Clicchi qui

LA MUSICA DELL'ASSENZA DI PAOLO FERRARI

Paolo Ferrari e Vittorio Zago

Nota introduttiva a:

In-divenire ulteriore
per Doppio pf.
(2 pf. in-Raddoppio), percussioni e violino facoltativo, cum scaena

1
In-divenire ulteriore è composizione musicale costruita (e decostruita) secondo i criteri d'un (a)sistema complesso a più piani, a più direzioni, a più foci; è unità (complessa) fluttuante nel tempo (e nello spazio), aperta a ulteriori livelli d'interazione e d'interpretazione musicale e teoretica [è posta in un rapporto particolare d'interazione (e d'interpretazione) con chi la suona, chi la pensa (e chi l'ascolta)].

2
La peculiarità dei costrutti e dei significati del titolo ad essa dato hanno una stretta corrispondenza con le caratteristiche proprie della composizione stessa.
a. Il termine divenire esprime una condizione di non fissità. Indica passaggio da una situazione all'altra; mutamento, trasformazione, evoluzione (Dal Vocabolario della lingua italiana Sabatini e Colletti). E' condizione che ha svolgimento in una temporalità: un passaggio continuo tra essere e non essere.
b. A ciò vanno aggiunte ulteriori considerazioni circa la formulazione del suddetto titolo in parallelo con la modalità costruttiva e il modo interpretativo del pezzo musicale.
Al termine divenire=mutazione è preposta la preposizione-particella di stato in. Tale particella è connessa con il sostantivo da un trattino che ad esso la unisce (e contemporaneamente segnala l'esistenza d'una disgiunzione). Questo intervento di unione-disgiunzione tra termini non solitamente connessi l'un l'altro è un procedimento particolare, che spesso abbiamo adoperato e che lo si trova ad esempio nell'opera di Célan, il poeta d'origine rumena, autore di diverse raccolte poetiche e, in particolare, di Luce coatta e Di soglia in soglia.
La presenza del trattino tra in e divenire, termini solitamente non interconnessi in questo modo, intende evidenziare una peculiare associazione tra le due entità, così da costituire la premessa per l'esistenza d'una nuova entità significativa e d'un suo diverso stadio relazionale.
Il mutamento, espresso dal termine divenire, ora assume un significato ulteriore. Non soltanto in esso è contenuto il senso d'una situazione in svolgimento secondo l'uniderezionalità della freccia del tempo; è ulteriormente espressa, tramite l'accorpamento tra la particella di stato e il verbo (sostantivato) proprio della trasformazione, una direzione (temporale e spaziale) maggiormente complessa (e astratta) verso l'ulteriorità (in-divenire ulteriore).
c. Ciò sta ad indicare l'emergenza d'un grado del divenire diverso, un divenire ulteriore=divenire: nella differenza=differire nel mutamento.
La dimensione temporale, dunque, contenuta nel termine divenire, a cui s'è congiunta (in unione e separazione) la preposizione di stato in, fino a produrne l'eventuale trasmutazione (in-ulteriorità), assume una connotazione differente, oltre (ulteriore) rispetto a quella d'una linearità semplice in una sola direzione: diviene una condizione d'ordine complesso propria d'un sistema in-divenire ulteriore, che è pronto a trasformarsi in a-sistema, ovvero in(-)asistema.
d. In-divenire ulteriore è condizione allora che si fa equivalente a un asistema complesso a più direzioni, a più foci, in cui il parametro tempo si arricchisce di nuove componenti atte a contribuire a costruire e de-costruire (materializzare e de-materializzare) il contesto (a-)sistemico stesso cui esso appartiene.
e. Le monadi musicali, di cui il pezzo è costituito - e che nella loro interazione reciproca ne costituiscono l'oscillatoria, irregolare (non-fissa=asimmetrica) unitarietà, a più foci, a più direzioni - , appartenendo a un asistema complesso non sono esauribili nei piani dell'evidenza coatta, quella propria dell'immediato riscontro, appannaggio degli apparati sensoriali-percettivi di Homo sapiens: esistono in continuazione livelli paralleli e virtuali (ulteriori) che assumono esistenza in concordanza con le particolarità asistemiche che stiamo descrivendo. Divengono in-ulteriorità secondo una temporalità capace essa stessa di divenire : essa temporalità prende forma in un successivo divenire secondo un'incessante trasformazione-trasfigurazione, tale per cui il tempo si costruisce e si de-costruisce (si materializza e si de-materializza) nel risuonare del pezzo e di tutte le sue componenti, nel rapporto simultaneo fra queste (fase sincronica) in un tutto complessivo anticipante-anticipatorio, dato una certa posizione dell'osservazione-pensiero (da parte di chi la esegue e di chi l'ascolta), e nello svolgersi per tempi successivi, da un punto all'altro del divenire lineare secondo un'osservazione diacronica. La dimensione temporale perde pertanto della fissità consueta, intesa come svolgimento regolare e continuo lungo una direzione; diviene essa stessa fattore di organizzazione complessa della relazione tra i suoni e della loro propensione ad aggregarsi (e disaggregarsi) in uno spazio irregolare e asimmetrico, dato un tempo d'occupazione e di disoccupazione.
f. Si attua nel corso dello svolgimento del pezzo un moto di andata e ritorno, di accumulo e di dissipazione, di costruzione e decostruzione continui: l'andamento non si limita a una contrapposizione di ordine duale, ovvero di semplice oscillazione intorno a un punto fissato a priori. Le cellule sonore si aggregano e si disaggregano in modo non lineare (non regolare), secondo procedimenti di feed-back sia negativo (semplice), sia positivo (iterativo), costituendo l'asistema capace d'una cangianza, quale suo parametro costante: in esso nessun elemento si ripete identico a sé, proponendo una condizione di differenza (ulteriorità=differenza=alterità=svincolo da legami consueti).
f1. Ciò significa anche rompere la coazione a ripetere che, se da un lato è uno dei fattori portanti della possibilità della conoscenza e dell'evoluzione dell'esperienza umana (fattore memoria), dall'altro è anche la trappola entro cui è finito, fissandosi, il processo evoluzionistico di tale specie, condannata ad essere identica e speculare a se medesima, pena il timore di smarrire per sempre il senso di sé e delle cose (a sé corrispondenti).
3

