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LA A-SCIENZA E TEOREMI IN-ASSENZA

Lettera-saggio
(Aprile 1993)

II Lettera-saggio
(Ottobre 1993)

III Saggio
sull'Assenza

(Febbraio 1994)

Interludio
dell'Assenza

(Aprile 1994)

Sunto del
IV Saggio
di Luciano Eletti

Aggiorna-menti dell'Assenza
a cura dei ricercatori del Centro Studi Assenza

 


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Paolo Ferrari

IV SAGGIO SULL'ASSENZA:

ALLE SOGLIE DEL 2000 IL PROGETTO RADICALE

SCIENZA (DELL'EVOLUZIONE), MUSICA E FATTORE ASSENZA

Il grado zero (assente) del tempo estinto (toEst)

nella Musica dell'Assenza di Paolo Ferrari

 

Premessa

La nascita dei sistemi pensanti e l'emergenza del fattore assenza

Riteniamo che l'universo relazionale astratto - la realtà del mondo - di cui facciamo parte e che s'è costruito in seguito all'emergenza (in Homo) dei linguaggi astratti, simbolici e della loro specifica comunicabilità, e di quella particolare espressione che è la cultura e la sua differenza (da qualsiasi precedente estrinsecazione), mostri vieppiù il limite, se non addirittura l'errore ad esso intrinseco che sta nella mai sopita tendenza del sistema alla regressione - a scindersi, a frammentarsi, ad annullare il proprio valore o livello idoneo all'astrazione (a concretarsi). Secondo il nostro assunto la causa di tale situazione, precarietà e incompletezza è da ricercarsi nel mancato distacco definitivo dalla sua storia passata, storia che lo colloca quale più recente espressione d'un lunghissimo iter evolutivo che dal primo elemento vivente è giunto fino all'attuale sistema complesso dalle caratteristiche uniche. Con esso è emerso lo stadio idoneo all'attività pensante, all'astrazione, alla minor dipendenza dalla necessità materiale (concreta) degli oggetti naturali adatti alla vita.
L'attività pensante inaugura uno stadio della storia biologica cui non è necessaria, almeno in modo diretto, la presenza concreta degli oggetti materiali per potersi esplicare. Con essa s'attua, secondo il nuovo modello, che intendiamo proporre con l'introduzione del fattore assenza (a), una predisposizione allo stadio post-evolutivo (ultraevolutivo) - esso prende il nome di assenza - che è condizione di maggior indipendenza dalla materia, dalla cosa, dalla pulsione rispetto a tutti i precedenti stadi della filogenesi: con l'emergenza della neocorteccia in Homo e della nuova idoneità riflessiva ed espressiva ad essa associata s'è strutturato l'universo quale ora lo esperiamo e lo conosciamo differente da ogni altro in quanto capace d'esistenza, ovvero di distacco.
Il sistema Homo (sapiens) è organizzato secondo strutture e funzioni biologiche che si sono sviluppate lungo le tappe evolutive; si sono selezionati, costruiti e conservati gli apparati-strumenti di scambio e di controllo-regolazione con l'interno e con l'esterno, seguendo vie e indirizzi e pertanto forme e funzioni che soltanto a posteriori è possibile osservare come congrue a quanto è accaduto con la trasformazione del sistema animale in sistema umano. Nulla avrebbe fatto presagire il salto di sistema che si sarebbe verificato con l'avvento dell'attività di Homo.
Il passaggio dall'animale ad Homo, con l'emergenza del livello astratto con cui Homo ha imparato a comunicare e a costruire il nuovo universo relazionale, non ha precedenti di alcun tipo nella storia evolutiva: sarebbe impossibile individuare sulla base degli elementi insorti con l'inizio dell'avventura umana - possiamo citare a mo' d'esempio la tendenza dell'essere umano all'acquisizione di cultura, che è propensione ad arricchire il proprio patrimonio di fattori privi di ritorno immediato in termini concreti-materiali (di conservazione e sopravvivenza) - strutture e funzioni del passato in cui fossero già evidenti i segni dell'evoluzione futura, quella che è attualmente retta da una fitta rete di relazioni astratte, prima estrinsecazione del fattore assenza (a), sfociate nell'attuale universo.
Ed è proprio a causa dell'assoluta novità e imprevedibilità del sistema emerso che nonostante l'indubbio sviluppo culturale ed etico che s'è attuato lungo le tappe della storia umana è, a nostro parere, vieppiù evidente una cronica insufficienza a soddisfare appieno le aspirazioni del nuovo essere comparso sulla terra, apportatore di così diverse modalità relazionali. Non si tratta soltanto di problemi di maturazione culturale e psicologica insorti con Homo, bensì di limiti strutturali dell'intero universo così come per ora s'è stabilizzato nell'accoppiamento che esiste tra le diverse parti del sistema interno di Homo e tra questo e l'universo concreto-astratto a cui tuttora è vincolato in una continua e faticosa identificazione ed edificazione. L'organismo umano nelle sue forme e nei suoi apparati non è specifico - nella sua interezza, come in seguito vedremo - per la costruzione di mondi astratti, mondi che potrebbero perfino essere privi dell'oggetto cosa di cui appaiono essere provvisti per esistere: Homo porta in sé l'impronta della storia evolutiva in conformità con la quale i sistemi biologici si sono organizzati - autoregolati - secondo stadi d'equilibrio che permettessero loro uno scambio proficuo tra le unità interne e con l'esterno principalmente nel modo della concretezza, acquisendo via via ulteriori livelli d'idoneità, utili alla conservazione e allo sviluppo delle proprietà attinenti allo stadio della vita [e non a stadi della differenza (dalla vita)].
La rapida emergenza della neocorteccia all'apice delle strutture encefaliche che nel passaggio dall'animale all'uomo ha dato origine a un organo dal numero elevatissimo di componenti e di relazioni - circa 100 miliardi di cellule pronte a scambiare fra loro in una rete di rapporti e di intrecci dalla grandissima plasticità - sembra aver trovato impreparato l'organismo nel suo complesso e l'universo in toto da cui esso è scaturito. Il nuovo livello emerso mostra difatti paradossi e contraddizioni quasi inconciliabili: se da un lato esso è espressione di assoluta novità di relazione (e di esistenza) - il mondo (umano) è diverso dalla pura materialità e dalla necessità ripetitiva -, dall'altro si trova ad essere costretto a servirsi di vie strutturali atte al rapporto - gli organi sensoriali e l'estensione globale della sagoma corporea - in modo non così dissimile - senza tuttavia averne l'esatta consapevolezza - da quanto era accaduto durante i lunghissimi tempi delle ere evolutive. Nel nuovo organismo l'encefalo, che ha appreso a pensare - distinguere, includere, riflettere anche su se medesimo -, non ha a disposizione mezzi d'ordine fisico - sensoriale - diversi da quelli dei suoi predecessori ai quali non erano date le nuove facoltà che invece ora presentano la capacità dell'eventuale assoluta differenza rispetto alla storia passata.
Il nuovo livello (sistemico) emerso accetta e impara ad esistere e a conoscere: pensa e include nuove facoltà di organizzazione e di relazione, capaci di limitare e talvolta annullare l'‘ossessiva’ presenza di cosa-materia che fino al suo avvento aveva occupato per intero l'universo retto dall'equilibrio e dalla stabilità mostratisi necessari perché la vita non si spegnesse da subito in un'estinzione totale e definitiva.
Già durante le fasi dell'evoluzione si erano manifestate grandi estinzioni di massa di vario genere, come ad esempio quella delle Trilobiti di circa 300-200 milioni di anni orsono o quella successiva dei Dinosauri, in seguito alle quali l'universo naturale s'era mostrato vieppiù ricco di forme e di specie: l'estinzione, ovvero la morte di generi e specie era stata causa di eventi assolutamente nuovi, un cambiamento a partire dal quale, anziché l'impoverimento - l'entropia annichilente e catastrofica che avrebbe dovuto seguire alla morte, così come la mente umana è solita ritenere -, aveva avuto origine uno stadio di maggiore espressività del molteplice e del diverso con grande abbondanza di forme e di chances possibili per la vita (-morte).

