica come uno dei linguaggi in cui l'assenza viene espressa
e può essere comunicata) vengono lavorati, modellati e piegati
affinché siano capaci di contenere ed esprimere l'ampliamento
di senso e di significato, lo svuotamento "positivo", specifici dell'Assenza.
La lingua che si produce in assenza e che si inizia ora a considerare,
è una lingua "astratta-astratta" - come si dice nel saggio
- capace di includere il nulla ad ogni passo, "nulla escluso". Si
tratta anche del fondamento e dell'espressione d'una cultura dell'assenza,
del vuoto, perché la realtà così com'è
"sia sostituita da una condizione diversa, non fissa, non rigida,
non riflessa da un io che non sa sentire, vedere, comprendere, e che
non è pronto ad esprimere affetto astratto e concreto".
Uno dei temi adiacenti alla questione della lingua dell'assenza è
quello della sua traduzione in altre lingue, di come essa possa essere
portata e trasmessa in lingue diverse dall'italiano attraverso un
lavoro di traduzione di cui si stanno cercando di definire le caratteristiche.
I traduttori che lavorano al Centro Studi Assenza stanno occupandosi
di questo tema, mentre sull'argomento si è aperto un dibattito;
sono state effettuate le prime esperienze di traduzione, in francese
e in inglese dei primi due Saggi, ed è iniziata la traduzione
in francese del poema Europa, o l'Assenza .
Occorre ancora ricordare la musica, e in particolare la musica dell'Assenza
quale luogo nel campo delle cosiddette arti nel quale si può
esplicare massimamente il linguaggio dell'assenza, la lingua capace
di nulla.
La musica dell'Assenza ha insito, date le nuove capacità "assenti"
che si generano fra le note, fra le altezze, le intensità e
le sue infinite modulazioni, pur nel breve periodo, un nuovo livello
d'informazione, vuoto, senza che occorra astrarlo perché si
manifesti: il livello del nulla, in cui il suono, la lingua sono altro,
è gia di fatto operante e basta ascoltarlo senza opposizione.
La musica dell'Assenza si sta proponendo come importante veicolo di
espressione e comunicazione della nuova attività del pensare.
Ultimamente sono stati prodotti 3 compact discs - le copertine dei
primi due sono pubblicate su Zeta insieme con l'Interludio (*) - e
altri 2 CD sono ora pronti per la pubblicazione, uno con musica strumentale
e l'altro con musica e canto (La Commedia astratta per voce di
donna - Atto I).
Poiché la ricerca sul piano dell'assenza è continuamente
in evoluzione, dopo i precedenti interventi su Zeta si è pensato
ora di proporre "Gli aggiornamenti" - quasi un analogo del Gruppo
di Studio che si tiene ogni martedì sera ormai da molti anni
al Centro Studi Assenza - al fine di informare il lettore e così
farlo partecipe di quanto più recentemente si stia producendo
nel campo dell'Assenza, sia per quanto concerne i diversi linguaggi
che ne derivano, sia per quanto riguarda attività ed iniziative
relative all'assenza.
In questo numero della rivista presentiamo:
- Un articolo di Luciano Eletti che relaziona sull'incontro avvenuto
a dicembre al Caffe Tommaseo di Trieste in occasione della presentazione
del poema Europa, o l'Assenza di Paolo Ferrari, e introduce
il volume di recentissima pubblicazione Le lezioni dell'Assenza.
Le vie (assenti) del nuovo pensare.
- L'opera su carta, a tecnica mista, con spartito musicale di un canto
dell'assenza, che Paolo Ferrari ha realizzato per la serata al Caffè
Tommaseo.
- La copertina del volume Le lezioni dell'Assenza con la riproduzione
dell'opera su carta a tecnica mista appositamente realizzata da Paolo
Ferrari.
- Il disegno su carta per la copertina del compact disc di prossima
pubblicazione La Commedia astratta per voce di donna. Atto
I. Il compact contiene il primo atto di una commedia interamente
realizzata al Centro Studi Assenza con musica e canzoni dell'assenza,
di Paolo Ferrari.
- Una poesia di Paolo Ferrari dal titolo Il risultato d'un giorno
di visita alla terra e al cielo, e la traduzione in francese di
Suzanne Delorme.
- Una poesia di Paolo Ferrari del titolo Poemetto dei miracoli.
Un giorno, la piazza di Udine.
- I testi di due Canzoni dell'Assenza, scritte e musicate da Paolo
Ferrari per il II atto della Commedia astratta per voce di donna.
- Il testo di una canzone di Patrizia Brighi da musicare in assenza
per il II atto della Commedia astratta per voce di donna.