a. Il modo d'aggregarsi e di raggrupparsi del suono e del suo roteare nel tempo-spazio, essendo ora sostrato a due dimensioni, ora complesso a tre o più dimensioni, si ritrova in massimo grado espresso in questo pezzo dalla particolarità delle 2 linee pianistiche poste in-Raddoppio: di esse il pf. 2 rappresenta il fattore raddoppiante della linea del pf. 1, come discuteremo in un paragrafo successivo.
b. Come già abbiamo indicato in altre composizioni, l'ascoltatore è invitato a una presenza attiva nella relazione con l'evento musicale: in questo caso non è sufficiente per la comprensione e il godimento della musica in atto che, in modo passivo, egli si lasci pervadere dagli elementi timbrici o dal ritmo musicale ovvero dalla dialettica tra gli strumenti; occorre invece che si disponga attivamente a ricevere la complessità che dall'(a-)sistema emana, in-divenire ulteriore. Occorre che chi ascolta si ponga nella differenza, e cioè non solo interagisca con i suoi apparati percettivi ai suoni e alla loro costruzione, ma che egli stesso divenga parte integrante dell'(a)sistema in atto, facendo emergere la complessità non tanto relativa ai primi stadi dell'ascolto, ma quella appartenente al divenire ulteriore: in quello spazio(-tempo) dove il tempo si costruisce (e decostruisce), dando forma a una sorta di tappeto-sostrato di suoni, in cui tutto appare, al primo impatto, essere fermo in un'interrogazione continua. Ma nulla in realtà è lì fermo, ché si manifesta una cangianza senza soluzione di continuità, capace di non cedere a un disordine casuale, ma di organizzarsi senza sosta entro una condizione in cui la temporalità fa capolino situata in una differenza peculiare, sostenuta proprio dalla costante insita nel cambiamento privo di ritorno, e mai casuale. Al divenire consueto unidirezionale, a un solo livello, è sostituita allora una complessità relazionale a feed-back negativo e positivo, in rapporto con la quale appare emergere un'ulteriore temporalità profonda che ha la proprietà d'un divenire, d'uno spostarsi passo a passo, con grande lentezza: simile a un sostrato che lentamente tende a spostarsi e a disporsi entro uno stare-diveniente e a produrre tramite un simile peculiare moto l'esistenza fondativa d'una realtà ulteriore capace d'un divenire non funzionale, non lineare entro uno stadio complesso dell'esserci. Si autodefinisce in tal modo uno stadio (nuovo) nella differenza, con la peculiarità d'aprirsi costantemente alla ricchezza di ulteriori nessi interattivi con sistemi della stessa specie o anche di altri di specie diversa, mai esaustivi in se medesimi* .