Homo ha imparato a pensare e a organizzare le facoltà di rappresentazione e di costruzione del mondo che sono di suo dominio in un corpo i cui componenti sono antichi di milioni di anni rispetto alle nuove disposizioni ora insorte entro esso stesso. Come abbiamo precedentemente osservato, Homo pensa e si relaziona per mezzo di vie che non sono ormai congrue con il nuovo ordine sistemico di cui esso è apportatore e interprete; si può persino indurre che l'universo in cui esso si trova coinvolto sia per una gran parte delle sue ‘disposizioni’ contrario alle nuove capacità cognitive ed espressive. Dalla sequenza dei fatti che si sono succeduti nel tempo profondo della storia dell'universo dai suoi inizi - dalla grande esplosione della materia-gravitazione fino all'attualità di Homo - nulla si sarebbe potuto prevedere circa l'evento straordinario della nascita d'un essere pensante e della conseguenza (o concausa) d'un universo che, almeno in parte, si ritira, rinunciando alla propria presenza massiccia e totalizzante fatta di materia concreta, priva di forme e di separazioni, facendo seguito a un'attività particolare emersa entro un suo componente.
Potrebbe apparire singolare il modo suesposto d'esprimersi per cui un ente privo dell'attività conoscitiva, qual è l'universo nella sua generalità, è invece ad essa fatto idoneo, così da essere in grado di accettare e rinunciare. Ma ce lo concediamo come mezzo utile a spiegare le proprietà davvero paradossali che l'insorgenza d'un ente biologico com'è Homo comporta nell'ordinamento d'un universo da cui esso stesso proviene. Quell'universo assume esistenza, forma e 'consistenza' secondo le caratteristiche che Homo ha intrinseche alle sue facoltà di pensiero e di relazione, e nel medesimo tempo - per quanto precedentemente spiegato - quello stesso universo si comporta in due modi quasi diametralmente opposti, dei quali uno è in accordo con le nuove correlazioni - e in ciò consiste la rinuncia a sé, alla sua antichissima identità costruita sulla base della consistenza unicamente materiale, priva di attitudine e propensione a sollevarsi ed aprirsi sospinta dal soffio dell'attività pensante -, l'altra invece appare come contraria; fortissima è la resistenza da parte del medesimo universo-cosa all'attività emersa, pur generata dalla sua stessa testa che, essendo diversa in assoluto da ogni evento passato, lo obbligherebbe al cambiamento radicale, ovvero a divenire altro da sé.

Come detto può apparire bizzarro, comunque fuori dell'ordinario, il fatto che si evidenzi un universo, di cui Homo è parte integrante ed è anche colui che lo ordina e lo riconosce per primo, costituito d'una parte - che altresì si costruisce giorno per giorno - in accordo con le facoltà del nuovo abitante mai in precedenza esistite e, al medesimo tempo, di un'altra assai resistente alla modificazione secondo quelle stesse tendenze. Ma è un accadimento analogo a quanto avviene all'interno di Homo, in cui le parti si contrappongono: l'attività pensante sembra ogni giorno doversi aprire faticosamente la strada in un corpo - soggetto somatico e psicologico - e, in generale, in un universo (concreto) che lo comprende, per poter esistere e svilupparsi secondo le nuove disposizioni di cui quella facoltà emersa e l'universo in toto, che a mano a mano s'accoppia con essa (è incluso), sono divenuti apportatori.
E' nostra opinione che il modello sopra esposto - secondo il quale Homo, essendo nel ruolo di osservatore e costruttore di mondo, a mano a mano ne è integrato (incluso) proprio grazie al metodo d'osservazione e di costruzione che gli è proprio e che ha la singolarità di possedere il maggior grado d'astrazione, di distacco (astratto) rispetto a ogni precedente (condizione) della materia (vivente) ed essendo, perciò, secondo il modello Sistema Assenza, capace della proprietà assente (fattore assente), è inclusivo di tutte le altre condizioni precedenti prive di gradi d'astrazione a causa della loro dipendenza dal legame con l'oggetto materia - possa ben spiegare le caratteristiche dell'esperienza e della conoscenza umane come a tutt'oggi si mostrano.
Homo sapiens
quotidianamente si trova immesso in un campo concreto - ed è probabile che ancor di più dovesse trovarsi in tale condizione all'inizio del suo cammino -, entro il quale deve indurre la sua espressività, capace di quel singolare modo che è l'astrazione, mediante le facoltà razionali ed affettive che gli sono proprie. Ogni giorno deve perciò scontrarsi con il campo inerte di materia non abile al procedimento analitico e sistematico, all'attività in generale del discernimento e dell'emozionalità astratti: il soggetto-oggetto umano è come ‘inviluppato’ entro un fitto strato di una materia-oggetto che lo circonda insieme con tutto l'universo che esso contribuisce a costruire, universo che gli tiene testa e che per lo più lo contrasta, anche quando gli orizzonti sembrerebbero spalancarsi senza ulteriori ambiguità. Ogni suo atto - che sia mentale o fisico - deve attraversare la barriera degli istinti e della consistenza corporeo-tattile, procedere lungo le vie sensoriali e cognitive che in prima battuta colgono un universo fatto di materia concreta anziché composto di niente (una materia non resistente) come potrebbe e dovrebbe essere in accordo con la nuova dimensione emersa dalla capacità di pensare (in astratto), di nominare le cose, di creare simboli e concetti rappresentativi ed esplicativi d'una realtà che se fosse in effetti così composta avrebbe il 'pregio' di mostrarsi vuota (assente) distaccata dal suo antico oggetto costituito di concretezza inerte (come morto d'una morte concreta).
Soltanto in seconda battuta, dopo l'elaborazione percettiva e cognitiva, in seguito alla ri-flessione, Homo è in grado di risolvere in modo sufficientemente adeguato la realtà-oggetto-cosa che dal mondo è espressa ancora nelle obsolete norme della ripetizione, dell'identità, della ‘materialità’, della presenza concreta a tutti i costi. Non sono (ancora) pensabili un mondo e un soggetto che abiti quel mondo privi di punti di riferimento, altri da quanto fino ad ora sono stati considerati; non sono riconducibili alle categorie umane consuete un mondo che non si manifesti secondo una presenza concreta e massiccia (priva di interstizi), un soggetto che lo osservi e lo esperisca privo dei connotati dalla concretezza quasi incoercibile. Con l'invenzione della cosiddetta realtà virtuale la tecnologia e la scienza hanno messo a punto un universo dalle caratteristiche percettive e sensoriali peculiari, in accordo apparente con la nuova dimensione prospettata, costituita quasi di niente e costruita sulla mancanza (cessazione) di cosa concreta. Nella realtà virtuale gli oggetti cessano dall'essere enti concreti dalla consistenza tattile e fisica e la ricezione degli stimoli sensoriali si fa vuota di materia-sostanza cercando di imitare il nulla (il vuoto, l'assenza) che sono di dominio dell'attività mentale e del pensiero (mancanti della materia dell'oggetto fisico): ma il corpo dall'altro lato del vetro resiste - è tuttora consistente - e, petulante, non ritiene affatto di rinunciare a chiedere della sua concretezza-esistenza, mai adattandosi a cessare dall'essere un alcunché di fisicamente (tattilmente concretamente, in eccesso) esistente; così essendo, difatti s'attua per esso la garanzia di non essere morto, di non essere nulla; ancora non è emersa l'accettazione d'essere altro con la conseguente assunzione per intero della privazione (assenza) della modalità concreta che fino ad ora ha dominato incontrastata l'universo e in gran parte l'organismo di Homo (sapiens).