- Una breve nota biografica su Paolo Ferrari.
Susanna Verri
* PAOLO FERRARI
- Il pensare dell'Assenza ovvero dei fondamenti della scienza e
della realtà nuove, in "Zeta news", XIV, 19-20,
gennaio 1993.
- Lettera-saggio sull'Assenza, la realtà e la nuova scienza,
in "Zeta news", XIV, 21-22, aprile 1993;
- II Lettera-saggio sull'Assenza: il distacco (l'oggetto astratto),
la mente e la cura, in "Zeta news", XIV, 23-24, settembre-ottobre
1993.
- III Saggio sull'Assenza: un approccio non noto alla differenza
dal ciclo di vita e di morte consueto, in "Zeta news",
XV, 25-26, gennaio-febbraio 1994.
- Interludio dell'Assenza. Una infrastruttura (vuota), una via
mediana d'ausilio e svelamento perché la lingua dell'assenza
nuova sia raccolta (e pensata) e, nel giusto tempo, eventualmente
parlata, in "Zeta news", XV, 27-28, marzo-aprile 1994.
** Vedere nota
biografica.
VIE ASSENTI
Ospite la
Società Letteraria di Trieste nella cornice dello storico
Caffè Niccolò Tommaseo, il 14 dicembre scorso è
stato presentato nella città giuliana il poema di Paolo Ferrari
Europa, o l'Assenza, con la partecipazione dell'autore e
di numerosi delegati del Centro Studi Assenza di Milano, associazione
culturale sorta con lo scopo istituzionale di seguire e accompagnare
gli sviluppi della ricerca ventennale sul nuovo livello del pensare,
una nuova capacità di astrarre, un piano assente subliminale
o sovraliminale rispetto al pensiero ordinario, di cui Europa
rappresenta uno dei raggiungimenti più notevoli.
Esempio di tale attività del Centro lo stesso intervento
polifonico dei delegati nelle sfere di rispettiva competenza: terapeutica
(il variare dei parametri psicologici usuali nel poema "in soccorso"
della specie ammalata), linguistica (la radice della lingua di Europa
inserita nelle traduzioni francese e inglese), musicale (il canto
possibile con l'intonazione vuota della parola), storico-culturale
e teoretica (l'Assenza come superamento della crisi della cultura
europea prigioniera del suo stesso accumularsi: cose e idee acquisiscono
la proprietà dell'essere un'impronta del nulla). Decisiva
per la riuscita della presentazione, e aspetto non secondario per
la costituzione di un piano confacente al discorso, la cura amorevole
dei delegati che non hanno partecipato visibilmente, ma che hanno
gestito il lato organizzativo, delle registrazioni video e audio,
o che hanno sostenuto con una retta presenza gli interventi dei
colleghi.
La collocazione in sala di alcuni quadri di Paolo Ferrari, la musica
suonata al pianoforte dallo stesso e pensata nell'istante in cui
il tasto veniva toccato hanno formato nell'uditorio la percezione
che il poema Europa, o l'Assenza non possa essere semplicemente
posato sullo scaffale della poesia (percezione indistinta quanto
si voglia, ha sospeso in taluni momenti il brusio inevitabile anche
in caffè letterari), che dischiuda un mondo altro.
Nell'occasione triestina è stato fatto cenno all'imminente
uscita di un volume (ora in libreria) del medesimo autore, Le
lezioni dell'Assenza. Le vie (assenti) del nuovo pensare, sulla
ricerca teorica sottesa al poema, indispensabile per approfondire
la complessa poetica di Europa. Sono ivi raccolte le trascrizioni
di ventisei lezioni sul teorema dell'Assenza tenute nei semestri
1991/92 e 1992/93 presso il Centro Studi Assenza; in Appendice sono
riportati quattro saggi sullo stesso tema già pubblicati
in "Zeta news" tra l'aprile 1993 e l'aprile 1994, insieme
con le traduzioni in francese del primo e in inglese del secondo.
La realtà nota non è tutta la realtà: a fondamento
del comportamento visibile delle cose esistono equilibri vuoti che
l'immaturità della specie homo sapiens s. impedisce
di cogliere. A causa di un'evoluzione bloccata, manca tuttora un
reale distacco di specie dell'uomo dai primati che l'hanno preceduto.
La realtà com'è data è luogo a misura di un
pensiero sempre sopra la soglia dell'evidenza, ovvero dell'Essere,
e ciò è ritenuto assolutamente evidente e inequivocabile.