4
a. Come accennato precedentemente i due pf. (le due linee pianistiche) sono disposte secondo uno specifico rapporto reciproco, detto in-Raddoppio; è una delle modalità che caratterizzano questo genere di musica; essa è l'espressione di relazioni complesse e asimmetriche (rispetto ai sistemi consueti) che s'instaurano nell'intreccio dei suoni, del pensiero, delle emozioni degli esecutori, degli ascoltatori e delle realtà, in generale, tutti chiamati a partecipare in modo specialmente attivo.
b. Anche in questo caso esiste uno spostamento del valore semantico dei termini che andiamo proponendo.
Il termine Raddoppio non ha il significato che solitamente è usato in musica. E cioè non è "la duplicazione simultanea di un suono o di una melodia, all'unisono o a intervalli di più ottave (...)". Enciclopedia della musica Garzanti. Inoltre tale termine è legato attraverso un trattino alla preposizione di stato in, analogamente a quanto abbiamo osservato per in-divenire. L'unione (e la separazione) indicata esprime l'emergenza-esigenza d'un nuovo tipo di significato per quell'insieme e, nel campo suo specifico musicale, un nuovo tipo di rapporto in-Raddoppio fra due o più strumenti.
c. In-Raddoppio è perciò un termine nuovo coniato appositamente per questo genere di musica: la linea raddoppiante, in questo caso il pf. 2, accoppiandosi con il pf. 1 dà luogo a un'entità musicale capace d'ulteriore astrazione. Ciò indica specificatamente l'introduzione nella verticalità del fattore generatore di quella (a-)complessità (complessità astratta), propria d'un sistema nuovo in-musica: la dimensione temporale assume quelle caratteristiche che abbiamo indicato e le linee musicali nella reciproca e specifica interazione (in-Raddoppio) apprendono ad ondeggiare fluttuanti tra costruzione e decostruzione, in due, tre o ulteriori dimensioni nell'intreccio tra il procedere orizzontale e l'integrazione verticale.
d. Un siffatto campo d'interazione sonora è pronto a dar luogo in chi ascolta un analogo campo d'oscillazione-fluttuazione, in un'assenza di stabilità e di soluzione (secondo i paradigmi consueti e attesi). Emerge una sorta di sospensione del tempo, i cui battiti (astratti e oscillanti in modo asimmetrico) si fanno adatti ad abbracciare e comprendere i battiti (gli stati soggettivi mentali e corporali) dell'esecutore: questi si ampliano in un rapporto che, se da un lato è caratterizzato da un accoppiamento strettissimo con le linee musicali, dall'altro s'apre al distacco (affettivo e astratto) con quelle stesse che (ormai) si sono disposte in un tempo oggettivato e libero secondo le proprie ragioni interne (autoreferenziali).
e. Specificazione del significato della linea del pf. 2.
In seguito a queste considerazioni non è difficile arguire come quello che potrebbe chiamarsi Raddoppio astratto (in-Raddoppio) è quel gesto musicale espressamente indotto al fine di impedire qualsiasi stato di fissazione del sistema (pf. 1), già di per se stesso smosso dal continuo confrontarsi con i suoi stessi parametri di tempo e di organizzazione non stabilita (stabilizzata) a priori ma con ciò non indefinito in modo casuale (essendo equivalente a un (a)-sistema ad organizzazione complessa, capace di autodefinizioni relazionali).
La linea 2 del Raddoppio, che mostra una sorta di contrappunto - nella differenza con il contrappunto consueto -, adottando proprie regole interne dell'ordine della complessità di sistemi sui margini del caos, potrebbe essere ideata, scritta e interpretata anche in modo difforme (differenza=in-divenire, ovvero in-ricercare) rispetto all'unicità e tendenza alla stabilizzazione d'un sistema che di solito la sua messa in scrittura comporta: questo secondo stadio è difatti incline ad accoppiarsi secondo differenti modalità relazionali, proprie di (a-)sistemi capaci di oscillazione non standard. L'esecutore è invitato a disporsi in una libertà interpretativa - anche d'improvvisazione, così come del resto tale linea è stata composta, prima della sua elaborazione in scrittura: il vincolo fondamentale cui occorra attenersi è dato dalla necessità di produrre quell'accoppiamento di ordine complesso entro la differenza (in-divenire=in-differire) che la linea del pf. 1 continua a proporre.
f. Oltre l'oscillazione (non-stabilizzazione) espressa dalle 2 linee di pf., l'inserimento delle percussioni induce l'insieme a un ulteriore senso di svincolo (in-differenza=in-divenire) dell'intero: ciò permette l'emergere d'un senso di libertà espressiva con analogo valore di comunicazione (a-comunicazione) che, nel sistema ricevente (nell'ascoltatore e, in generale, nel sistema ampio della res extensa), si traduce in valore affettivo (astratto), (secondo i significati che per tale termine abbiamo adottato nella premessa a In-abstracto complexu ... ).
L'esecutore si fa pertanto massimo interprete della sua parte, creatore secondo le specificità a sé connaturate, non disgiunte dal rapporto con l'insieme della formazione musicale e, nell'ampio (a)-sistema, con le condizioni presenti al momento della performance [tipo di pubblico, relazione con gli altri interpreti, medium di trasmissione (radio, televisione, sala da concerto), e, in generale, con il contesto della realtà in atto].
g. C'è inoltre da tener presente circa l'inclinazione di questo pezzo musicale alla libertà espressiva e (a)comunicativa - anche giocosa - l'invito per altro esplicito rivolto all'esecutore - posto in scrittura in alcuni punti specifici della partitura - ad abbandonare i suoi strumenti usuali, per cimentarsi con altri, ad esempio come strumenti a fiato - il flauto a coulisse - , a percussione - il wasamba. Con ciò si è manifestato ad-ulteriora l'intenzione di liberare gli strumentisti dalle loro abitudini e sicurezze esecutive, dall'altro a dare al pezzo quei caratteri anche d'improvvisione e di leggerezza che ne rappresentano un aspetto importante.
In più quei momenti di (di)stacco e di sottile trasgressione, pur circoscritta, permettono l'inverarsi in partitura come di brevi e rapidissime cesure, punture di spillo che trapassano il tessuto di prima ricezione, per aprire varchi sul piano più profondo, dove un sottotesto, quale continuum astratto, come già in precedenza discusso, va formandosi entro l'asistema (in-differenza) in-divenire.
Questo piano va a completare l'a-struttura dell'insieme, mentre sollecita senza sosta - in modo sia pure non appartenente all'evidenza immediata - le proprietà superiori dei sistemi in ascolto, a sua volta sospinti a produrre un'attività almeno pari nella complessità contenuta nella tessitura del pezzo musicale.