Il teorema dell'Assenza

La ricerca che studia e definisce le proprietà (il fattore assenza a) del nuovo campo di realtà denominato Sistema Assenza è la conseguenza, lo sviluppo, infine il cambiamento - quasi un sovvertimento - di quella realtà sistemica costruita sul fondamento della complessità, sul quale tutto l'universo relazionale costruito da Homo sapiens s. - la realtà tout-court - si regge, inclusa la sua stessa attività quale osservatore di quell'oggetto di cui riconosce l'esistenza.
Che cos'è la complessità?
E' l'insieme delle proprietà a base del metodo nato dalla necessità di porre a fondamento dei sistemi che si occupano della conoscenza della realtà - della realtà tout-court -, un intreccio ampio, una trama sottile e fitta, un sistema più articolato e inclusivo di quello usato solitamente nelle scienze per descrivere l'universo esperienziale e cognitivo del genere Homo.
Al metodo classico della scienza che tende a ridurre il campo d'osservazione - e perciò la realtà - entro confini e limiti stabiliti da una razionalità che distingue per esclusione, riduzione e sintesi con la soppressione dei comportamenti particolari, eterodossi (rispetto alla visione centrale e prevalente), la complessità risponde con l'espressione d'un metodo a più ampio respiro, ma non meno rigoroso, in cui siano inclusi come fattori significativi anche gli stati marginali, diversi, altri rispetto al sistema dominante.
Con la complessità si fa spazio a una nuova alleanza (Prigogine, Stengers, Morin) tra le diverse strategie e discipline che studiano la realtà: le scienze cosiddette 'dure' (fisica, biologia, chimica) cercano finalmente un punto d'accordo con le scienze umane (psicologia, linguistica, filosofia, antropologia) per dar forma a uno stadio più articolato e duttile in cui si disegni un livello relazionale caratterizzato dal senso dell'unità complessa insieme con quello del singolo evento (olismo complesso), il che equivale all'unità (complessa) non scissa dal molteplice. Come sarà oltre spiegato il fattore assenza (a) segna un ulteriore passo nella direzione d'un cambiamento radicale nella percezione, elaborazione e costruzione del mondo: sul nuovo livello non si danno come necessari un mondo (la costruzione d'un mondo) e un osservatore che, per mezzo del suo sistema nervoso evoluto capace di osservare, distinguere ne ratifichi l'esistenza. Sul nuovo piano cessa come valore imprescindibile persino il fatto che alcunché abbia esistenza: al posto dell'oggetto-cosa si sostituisce (nel tempo - e prima e dopo il tempo -) l'anti(anti)cosa=il nulla astratto. Si configura pertanto uno stadio nel quale la realtà - mediata dagli antichi presupposti sensoriali, percettivi, cognitivi di un io psicobiologico, legato perciò in grande misura ai vincoli della necessità dell'esistenza d'una realtà materiale concreta (la cosa) e non sufficientemente emancipatosi dalle sue ascendenze animali - cessa d'imporre, se non la sua unicità, la sua prevalenza: il pensiero finora dominante fa spazio a un'altra possibilità di relazione (assente) i cui criteri d'espressione (e d'esistenza) [se ancora (provvisoriamente) è necessario porre in atto un alcunché che sortisca l'esistenza] non sono vincolati alla fissità (fissazione) delle categorie (obsolete) di forma, identità, appartenenza, tempo e spazio e simili. Persino le categorie (e le esperienze) di vita e di morte sono incluse, sussunte e trasformate in una dimensione in cui il morire (e il vivere) hanno altro impatto, diverso dalla concretezza che finora ha trattenuto il sistema Homo ancorato all'animalità da cui deriva a causa dell'appartenenza al dominio evolutivo biologico (naturale).
L'attività cerebrale della specie Homo appare limitata e coartata entro vincoli d'una concretezza-fissazione (sensorialità –> percettività –> oggetto mentale) che non le è affatto necessaria, data la già avvenuta assunzione in essa del livello culturale-astratto, e perciò la propensione, già parzialmente in atto, a una dimensione più libera da oggetti materiali e mentali [assenza d'oggetto concreto e astratto]. Con ciò ancora una volta è dimostrata la duplicità e la non soluzione del problema: lo stadio cerebrale umano e il sistema ad esso connesso appaiono da un lato vincolate all'oggetto cosa (il mondo nella sua espressione mentale e cosica) e dall'altro come pronte ad abbandonarlo del tutto attuando la cessazione della rappresentabilità e dell'esperienza ad esso connesse così come finora si sono manifestate; queste sono improntate a una fissazione che s'è instaurata sin dall'inizio quando le modalità d'esistenza degli esseri viventi s'ancorarono a una stabilità troppo lontana dalla possibile (temuta) estinzione (entro un equilibrio non sufficientemente capace d'oscillazione e mutazione).

La ricerca è nata con lo studio dei processi di inibizione ed estinzione dell'apprendimento e della memoria negli animali e nell'uomo, secondo un'ipotesi generale per la quale appare all'osservazione che i sistemi biologici complessi - e, in particolare, quello umano - hanno la tendenza a far emergere lungo la direttrice del loro sviluppo più progrediti livelli di complessità e astrazione, espressione di accoppiamenti strutturali di realtà dalla caratteristica del minor grado d'occupazione (fattore assenza) rispetto ai sistemi che hanno preceduto la nascita del genere Homo. (L'osservazione è comunque fatta a posteriori: non è possibile, in campo evolutivo, sulla base di dati a priori prevedere gli sviluppi degli accadimenti, anticipare la traiettoria degli eventi). La fissità di quelli ha fino ad ora indotto un campo di relazioni dominato dalla tendenza eccessiva alla concretizzazione, un'idea di materia-cosa che sta bloccata sul fondo senza mai sparire davvero, anche nelle più sublimi espressioni inventate dall'uomo. Ciò è il risultato dell'attività dei sistemi sensoriale (periferico) e cognitivo (centrale), espressa dalla specie umana, attività che non si dimostra idonea ad elaborare livelli di conoscenza ed esperienza meno vincolati a certezze di forma e identità, meno ingombrati e ingombranti a causa d'una vecchia idea di oggetto-materia, che impedisce il distacco dal piano concettuale relazionale attualmente esistente al mondo, così com'è concepito e costruito da Homo sapiens.
In accordo con l'ipotesi generale allo studio è in parte ammessa la possibilità d'un'ulteriore tappa evolutiva (post-evoluzione), in un modo che può apparire congruo allo schema antropologico prevalente prodotto dall'attuale sistema vivente pensante; la mutazione dovrebbe realizzarsi con l'espressione di uno stadio capace di (costruire) relazioni ulteriormente astratte, con la conseguenza della costruzione di mondi meno ingombrati di materia-cosa secondo diversi - meno saturanti - accoppiamenti tra soggetto pensante e realtà pensata, ovvero con l'attuazione d'un mondo in cui il sistema realtà attuerebbe la proprietà di mostrarsi secondo più evolute compiutezza e complessità attinenti alle proprie componenti strutturali (complesse), data una maggiore - più sottile e sofisticata - idoneità alla differenza - non ripetizione - e alla non necessità d'evidenza degli elementi costitutivi.
La realtà che da ciò avrebbe derivazione verificherebbe la proprietà del mutamento radicale [dell'essere più vuota (astratta), meno fissa (più instabile nella stabilità)] rispetto a quella finora esistente, così da essere svincolata da quella coazione a ripetere che è il limite strutturale della realtà nota: questa giace in uno stadio d'immobilità a causa d'un'oscillazione troppo limitata (troppo cauta) che il sistema compie intorno al punto d'equilibrio vita/morte relativo al suo organizzarsi generale e quotidiano, avendo una fortissima tendenza alla conservazione dello status quo. Ciò, secondo l'ipotesi, sarebbe l'esito del mancato definitivo distacco dalla condizione animale (naturale), la quale si comporta in accordo con le leggi generali degli organismi viventi non pensanti. Fino all'avvento della specie Homo si può rappresentare l'universo come un insieme privo di separazione e distinzione (distacco tramite l'attività pensante). La mancanza di qualsiasi fattore di astrazione non permette in quello stadio l'esistenza d'un soggetto che pensi e attui una realtà che abbia esistenza simultaneamente al fatto che egli riconosca se stesso come ente reale valido entro sé e fuori di sé.
Riconducendo una tale mancanza sotto il modello generale dell'Assenza, indichiamo ciò come condizione priva della proprietà del fattore (o valore) assenza, intesa come condizione che pone in essere la separazione fra le cose, con la presenza di interstizi e varchi (atti all'esplicazione dell'attività pensante), il riparo dall'occupazione globale del mondo da parte della cosità concreta, così come generalmente in mancanza di pensiero è solito accadere; quelle indicate sono alcune delle premesse necessarie a che esista una dimensione diversa da quella che implode entro l'oggetto concreto qualora questo non sia mediato da una mente capace di porlo in essere diversamente da un ammasso informe (di cosa non pensata).