L'attività pensante è troppo rigida e chiusa, scarsamente
articolata; un'eccessiva tendenza alla concretizzazione, all'implosione
la minaccia a ogni passo. Occorre condurla a una nuova condizione,
di più ampia complessità e astrazione, che sia anche
del vivere e del morire, affinché la realtà, ora tragicamente
incompleta, sia meno precaria e soffocante, acquisisca la proprietà
fondamentale dell'Assenza, vasto mare vuoto in cui le cose sono
mera evenienza.
Al lettore coraggioso è proposto un viaggio verso regioni
del conoscere finemente razionale mai esplorate prima, additato
l'ingresso nel mondo dove i processi dell'evidenza tendono a cessare,
dove le cose pensate finora vengono meno sul livello zero e il nulla,
non il vuoto vacuo, 'cattivo', l'unico noto all'uomo (la via "che
non è" di Parmenide), diviene luogo della pienezza senza
saturazione.
Assenza non è un puro procedimento della conoscenza, è
una condizione del vivere vuoto il cui metodo è la relazione
per distacco. L'aspetto più tragico e inavvertito della comunicazione
abituale è l'essere essenzialmente aggressiva, in quanto
deve dare a tutti i costi forma evidente alle cose, ingombra delle
proiezioni inconsce di un io prepotente che compatta l'affettività
consueta in modo tale che l'altro della relazione neppure viene
riconosciuto. Per il pensiero ordinario l'altro non esiste. E' ignota
la possibilità di elaborazione continua sul piano subliminale
necessaria al riconoscimento. L'affettività complessa, capace
di essere niente, di assentarsi, è in grado, nel distacco
della relazione zero, di rapportarsi realmente, di comprendere l'altro:
un'affettività razionale, né emotiva né sentimentale
(pur senza esclusioni).
Considerata fino ad oggi una contraddizione in termini, l'affettività
razionale si pone come elemento primario nell'intero ciclo delle
lezioni, il cui discorso razionale è affettivo e in cui basilare
è il riconoscimento affettivo della realtà. L'estinzione
della cosità attuata nelle lezioni non è mera ideazione
concettuale, si produce in realtà, genera nella persona uno
stato vuoto del corpo e della mente nel quale l'attività
massiccia dei meccanismi mentali e della razionalità ristretta
non può agire, tace; purché l'intelletto e l'affetto
del lettore si dispongano, anche in parte minima, in modo che il
discorso si ponga nell'esistenza. La non esistenza si fa esistenza,
l'esistenza acquista non esistenza, libertà dall'essere cosa
e dall'essere uomo - quell'io determinato bisognoso di essere -
dagli schemi di ogni genere presenti nell'organizzazione corporeo-psichica,
dal tempo come sequenza infinita di istanti.
Per il Principio d'Inclusione di realtà (v. I e III saggio),
pensare in assenza produce nella realtà attuale un farsi
della realtà in assenza, l'apertura di un varco nella cosità
della materia, fisica e metafisica (il concetto di albero della
filosofia è solo un po' meno concreto dell'oggetto sensibile
di cui sarebbe astrazione). Accompagnata dal pensare che si origina
nelle lezioni, la storia, da sempre una coazione all'esistenza,
procede verso un campo d'assenza, verso un salto evolutivo (l'homo
abstractus) che conduce altrove, nel totalmente altro finora
solo vagheggiato.
Luciano Eletti
PAOLO FERRARI,
- Europa, o l'Assenza. Poema in soccorso di vita e morte,
di veglia e sonno in eccesso e non coscienti dell'umana specie tanto
immatura e così poco felice, Udine, Campanotto Editore (Zeta
Line 84, Collana di poesia), 1994, pp. 240.
- Le lezioni dell'Assenza. Le vie (assenti) del nuovo pensare,
con la collaborazione di Susanna Verri, a cura di Anna Lafranconi,
Udine, Campanotto Editore (Zeta Università 58, Saggi), 1994,
pp. 336.
Paolo Ferrari
Poesie per il nuovo
anno dell'Assenza
Il risultato d'un
giorno di visita alla terra e al cielo
Andrei volentieri oltre il fiume,
oltre il pareggiarsi
del lume attivo e silenzioso:
ormai la lama del mare e della terra
la favolosa non palese spensieratezza, scelleratezza del volo
delle anime sul pelo delle rive bagnate
degne sono del girare da mani a sera, dal verso sinistro
al lento spaurire nel calore in soma corvino e profondo:
e le dicerie del narrare e del poetare: ora il potere? E
la fiammella tremolante d'un pudibondo non dolente, né tradizionale
[fuocherello,
e la regola scimmiesca di cui vincere la maniera? La merce e la
somma di denari: [numerare?