5
a. L'inserimento della parte del violino, quale ulteriore elemento che partecipa del gioco della complessità asistemica, ha la funzione di aggiunta e, simultaneamente, di sottrazione dell'intero (è comunque strumento facoltativo). Questa parte riassume e sussume l'insieme, in qualità di voce che, nel suo leggero, quasi assente, manifestarsi, fa roteare l'intero e lo porge (ulteriormente) astratto e affettivo: il violinista è posto ad una certa distanza dagli altri esecutori ed è situato nei pressi del pubblico; qui sta quale luogo di mediazione avendo la funzione di catalizzatore astratto della trasformazione dei suoni percussivi in un continuum sottile, etereo, talvolta anche straniante; fuori e oltre gli schemi dell'ordine consueto. Rappresenta una specie di Raddoppio dell'universo sonoro preso (sussunto) nella sua unità globale: mutazione-rotazione (rivoluzione) dell'intreccio così composito (abstractus complexus) cui l'ascoltatore e la realtà tutta sono invitati a partecipare quali entità pensanti e affettive in-divenire ulteriore.
Da ultimo vogliamo citare una proposizione critica wittgesteiniana, in cui tutto è rimesso in discussione ogni volta daccapo, in una continua rotazione e metamorfosi senza che vi sia mai la possibilità di posarsi in alcun luogo.
"Le mie proposizioni illustreremo così: colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è salito per esse - su esse - oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettare via la scala dopo che v'è salito).
Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo.

Ciò di cui non si può dire, si deve tacere".
(Wittgestein. Tractatus logicus philosophicus)