Con il termine di Assenza [fattore (o costante) assenza a] indichiamo la proprietà che emerge nel passaggio dall'animale ad Homo e che dà luogo all'invenzione (emergenza) d'una realtà staccata da chi la vede e la pensa e, in generale, a quell'area che è individuata come dominio del soggetto che nel riconoscere se stesso come ente reale è idoneo a (ri)conoscere anche l'esistenza d'un oggetto oltre che sé (diversamente da sé).
Avremmo potuto limitarci a specificare con le proprietà della consapevolezza e dell'autoconsapevolezza l'inveramento d'un nuovo stadio nell'universo capace del pensiero astratto e del linguaggio ad esso congruo. Ovvero a indicare nell'esistenza di una mente capace di organizzare in modo nuovo un universo reale, concreto ed astratto al medesimo tempo, la differenza fondamentale da uno stadio (animale) all'altro (umano). Ciò sarebbe stato sufficiente se nel nostro assunto generale non fosse emersa l'esigenza di mostrare l'esistenza d'un'ulteriore fase di realtà, in cui il pensiero e il linguaggio astratti e la realtà conforme ad essi, costruita secondo i parametri propri della mente (costitutiva di Homo), si attuino ulteriormente smaterializzati, resi in tal modo astratti in una dimensione maggiormente complessa (e assente). In conseguenza di ciò la realtà e l'osservatore (e costruttore) della stessa cesserebbero d'esistere quali unici enti reali (e concreti) finora attuati, espressione del risultato del fondamentale atto (intendimento) del pensiero (astratto), evento che fino ad ora è stato il solo capace di organizzare e organizzarsi secondo i paradigmi d'un universo relazionale. C'è da ritenere, tuttavia, che quel primo e unico ecosistema, nel suo costruirsi e costituirsi, si sia esaurito in un'immagine-cosa, addirittura in un'idea-cosante, essendosi fissato fin dal principio in forme e sostanze (consistenze mentali e tattili) fatte emergere e concretizzatesi secondo un'attività nervosa (e mentale) non definitivamente congrua. Questa lo ha rivestito di descrizioni e concetti derivati da esperienze e pensieri appartenenti a un unico livello concreto vincolato alle tracce passate dell'evoluzione biologica, così che si sono rese per milioni di anni quasi del tutto improbabili anche le più piccole variazioni (oscillazioni) significative - non soggette a correzione - atte a un cambiamento di livello di sistema [verso l'assenza come sottrazione di traccia d'oggetto concreto (smaterializzazione e concettualizzazione oltre i vincoli noti)].

La musica dell'Assenza

La dimensione temporale in musica (dell'Assenza)

La musica dell'Assenza, facendo proprie l'espressione e la capacità di sintesi e di unità complesse e astratte (in assenza) dei nuovi sistemi, all'osservazione e alla sperimentazione si mostra costruita secondo il disegno di trama complessa (in assenza), i cui nessi sono costituiti da un campo relazionale a pressoché infinite variabili collocate in una dimensione-modello temporale dalle caratteristiche paradossali. E' da considerare il fatto che il paradosso (la costruzione di modelli contenenti proposizioni paradossali) è uno dei modi possibili - per il momento il migliore - al fine di descrivere gli stati e i fenomeni derivanti dai sistemi complessi in generale; in particolare, per delimitare le proprietà dei sistemi in assenza, sistemi che rappresentano gli estremi (e oltre) dell'universo pensante.
Aggiungiamo inoltre che il sistema assenza prevede condizioni peculiari e singolari che si evidenziano in massimo grado relativamente alla dimensione temporale, singolarità che descriveremo di seguito.
Il primo dei paradossi del sistema assente in musica è quello che concerne la dimensione temporale in cui la composizione musicale (in assenza) si colloca. Ogni composizione è già disposta nella sua globalità (assente) nell'anticipazione (nell'assenza anticipatrice), è cioè contenuta in un tempo-non tempo che precede (antecede) il tempo ordinario, forse addirittura ne prescinde: essa è già interamente pensata (sussunta) nella sua compiutezza, ma non concretizzata (fissata) entro l'ideazione. E' de-finita, ma non stabilizzata: ciò è condizione senza la quale non sarebbe possibile l'esistenza della musica di cui ci curiamo. Al medesimo tempo (nel tempo simultaneo e anticipatore) la composizione (in assenza) si dispone a svilupparsi nella temporalità ordinaria - nel tempo dell'esecuzione e della fruizione da parte degli ascoltatori -, temporalità che è quella dell'improvvisazione creatrice, per lo più in Raddoppio d'una linea già precostituita (livello 01), ovvero d'un'entità soltanto virtuale, non precostituita (Raddoppio senza evidenziazione del livello 01).
Il tempo dello svolgimento dell'esecuzione-improvvisazione è tempo inclusivo; è cioè comprensivo sia della sequenza dei suoni sia delle diverse variabili manifeste e non che durante la composizione-improvvisazione possono verificarsi, data la relazione costante con gli eventi della realtà compresenti con il fattore sonoro in atto del genere musica dell'Assenza: i suddetti eventi vengono allora immediatamente trasformati in forme adatte (assenti) a essere integrate entro lo svolgimento della musica in corso.

Il tempo assume la proprietà come detto, inclusiva; è cioè comprensivo sia dello sviluppo (temporale) della sequenza della musica - che si svolge comunque con un ritmo particolare (un ritmo assente nella complessità) -, sia dell'insieme sistema realtà che si costituisce nella relazione con esso: il procedere musicale pertanto includerà variabili della realtà generale (ad esso relativa) non ancora note al momento dell'iniziarsi dell'improvvisazione. Ciò implica che il contenuto musicale, nel suo aspetto tempo inclusivo, non è noto a priori, neppure nelle componenti (cellule) di base in nessuno dei punti dello sviluppo temporale. Da ciò nasce il nome di improvvisazione creatrice: con questo termine è indicata la nuova condizione di massima autonomia espressiva in musica (e in altre discipline del campo assente), che è la libertà di mutamento e invenzione ad ogni passo dell'atto che genera e si autogenera. Si può persino considerare che tale forma musicale nasca da un nulla specifico, elemento sorgivo che crea ogni volta daccapo l'inizio (della musica). E' assiomatico che tale libertà non sia anarchia: la libertà creatrice ha un vincolo ferreo secondo il quale la composizione deve collocarsi entro i limiti di quella sintesi creatrice in assenza che è anticipatrice del tempo (come precedentemente abbiamo spiegato).
L'anticipazione del tempo (il tempo dell'estinzione: t
oEst) presuppone l'emergenza d'un nulla compiuto = (un) tempo estinto; ciò equivale a dis-porre d'una dimensione in cui s'è azzerato il tempo ordinario [il tempo della storia biologica (fisica e mentale) naturale]; quella del tempo ordinario prima dell'azzeramento (1) è stata la dimensione temporale che ha condotto all'emergenza, lungo gli stadi evolutivi, della specie Homo sapiens (s.), capace di determinare l'esistenza concettuale della variabile tempo a fondamento della realtà fisica. E' questo un tempo oggetto. E' cioè un tempo che la ragione di origine biologica concepisce per definire, insieme con lo spazio, la realtà (oggetto).
Se il tempo di origine biologica ha termine, allora ogni oggetto della realtà che con quella dimensione è indicata (e fatta) esistere cessa, estinguendosi del proprio oggetto (essere il tempo) e si rende similare a (un) nulla. La materia concreta fisica, che è definita in e tramite un tempo oggetto, risultato d'un'attività nervosa di Homo costruita lungo l'iter temporale evolutivo delle specie naturali, cessa d'esistere in quanto tale e si mostra nel nuovo stadio come assente di materia=smaterializzata; essa diviene assente, pura espressività (comunicazione assente, senza oggetto), oltre il tempo e lo spazio ordinari. Si costruisce in tal modo una realtà nuova - qualora sia ancora interessante costruire ulteriori livelli o enti reali, d'altra origine, concezione e comportamento
(2) -, vuota dell'antico sostrato materiale, ma anche della concettualizzazione che sta alla base della sua esistenza in un mondo costruito secondo i presupposti (pregiudizi) di una mente che pensa (e costruisce il mondo) secondo i concetti di tempo e di spazio (ordinari).
La realtà nuova (se è costruita - e nel nostro caso ne costruiamo una nuova tendenza) appare in una relazione differente con le leggi di stabilità e di organizzazione strutturali, rispetto a come solitamente accade; essa appare su un altro piano, differente - un sistema altro - , per lo più non in opposizione con lo stato attuale delle cose, almeno per ora: include la realtà in generale più concreta avviandola a un costrutto meno vincolato al suo punto d'equilibrio e meno ingombro, costituendo pertanto una realtà affrancata dagli schemi di vecchio tipo, fattasi (autopoiesi) più idonea a fluttuare e ad ampliare a ogni oscillazione-fluttuazione il grado di complessità del proprio interno sistemico.