La verginea, vertiginosa spada invocata entro il corpo del re,
entro la scopiazzatura di me data la giornata piena e rosata,
ohibò, sul finire, sul morire, sul generare niente
costituisco così il mutare della lucida, non opaca
sensazione di vuoto, di fine, di scabrosa non unica
tensione; non è tuttavia ribalda; è già dato
l'azzurrognolo riflesso
di chi guarda e fa armonioso il mio dire: il tuo ricordare
la felice dieresi tra i due opposti altari sui lati non congrui
della basilica di [campagna
così il mormorare, il motto felice con l'intenzione di conquistare
la comune [categoria del bene e del male;
decisione a parte, il metter mano all'idea, il posarsi del piede,
la franchigia esplicita circa il finire attardato, rallentare
e appisolarsi in vicinanza mia nei pressi d'un sentimento
spazioso: tu e lui, risalirete e sarete già fuori, distanti
dalla buccale
emozione con cui lessi e appresi
la lezione del costruire e del morire diversamente
da ciascuno di voi - in me e in noi - esseri
talvolta incompleti, talvolta immanenti e superficiali. Strattonato
il vincolo,
senza sperpero di immagine
fuori della caducità malata e veritiera che fa
il lampo repentino: è stretta dal proprio riflesso l'apparenza,
tentata
dall'acuto fraseggio al fine di spodestare da sé l'inganno.
Non basta ancora
il compiuto giorno
non la sapiente inclusione
ma li raccolgo lo stesso e li conservo; poi me ne esproprio
senza eccessivo trabajo.
Come un ampio atto d''inclusione'
e di profezia su più piani paralleli, scarni e vuoti all'iniziare
del nuovo anno '95
Le résultat
d'un jour de visite à la terre et au ciel
J'irais volontiers au-delà
du fleuve, au-delà d'où s'équilibre
la lueur active et silencieuse :
dès lors la lame de la mer et de la terre
la fabuleuse non évidente insouciance, scélératesse
du vol
des mes à fleur de rives baignées
sont dignes de tourner du matin au soir, de la gauche
à la lente frayeur dans la chaleur du soma noir comme un
corbeau et profond :
et le verbiage des récits et des poésies : alors le
pouvoir? Et
la petite flamme tremblotante d'un pudibond non dolent, ni traditionnel
petit
[ feu,
et la règle simiesque dont il faut vaincre la manière?
La marchandise et les
[ deniers sonnants : numéroter?
La virginale, vertigineuse épée invoquée à
l'intérieur du corps du roi,
à l'intérieur de la mauvaise copie de moi vue la journée
pleine et rosée,
tiens tiens! sur le finir, sur le mourir, sur l'engendrer rien
je constitue ainsi la mutation de la brillante, non opaque
sensation de vide, de fin, de tension scabreuse
non unique ; toutefois elle n'est pas fripouille ; il est déjà
donné le reflet bleuté
de qui regarde et rend harmonieux mon dire : ton souvenir
de l'heureuse diérèse entre les deux autels opposés
sur les c™tés non
[ proportionnés de la basilique de campagne
ainsi le murmure, l'heureuse boutade avec l'intention de conquérir
la catégorie
[ commune du bien et du mal ;
toute décision écartée, mettre la main à
l'idée, poser le pied,
l'octroi explicite sur le finir attardé, ralentir
et s'assoupir près de moi aux abords d'un sentiment
spacieux : lui et toi, vous remonterez et serez déjà
dehors, loin de la buccale
émotion avec laquelle je lus et appris
la leon du construire et du mourir différemment
de chacun de vous - en moi et en nous - tres
parfois incomplets, parfois immanents et superficiels. Secoué
le lien,
sans gaspillage d'image
hors de la caducité malade et véridique qui rend
soudain l'éclair : elle est serrée par son propre
reflet l'apparence, tentée
par la phrase subtile afin d'évincer de soi le leurre. Le
jour accompli
ne suffit pas encore,
ni l'inclusion savante
mais je les recueille quand mme et je les garde ; puis je m'en
dessaissis
sans trabajo excessif.
Tel un ample acte d''inclusion'
et de prophétie sur plusieurs plans parallèles, dépouillés
et vides au début du nouvel an 95
(Traduzione di
Chantal e Suzanne Delorme)
Poemetto dei miracoli
Un giorno, la piazza
di Udine
O uomini, o mondo, o idee
di angeli e di démoni, di sgraditi
scarni - non graditi fringuelli del nuovo capoverso
o evoluzione! o specializzazione
non sana, non creativa,
no, poi no, poi ullalà, ullallà, cadendo all'indietro
centravo il pieno d'una colma piazza, senza vergogna
la piazza e la città. Udine, chiarisci il mondo!