Il Raddoppio in assenza

Il Raddoppio assente come metodo (inclusivo) del modo di comporre

1. Il Raddoppio (assente o in assenza) è un procedimento-metodo compositivo rilevante di quella dimensione musicale che abbiamo chiamato musica dell'Assenza. E' nato e s'è sviluppato contemporaneamente e in accordo alla scoperta e all'esplorazione d'un livello di realtà dalle caratteristiche precipue della complessità ai suoi limiti estremi, non ancora emerso nella condizione dell'attività pensante attuale. Esso concerne (ed esprime) l'idoneità adattativa del nuovo stadio della musica (e della realtà ad esso corrispondente) che si organizza secondo la proprietà del sistema complesso assente.
Con tale procedimento s'attua l'accoppiamento congruo (in assenza) alla musica composta secondo le forme e le norme consuete (specialmente nella relazione con la musica del '900) e, in generale, alle forme ed espressioni della realtà soggettiva e oggettiva, interna ed esterna come attualmente è percepita e costruita secondo gli apparati e le strutture psicobiologiche di Homo sapiens.
Con esso si realizza l'inclusione del sistema musica e sistema realtà consueti entro il nuovo sistema complesso (in assenza). Questo è caratterizzato dal grado zero che corrisponde all'estinzione (astratta) dell'eccesso di presenza concreta, sostituita da un'altra presenza di tipo astratto, affettivo, congrua alla dimensione più vuota, priva dell'eccedenza che di solito mostra l'errore proprio del sistema attuale in cui prevale l'oggetto cosa (vibratorio) sull'aspetto silenzioso (anti(anti)vibrazione-anti(anti)suono): l'apparato sensoriale, percettivo ed elaborativo centrale del sistema psicobiologico di Homo sapiens ha carenza del livello zero e ha invece abuso del livello estrinsecazione della cosa - livello non zero.
Il sistema di ricezione nell'attuale condizione di specie è vincolato all'ascolto del suono (e a qualsiasi stimolo esterno o interno) dal lato della radice (in eccesso) concreta (secondo un modello pertinente, in fase di studio), non comprendendo, se non in minima parte, la radice più astratta e assente, quella che silenziosamente (in assenza) è idonea a produrre un livello sottostante assai più articolato - dalla complessità assente (subliminale) - appartenente anch'esso alla dimensione del linguaggio musicale. Ciò non è dissimile da quanto accade nell'espressione e nella ricezione dei linguaggi più astratti e complessi che caratterizzano Homo sapiens nelle diverse loro forme e distinzioni: questi difatti mostrano una carenza di definizione e di completezza a causa dell'indeterminazione alla quale nelle fase attuale è esposta la natura del sistema pensante.

La relazione simultanea

2. Il Raddoppio (in assenza) consiste nella composizione (ed esecuzione) d'una (o più) linee musicali che sono pensate in relazione simultanea con la linea musicale di cui s'intende indurre il raddoppio. Se nella musica consueta il raddoppio è in generale l'esecuzione simultanea (all'unisono o all'intervallo di ottava) d'un suono o d'una melodia per mezzo di uno o più strumenti o voci, ed è perciò una duplicazione senza scostamento rilevante dal suono d'origine, nel raddoppio in assenza s'attua invece una differenza specifica (linea 02) relativamente alla linea musicale che si pone come premessa (linea 01) da cui ottenere la nuova fase strutturale-formale compositiva dell'assenza in musica (linea 01 in accoppiamento complesso con la linea 02).
Il raddoppio in assenza non risuonerà dei medesimi suoni o delle identiche note della linea 01 (la premessa); invece con esso si porrà la differenza specifica, propria dell'organizzazione complessa del nuovo sistema, tale per cui il risuonare simultaneo delle due linee, simile a una struttura linguistica di nuovo tipo - per certi versi similare a una situazione contrappuntistica includente, pantonale e pluricentrica, a pressoché infinite direzioni [già all'avvio terminate (fattesi assenti)] - darà luogo al nuovo stadio musicale assente, in cui la combinazione dei due livelli (linea 01 e linea 02) farà emergere la caratteristica del grado zero (o del nulla musicale): secondo tale criterio alla base della relazione composita si dovrà formare quella rete complessa (il contesto intrecciato) idonea all'accoppiamento con un nuovo grado della realtà musicale e della realtà tout-court proprio del sistema complesso Assenza.

Il paradosso della simultaneità assente e complessa, come tempo dell'anticipazione - quale espressione parzialmente subliminale (rispetto al fenomeno evidente)

3. Si assume che il Raddoppio (in assenza) abbia espressione dato lo stato peculiare dell'anticipazione (temporale: rispetto al tempo ordinario): la linea che raddoppia (in astrazione o assenza) - la chiamiamo linea o livello 02 - si relaziona (suona) anticipando (ciò non è rilevabile sul piano evidente fenomenico solitamente esperito dal vecchio e superato sistema) il livello (01) (di cui si pone il raddoppio assente-astratto).
Le due linee musicali che all'apparenza suonano simultaneamente, a un'osservazione disposta dal nuovo punto di relazione, esplicitano fra loro una differenza temporale che soltanto talvolta sul piano fenomenico è avvertibile: ad un ascolto più specifico le due linee differiscono tra loro in quanto la seconda (la raddoppiante e anticipatrice) abbraccia la prima in un tempo come sospeso e rubato (anticipatore dell'inizio delle cose).
Con ciò è appalesato il paradosso della simultaneità assente e complessa, [come precedentemente spiegato nel paragrafo dedicato alla temporalità in musica (dell'Assenza)]. Ciò comporta l'esistenza contemporanea di simultaneità e anticipazione; un'anticipazione siffatta non appartiene al dominio fenomenico consueto; l'anticipazione è astratta: essa è del nuovo contesto o intreccio complesso in assenza: il ri-suonare in raddoppio (assente) comporta (e consente) che l'estinzione (astratta) dei suoni - della relazione complessa organizzata tra i suoni - sia già (in precedenza) in atto, ovvero che s'esprima (in anticipo còlto dall'atto pensante, ma non prefissato nella simultaneità dell'esecuzione) già il nuovo campo simultaneamente agente (in una simultaneità assente) con la rete dei suoni: estinzione in assenza del livello (01) di cui si vuole attuare il raddoppio (assente).

Il sistema complesso Musica dell'Assenza

La musica dell'Assenza rappresenta una nuova dimensione del rapporto regolato fra i suoni che tiene conto in massimo grado anche del relazionarsi delle componenti assenti (non evidenti) d'un insieme di suoni, componenti che determinano un sistema ipercomplesso atto a far emergere un nuovo stadio della realtà che ha sito nella relazione astratta, complessa e assente, relazione in cui la sommatoria delle forze in gioco è, in modo costante, uguale a zero [gradiente zero o del nulla (attivo) della musica].
La musica dell'Assenza, in qualità di sistema complesso e reale - d'altra realtà (maggiormente) complessa e assente - costruisce regole proprie secondo i modi della complessità, costituendosi quale sistema idoneo all'autorganizzazione (simile in ciò al linguaggio simbolico e astratto).
La composizione così regolata non si limita a evidenziare un nuovo oggetto sonoro; è, invece, almeno per alcune sue caratteristiche, differentemente disposta rispetto alla consueta forma-oggetto, della quale a un tempo 'comprende' e 'discute' la sostanza e la forma, ritenendole in eccesso cariche di concretezza, rigidità e fissazione, limiti che sottodimensionano l'attività del pensiero astratto e della sua eventuale evoluzione; ad essa sono d'ostacolo e addirittura d'impedimento perché si attui un grado di maggiore assenza, che è libertà da occupazione da oggetto (diversamente da come finora s'è verificato nella realtà evolutiva e storica di Homo).
La musica dell'Assenza tende a porre per inclusione e sussunzione su un piano meno ristretto l'oggetto (concreto) musicale (inclusione per Raddoppio), senza che con ciò nulla vada perduto del valore musicale, inteso come espressione coerente d'un sistema complesso retto da suoni (e loro assenze), capace di unitarietà nella complessità, costruito e definito secondo nuovi criteri, fra i quali è determinante l'introduzione di concetti di tempo (e di ritmo) differenti da quelli in uso in musica e nella realtà fisica e psicologica in generale.

La comunicazione 'affettiva' (assente), proprietà della Musica dell'Assenza

La musica dell'Assenza è un universo (sonoro) regolato da leggi proprie (le leggi del sistema assenza). Questo nuovo universo si mostra disposto a evidenziare la complessità come luogo delle relazioni tra suoni che interessano in special modo un'attività della mente (e del corpo: del sistema unitario mente-corpo emozionale e razionale) ad alto gradiente affettivo (affettività in assenza): la Musica dell'Assenza - contenitrice d'un nuovo linguaggio dal livello zero specifico di ogni parte e di insieme di parti (musicali) - subito si presta alla comunicazione (astratta e affettiva); è atta ad essere elaborata in modo rapido corrispondendo direttamente ai sistemi complessi dell'attività nervosa superiore di Homo sapiens; oltrepassa le barriere sensoriale e percettiva: di fronte ad esse non si ferma, senza tuttavia escluderle; attiva le risposte dell'apparato uditivo - e dell'elaborazione cosciente centrale - in una sintesi più astratta, vuota della concretezza obsoleta che lo ha caratterizzato finora: esso ha il difetto di possedere una grande lentezza e pesantezza nel cogliere nella sua globalità l'input sonoro che risulta così essere per lo più grossolano, costituito di oggetti (sonori) assai concreti e poco duttili di fronte ai quali è obbligatorio inventare soluzioni complicate e d'ardue comprensione e accettabilità in senso estetico ed affettivo - come si nota ad esempio nel modo di trattare il parametro ritmico e le dissonanze non pertinenti nell'attuale musica cólta -, onde evitare l'appiattimento nell'informe, nella noia, nell'indeterminazione. La Musica dell'Assenza, che s'apre secondo un'altra via - retta da regole non scritte (non secondo formule già note), non fissate a priori se non nella generalità di nuovo sistema, pronte ad essere messe da parte ogni volta che necessiti - entra nella dimensione manifesta secondo un incedere non costretto dal ritmo e dalle cadenze consuete, libero dalle accentuazioni codificate: si lascia procedere spesso come Andante, ovvero Adagio o Lento, solo talvolta un quasi Allegro; una nuova dimensione temporale si mostra accorciandosi o allungandosi all'interno del nuovo sistema dopo aver espresso, come abbiamo detto in precedenza e ulteriormente spiegheremo, il livello zero o assente (del tempo e del suono - antitempo, antisuono) che è forma affettiva del nulla astratto (in musica).

Il grado (livello) zero o assente

Si assume, come precedentemente detto, che la musica dell'Assenza è regolata secondo il principio del livello o grado zero o assente (del suono e del tempo).
E' una delle caratteristiche più importanti della nuova concezione in musica (e in scienza) ed è il criterio secondo il quale ogni singolo pezzo così come l'insieme dei pezzi d'una raccolta o quello delle parti di un'opera devono organizzarsi.
Il suddetto criterio, denominato criterio del livello o grado zero in musica, deriva dagli enunciati generali (relativi all'estinzione) propri del dominio del fattore assenza (a).
Per il sistema relazionale che si attua sulla base degli accoppiamenti tra gli apparati di Homo idonei alla relazione e la cosiddetta realtà - il che significa per l'intero sistema realtà di cui sono parte interattiva Homo e il mondo in cui questo è immesso e che esso stesso contribuisce a edificare - è palese il deficit che è l'effetto di quegli stessi accoppiamenti - tra apparati sensoriali, percettivi ed elaborativi e il materiale realtà. Essi sono stati fino ad ora vincolati a stati di equilibrio d'un sistema vivente e pensante che non ha saputo (o potuto) staccarsi dalle forme, funzioni e finalità d'un universo biologico sviluppatosi secondo dettami naturali d'antica e superata specie; questo infatti s'è comportato come un sistema vòlto alla conservazione e propagazione delle specie e, soltanto se osservato a posteriori e nelle fasi più recenti, s'è mostrato in grado di avere coerenza e affinità con i teoremi della complessità.
Pertanto, in conformità con la tesi principale, è auspicabile l'attuazione d'una condizione dagli equilibri differenti, ovvero una condizione di non equilibrio-assenza d'equilibrio (rispetto agli stati biologici precedenti). La conseguenza di ciò sarebbe l'instaurarsi d'una condizione nuova per la quale s'esprimerebbe la necessità dell'accettazione da parte degli apparati biologici della perdita dell'eccesso di tracce della memoria a cui le cose (e gli uomini) sono improntate, effetto degli accoppiamenti per opposizione vita-morte, conservazione-dispersione, ordine-disordine, caratteristiche di universi superati. Il realizzarsi della condizione della perdita suddetta - accettazione del nuovo principio di realtà (assente) - porterebbe alla mutazione radicale dei vincoli che sono attualmente necessari a far da legante tra il sistema recettore e costruttore della realtà e la realtà medesima così come ora esiste. S'attuerebbe pertanto l'estinzione a causa della probabile cessazione dei modelli esperienziali e cognitivi propri dell'attuale ecosistema (regime d'equilibrio) con la rottura dei legami di forma e di contenuto noti - del linguaggio e delle cose. Ciò consentirebbe l'abbassamento (e mutamento) della soglia secondo la quale è recepita ed elaborata la complessità degli stimoli; il sistema cognitivo consueto, che appare solitamente sordo a un'attività più ampia e sottile, muterebbe nella direzione dell'idoneità a cogliere l'assenza di mondo, diversamente e oltre la consueta (falsa) presenza che appare in eccesso di concretezza soprattutto per quanto riguarda l'aspetto sensoriale tattile.
Con la fine della suddetta dipendenza da legame si favorirebbe l'espressione di una nuova organizzazione del sistema secondo vie e modalità affatto differenti (nella differenza altra - assente - sciolta dai legami precedenti). Si farebbe evidente, persino ovvia, l'osservazione secondo la quale l'attuale modalità dell'esperienza e della conoscenza di Homo non sono altro che la conseguenza d'un mancato definitivo mutamento, a causa della non attuazione della legge del distacco che è separazione senza ritorno dai sistemi più rudimentali che lo hanno preceduto: quei sistemi non sono in effetti idonei a organizzare relazioni astratte e perciò a generare espressioni di realtà complessa. Soltanto con l'avvento di Homo s'è attuata almeno in parte la differenza da un universo costituito unicamente di cosa-materia. Lo sviluppo poderoso dell'encefalo e delle sue aree corticali, adatte all'acquisizione della posizione eretta e al linguaggio, sono stati i nuovi dispositivi che hanno permesso la nascita della nuova specie, quella umana, capace di inventare con il linguaggio astratto la cultura: queste proprietà (o qualità) hanno dato luogo a un universo non asservito alla cosa-materia, alla necessità imprescindibile dell'associazione cosa-vita-morte. Ha incominciato a prender così forma un universo meno occupato, meno ingombro di materia-scambi materiali: s'è dato inizio al piano d'esistenza d'un mondo relazionale fatto di minor occupazione da cosa, costituito di pensiero-astrazione-idoneità all'assenza, equivalente a una minor occupazione da parte di enti concreti, non dipendente in modo assoluto dalla necessità della cosa come luogo sottomesso alla conservazione, alla sopravvivenza e propagazione della vita materiale (non astratta).
Sull'ulteriore livello considerato sarebbe attuato un nuovo sistema dall'organizzazione della coscienza e del corpo di differente modello ideativo e costruttivo, per il quale assumerebbe valore e significato l'estinzione dell'eccesso di concretezza e nel quale s'esprimerebbe il criterio zero della relazione (relatività sine materia), proprio del concetto generale di Assenza.