Il modello dell'evoluzione che
seco mena la
stella di sera, la fuliggine del camino
spento il luogo del delirio, nato e già defunto il
Minotauro, la disgrazia ad essere il frigido
vuoto, sfiorita la carezza del giunco, del giaggiolo in
copia sul tavolo cinese, crescere men che meno
Europa, strana visione e lucida tenzone: Europa
io ti salverò. Donna di sole e di certezze,
donna di chiarezza e di idee starnazzanti
lapidarie sentenze in te, in chi si misura con
la parola, con la chiosa finale per mutar
la specie: il cervello, la limpida pregevole
distensione del camminare sul maschile inganno
fa l'ora, è d'uopo, è incuria, è stadio
del giudizio oltre il coma, oltre il sentir diurno tra le
menti che già da tempo con letizia,
con suprema esperienza lì oltre controllo e determino:
mentir del capo, vagire d'una città
fede nella carcassa di homo; di homo sapiens; di
esperienze impopolari e gioconde per loro specie.
Non per atterrire il nulla, non per concludere la vita il niente;
non la civiltà che scoppia di salute nell'Occidente; non
la luna
che cresce a metà: a metà l'evoluzione, a metà
il corpo
delle due città; delle due esplosioni del Big-bang
delle diversità di donna e di procacciatori di beltà
di sognatori dai sogni sfrangiati ed illuminati
perché nessuno più si lamenti, s'incarni per nulla:
il livello vita-morte; l'impossibile gioco di specie; le
specie?
le specie a metà?
Fringuelli non sazi e turchesi, non liberi di cantare, o
l'ornamento non è fecondo?
Specialmente da me e da esso che m'accompagna; io che
posso affermare la gravità
del suono e spazializzarne la
dimensione; o che brutta esperienza! Che languida
indecisione nel non finire il genio, il suo limitar, la grandine
colpì
i campi, lì fiondò di gelo
genesi dei miracoli ora io conosco: fiondò
di gelo la grandine e sfiorì la terra:
ora conosco i miracoli, le succulente traduzioni in lingue differenti;
la
modalità del sonno in divenire, del suo mancare: il sibilare
sillabare dei versi e delle strenue difese di cui
posso indurre a modificare
le metodiche; la logica è
apposita; è miracolata se mi ci metto; mi ci metto
in ascolto, in perfetta apparizione
substantiale di me
medesimo, in un ricco nulla di uomo: uomo? in homine,
in grillo?
Il metodo lo conosco e lo
vado ora per ora insegnando.
C'è nulla e io con l'altro - voi tutti assenti - in me sono
e
mi ricompongo con attenzione e allegramente.
Le canzoni dell'Assenza
(Testi in musica per
il II Atto della Commedia astratta per voce di donna)
Paolo Ferrari
Canzone 1
Mio amore, mio dolore
viver morendo o morir vivendo,
lanciare un grido, soffrire il mondo, segregare
il silenzio, il biglietto del soma loquace
subitaneo delirio, invece d'un canto sereno,
il corpo disarmi e lo afferri
sotto le spalle, appena fuori il limitar
della sua non facile emozione.
Senza la guerra
senza la pace, non la calunnia, non l'allucinazione
so che la vita è
attraversare ragione, mio amore
mio dolore, mio osanna.
T'attendo e mi spendo in un attimo di
non impudica creazione.
Casa del lume, del color
dell'azzurro
dell'acqua cheta - espressiva - luogo del recitare
mia paura, mia passiva
lingua del bene e del
male, io t'invoco ...
Testo musicato e cantato
per il II Atto della Commedia astratta per voce di donna fino
al verso "non impudica creazione".
Canzone 2
Alla fine, amor, canto del cielo
e
del silenzio che mi accompagna: nuvole, draghi, leoni,
appellativi di re e di cose superstiti:
mi alzo e libero m'appoggio
sull'eterno agitar del nulla
grave
a generare la vacuità ricca e gioiosa d'un
cosmo
increato.
Canzone (in musica
dell'Assenza) per il II Atto della Commedia astratta per voce
di donna.
Patrizia Brighi
This is a Song
This is a song of a singing
voice
Passing from the heart of the earth
to the heavens.
I sing from the bottom of my soul
to the heavens.
And here I learn how to pronounce a word
Parallel to
The blood flowing in my veins.
And let this song uncover
Those carvings and signs
Belonging to the people
Upstream the river of death
Upstream the river of life
Upstream the river of pain.
As a new woman, and as a new man
There one could find new eyes, new legs
There one could fine new shoulders, new hands
There one could find a thinking new smile
Running one's circle while fading away...
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