Con grado zero della musica s'intende l'ottemperanza a quel principio per cui il manifestarsi (materiale) dei suoni è già astratto (estinto sul livello zero) nel suo insorgere e primo concretarsi: nessun suono o relazione fra suoni (che sia rapporto di altezze, timbri, intensità, espressione, ritmo o altri eventi che concorrono a formare un pezzo musicale) deve eccedere superando quella soglia - soglia dell'Assenza - oltre la quale il suono non è più capace di vuoto - perde cioè della proprietà assente in una sua radice. Quando il suono, giustamente sollecitato dall'interprete, s'attiene a quella soglia, allora silenzioso può partecipare delle condizioni più complesse e astratte dell'attività centrale di Homo, che sono già meno vincolate alla dimensione cognitiva di vecchia specie, perciò già disposte a mutare: il suono, che ha espressione in tale sede, è pronto ad essere trasformato in contenuto altro e assente (ricco del metodo nuovo), adatto ad abbracciare l'intero universo musicale che in modo più concreto è finora sopravvissuto adattandosi passivamente, non in competizione cioè con la legge evoluzionistica da sempre uguale a se medesima, ancorata alla primigenia materia organica.

Il nuovo sistema dei suoni (antisuoni-assenti)

Il nuovo sistema atto alla complessità assente è allora quel sistema che non corrisponde alle leggi atte alla sopravvivenza e alla propagazione delle specie. L'apparato uditivo è quell'apparato sensoriale, percettivo idoneo a ricevere ed elaborare dati del mondo esterno di genere sensoriale acustico, che diviene capace, dato il nuovo stadio di relazione, di svincolarsi dalle configurazioni che esso ha mutuato dagli organismi biologici (l'animale) dai quali proviene. Questi sono avvezzi a scambiare con un ambiente - entro un sistema naturale - le cui leggi sono fissate nei limiti della conservazione e della sopravvivenza: l'animale raccoglie suoni (e rumori) secondo finalità concrete immediate - e non secondo le modalità d'elaborazione complesse e astratte di Homo -, allo scopo di evitare di soccombere di fronte ad ostacoli, oppure di cercare l'accoppiamento sessuale nelle stagioni opportune; esso è legato a ritmi sempre uguali, scanditi entro un universo (naturale) privo degli interstizi propri della realtà concettuale che si costruirà soltanto in seguito all'avvento di Homo (sapiens) e dei suoi linguaggi astratti.
Gli apparati sensoriali e percettivi di Homo non sono pertanto luoghi intonsi e non sono una tabula rasa idonea a ricevere e costruire mappe sonore - la musica - in modo libero da condizionamenti e legami precedenti: l'orecchio umano è nel suo profondo condizionato, almeno in parte, dalla tensione dell'ascolto di rumori o suoni dell'universo naturale in modo non dissimile dall'animale che s'era organizzato sulla base di meccanismi semplici e automatici alla scopo di soddisfare le sue necessità immediate.
Il vecchio orecchio è in ascolto altresì dei suoni con l'uguale tensione che probabilmente doveva avere quando la nuova specie Homo da poco venuta alla luce doveva difendersi dagli altri esseri viventi che popolavano una terra selvatica, priva dell'ampia rete di forme e di valori cui noi attualmente, dopo millenni, siamo abituati, pur senza dover prestare continua attenzione e consapevolezza all'universo relazionale in cui siamo immessi.
L'apparato uditivo allora risente sia dell'ancestrale natura propria dell'animale, privo di autocoscienza e, perciò, di distinzione e separazione, sia della carenza di quelle finezza e finitezza che sono idonee a permettere l'assenza di rumore in una delle radici di cui è costituita la natura-struttura dei suoni, qualora si sviluppi e abbia accoppiamento con la componente più astratta (assente) di Homo, fattosi più maturo e distaccato da un mondo primitivo ormai affatto povero di senso.

La fase di registrazione

(la traccia della musica assente)

I criteri secondo i quali la musica dell'Assenza viene registrata, per poi eventualmente essere riportata su compact, sono specifici del nuovo metodo di cui ci curiamo.
Il momento della registrazione non prescinde nella sua preparazione ed effettuazione dalle leggi generali del sistema allo studio: i pezzi (musicali) vengono registrati per intero in ogni seduta di registrazione; non si fa uso di interruzioni e unioni successive per singole parti (ricucendo tra loro i migliori risultati delle diverse sedute di registrazione). Non si procede allo spezzettamento del brano e alla sua unificazione in secondo tempo.

L'unità e il significato della fase di registrazione: l'unità delle diverse fasi delle composizioni in assenza come libertà continua di generare (altro)

Il nostro procedere è in accordo con la tesi dell'unità completa e complessa di ogni pezzo musicale, per il quale la realtà tutta è partecipe della composizione secondo il criterio dell'Inclusione. Ciò non significa che qualsiasi esecuzione-registrazione abbia un livello qualitativo sufficiente per essere ritenuta valida. E' necessario invece che si verifichi quella condizione specifica - che non si discosti dai valori propri del Sistema Assenza; attivi cioè il fattore assenza adatto al silenzio complesso delle forme e dei contenuti - così da permettere che l'insieme unitario molteplice e assente s'attui parlando la lingua nuova in modo coerente: basterebbe il più piccolo errore o fraintendimento nella comunicazione (astratta), - anche non evidente, persino della sola intenzione-comprensione - che l'unità richiesta verrebbe a mancare, cosicché il senso di bello e di astratto proprio della relazione suono-assenza - estetica dell'Assenza - potrebbe crollare in un boato fragoroso e insulso, ovvero in uno svuotamento privo di ragione e di sentimento (assenti) adeguati. Nella nuova fase della composizione (e scomposizione) dei suoni esiste una legge non dissimile da quella del tutto e del nulla: una non completezza nell'esecuzione-improvvisazione, il più piccolo restringimento dell'intensità affettiva (astratta) mediata (ad esempio) da un tocco impreciso, da un ritmo eccedente, da un colore mancante, dalla non aderenza psichica alla nota e così via, può portare all'insensatezza dell'intero pezzo e persino dell'intera opera: il sistema assenza richiede 'fedeltà' e 'coerenza' in modo compiuto, in modo che non può essere approssimativo. Ma, allo stesso tempo, con il nuovo metodo esiste la più grande libertà d'espressione perché, se l'esecutore o il compositore, o l'esecutore-compositore con tale livello ha giusta relazione (con il giusto grado di distacco e di affetto) in tale sito si attua la più grande libertà d'esprimersi, di comunicare inventando ogni volta piani relazionali tra altezze, timbri, intervalli, dinamiche, anche ritmi differenti così da dare inizio a filoni di rapporti musicali e psicologici (ultrapsicologici - a-psicologici) sempre rinnovati e rinnovanti per chi ascolta.
Si potrebbe pensare che, essendo musica per improvvisazione - sia pure del genere creazione - , poco senso avrebbe la sua registrazione o eventuale scrittura; la registrazione e la scrittura sono mezzi per la replicazione e perciò comportano la ripetibilità del fenomeno (sonoro): ciò potrebbe apparire in contraddizione con la tesi generale del rinnovamento continuo e costante della nuova espressione musicale.
E' interessante invero osservare come ad ogni replicazione per disco
(3) o dal vivo tale musica ugualmente si rinnovi, proponendo diversi modi dell'ascolto, in misura molto maggiore rispetto alla musica consueta. La mente-corpo che ascoltando organizza e si organizza attorno a questi suoni, ogni volta si trova di fronte a un enigma al quale, per vie ad essa sconosciute, sente di corrispondere; e così ponendosi nell'ascolto dovuto, risponde con il piano astratto - dove nulla è uguale a se medesimo essendo mutati i parametri secondo cui il mondo è solitamente ordinato per mezzo delle categorie sensoriali, percettive e razionali del vecchio modo di conoscere e occupare.
Le registrazioni vengono perciò effettuate prendendo in considerazione il pezzo per intero. Una volta che con sistemi digitali la registrazione abbia avuto luogo non si agisce successivamente su di essa modificandone i valori attraverso interventi di tipo artificioso che sono possibili tramite mixer o altri macchinari atti ad esempio a produrre effetti correttivi del suono. E' necessario che la registrazione risulti il più possibile ‘pulita’ e integra in prima battuta, in modo da restituire non ridotta la mobilità interna (oscillabilità astratta) e la capacità d'autorganizzazione che il sistema ha intrinseche e che sono pronte ad attivare sul livello zero-assente l'apparato d'ascolto profondo del fruitore, in quel dominio estetico affettivo e razionale che si ritiene essere idoneo a far emergere altre vie astratte (assenti) dell'intelligenza e dell'emozione oltre le consuete barriere degli istinti e delle loro rappresentazioni consuete.

La presa microfonica: uno strumento ulteriore atto a significare

La presa microfonica è una variabile importante facente parte del metodo generale: la distanza con cui sono disposti i microfoni rispetto agli strumenti è dipendente dalle esigenze della fase compositiva e dello studio del metodo di quel momento: la presa del suono più o meno prossima alla fonte è indice dell'esigenza di cogliere i suoni una volta nel loro subitaneo insorgere e manifestarsi e, pertanto, nell'estinguersi (astratto) di essi (grado zero del suono) nella fase iniziale, un'altra in un momento successivo, in una loro oscillazione temporale (entro una maggior durata fenomenica): i microfoni hanno la medesima funzione d'uno strumento musicale; vengono fatti risuonare a seconda delle esigenze della composizione e della fase di ricerca.
La forma e il contesto in cui si situa la sala di registrazione sono anch'essi variabili interagenti con la complessità della musica.
Si tratta d'una sala dalla forma di parallelepipedo di circa 100 mq. di superficie e 6 m. di altezza, inserito in un parallelepipedo maggiore di circa 700 mq. e d'uguale altezza che costituisce la sede del Centro Studi Assenza.
In essa si manifestano fenomeni di risonanza (echi naturali) che di volta in volta sono controllati e resi congrui al tipo di registrazione che si vuole ottenere tramite l'inserimento e lo spostamento di grandi tele dipinte dal compositore medesimo secondo forme e segni astratti-informali o della nuova figurazione assente: l'insieme delle relazioni tra forme e segni - il linguaggio (vuoto) segnico astratto e figurativo (assente) dell'Assenza - e l'insieme dei rapporti tra suoni [anti(anti)suoni] rappresentano un ulteriore indice di complessità e di ampiezza dell'universo estetico relazionale (in Assenza) cui si vuole corrispondere. Ci sembra interessante e apportatrice di ricchezza semantica la messa in gioco di così numerosi elementi atti a comporre un insieme unitario nella più varia molteplicità delle interazioni prive di fissazione (oscillazioni astratte).

Cenni sui contenuti della Musica dell'Assenza

La musica dell'Assenza si serve per il raggiungimento dei nuovi livelli d'astrazione e della sua specificità assoluta delle più diverse forme compositive fino ad ora in uso nella musica consueta.
E' fondamentale l'uso del pianoforte che è stato per lunghi periodi, soprattutto iniziali, lo strumento base per la composizione-improvvisazione; si è ritenuto, infatti, essere quello lo strumento d'elezione idoneo, data la complessità della sua struttura e la completezza della sua storia, a fungere da strumento raddoppiante.
Sotto questa specie il pianoforte è stato inteso e usato anche come strumento neutro o dalla timbrica vuota, strumento che nella performance compositiva ed esecutiva potesse avere la qualità di porsi alla distanza giusta da cui attuare il Raddoppio dell'Assenza. Esso è ed è stato lo strumento in cui la relazione tra i suoi suoni è stata assunta come stadio dell'antecedente o dell'anticipo, capace di porre immediatamente il grado zero dell'intenzione e dell'espressività [stadio musicale (assente)], idoneo a trasformare per inclusione la musica in relazione con la quale è posta l'improvvisazione astratta.
Con il pianoforte da solo sono state composte numerose Sonate Astratte complesse (15), inoltre Sonate doppie in cui un pianoforte raddoppia l'altro (Sonate per 2 pianoforti).
Il pianoforte fa da evento di sfondo (raddoppiato) o da evento in primo piano (raddoppiante) nella relazione con altri strumenti, in particolare con strumenti elettronici (sintetizzatori) di diverso genere.
Con il pianoforte e gli strumenti elettronici sono stati composti molti pezzi, nei quali la scelta dei timbri e il comportamento delle relazioni sonore dei suoni sintetizzati sono stati diversi a seconda delle fasi della ricerca. Da ultimo i timbri dei sintetizzatori sono così elaborati da giungere in alcuni casi a una sorta di svuotamento e polverizzazione dei suoni, così da mettere in primo piano il grado silenzioso e astratto (anche nell'evidenza consueta) delle interazioni fra questi.
Si sta lavorando anche con la voce femminile, sia nella forma della comunicazione verbale senza canto, sia nella forma di canto dalla particolare espressione timbrica che si manifesta attraverso l'emissione di una voce aspirata e soffiata, silenziosa, idonea ad accordarsi con l'oscillazione vuota e aperta dei suoni.
Lo studio della vocalità e della sua relazione con i timbri elettronici è inserito in un progetto di vasta portata che include la messa in musica del poema Europa, o l'Assenza - poema di più di cinquemila versi - scritto dal compositore medesimo secondo vie nuove del linguaggio poetico anch'esse relative alla complessa logica del tema dell'Assenza. In esso vengono cantate epicamente, indagate scientificamente ed espresse in musica aree della storia e del pensiero finora escluse da parte del paradigma dominante, fra le quali quelle concernenti le gravi patologie mentali come la schizofrenia.
E' in fase d'elaborazione un'operazione che ci sembra interessante, dai contenuti e dall'espressione particolari: si sta provando a mettere in musica il corpus concettuale concernente il Teorema dell'Assenza. S'intende dare voce musicale, con il canto e gli strumenti acustici ed elettronici alle formulazioni teoriche, alla rivoluzione concettuale del nuovo tópos culturale e neurobiologico - nel senso del fattore assenza - emerso con la scoperta del nuovo livello di relazione astratta. In generale si vogliono sollecitare anche tramite il linguaggio musicale peculiare qual è quello dell'Assenza le proprietà intrinseche al nuovo contesto perché questo più facilmente, con minor resistenza emerga in mezzo alle maglie d'un apparato sensoriale e razionale ancora quasi totalmente vincolato alla sopravvivenza ovvero al mantenimento d'un equilibrio - statu quo - secondo parametri superati: i concetti così messi in vibrazione sonora assente attraverso il connubio strumento acustico e voce umana dovrebbero penetrare oltre la barriera della struttura cognitiva consueta intrisa della concretezza in eccesso di cui è causa forse principale un equilibrio vita-morte non sufficientemente specifico della dimensione Homo sapiens s. e delle sue probabili tendenze di sviluppo oltre quelle limitazioni più volte già evidenziate, nella direzione di un nuovo essere che in modo più compiuto si faccia astratto-assente (Homo abstractus; la Post-evoluzione)
(4).

(1) Nella fase attuale della ricerca riteniamo tuttavia che sia stato proprio l'azzeramento subliminale della dimensione temporale una delle variabili fondamentali che hanno prospettato il cambiamento idoneo alla conformazione del genere homo.

(2) Non è assiomatica la necessità dell'esistenza d'un mondo e d'un cervello-pensiero che lo pensi (nel modo in cui è stato fino ad ora).

(3) I CD sono registrati per conto dell'Associazione Centro Studi Assenza e possono essere richiesti telefonando alla sede di Via Stromboli, 18, Milano, telefono 02 4699490 - 02 4699504 - fax 02 4699535.

(4) Vedere anche: Il principio d'inclusione, I e III Saggio dell'Assenza, Zeta News N. 21/22, Aprile 1993, N. 25/26, Gennaio/Febbraio 1994.