La nuova
scienza musicale
La
musica dell'Assenza, o per Assenza, è quella musica -
l'insieme complesso, e assente, delle relazioni - intervalli
- tra suoni - , per la quale il luogo di risposta - di coinvolgimento
- da parte del fruitore risulta essere 'vuoto', ovvero 'assente'.
La musica dell'Assenza induce in chi ascolta - in chi decida
di ascoltare - un livello nuovo del pensare che abbiamo denominato
Assenza, perché Assenza significa ciò che finora
non è stato.
Con il dire
"ciò
che finora non è stato" indichiamo non tanto il fatto
della scoperta d'un nuovo metodo, visione o finalità,
con cui osservare e operare sulla realtà, così
come solitamente è inteso il concetto di scoperta ad
esempio nel campo scientifico, neppure intendiamo con ciò
l'avere aperto una nuova via all'espressione, come si intende
solitamente il manifestarsi d'una nuova visione delle cose accompagnata
dall'invenzione di nuovi linguaggi, ad esempio nel campo letterario
e artistico, bensì, nel nostro intendere radicale, viene
introdotto al mondo un livello di realtà - di esistenza
e di mondo - mai prima esistito, essendosi modificati a monte
la struttura e il modo intrinseci dell'osservazione, perché
chi osserva e 'pensa' ha mutato nei suoi fondamenti l'attività
- passività con cui si è soliti vivere, pensare
e 'vedere'.
Con ciò s'è verificato entro la linea e il tessuto
storici uno strappo, una 'catastrofe' nel senso matematico del
termine, come fenomeno nuovo e imprevisto; ciò che stiamo
per osservare non è il mutamento discreto, con il passaggio
lineare da un gradino all'altro della conoscenza (e della vita),
bensì un cambiamento, una rivoluzione nella struttura
dell'origine, che diviene, in tal modo, atta a condurre a un
vero piano 'astratto', quello di cui trattiamo e che abbiamo
denominato 'Assenza'.
La caratteristica principale di codesto nuovo piano o livello
è l'assentarsi delle cose; ciò significa
che la 'cosità' del mondo assume la tendenza a sparire
essendo sostituita dalla condizione di assenza, che è,
anche, 'vacuità sensibile', 'astratta', per la quale
tutti i linguaggi e le forme finora pensate ed esistite entrano
in stati mai prima osservati, composti di relazioni complesse
e astratte, a più piani simultanei, pure d'una concretezza
che, tuttavia, non è né visibile né tangibile
all'esperienza e all'osservazione note, comportandosi diversamente
dalle modalità limitate e destinate all'esaurimento con
cui il vecchio apparato sensoriale, percettivo ed elaborativo
del sistema nervoso centrale è da sempre stato assuefatto
ad estrinsecare come veicolo di costruzione, invenzione e controllo
della cosiddetta realtà interna ed esterna.
Per quanto si riferisce in modo specifico alla musica, ovvero
a quell'insieme regolare di rapporti tra suoni, osserviamo come
questi perdano delle loro tracce sensibili, dell'udito - ascolto
'concreti', e assumano come loro manifestazione l'assenza d'una
sonorità immediata che si fa priva di quella concretezza
com'è concreta interamente e intensamente ciò
che chiamiamo 'la vibrazione sonora'. Ciò significa che
l'insieme sonoro as-sume la capacità di liberarsi del
suo statuto vibratorio e manifesto, ovvero dell'altezza, del
timbro e dell'intensità, avvicinandosi alla forma dell'ideazione
che è capace della pura 'astrazione', che è assenza
sensibile - sonora - d'una sensibilità mai prima né
ascoltata né prodotta.
A tal fine occorre che le relazioni tra suoni, gli intervalli,
siano assunti e pensati da chi li pensa - da chi li compone
e da chi li interpreta - , nel modo giusto, attinente al nuovo
sistema della realtà tutta: l'evento musicale si pone,
allora, docilmente nei pressi dell'assenza di suono con la probabile
scomparsa dal mondo della sonorità concreta.
La musica dell'Assenza, non irrigidita in forme vuote e non
chiusa in contenitori 'astratti' e riduttivi (ritmo, misura,
eccetera), predisposti a priori e, perciò, non duttili
a sufficienza relativamente alle esigenze di certi tipi di composizione,
si dispone perché chi ascolta ed è pronto a un
coinvolgimento atto all'evento, si ritrovi in un altrove rispetto
alla radice del suo stato psicobiologico - pur nella fase temporale
in cui è 'occupato' da quest'azione - e, per brevi attimi,
abbia la consapevolezza d'un nuovo livello dell'attività
del pensare di cui la musica dell'Assenza è il veicolo,
il travestimento provvisorio fatto, per un tratto, anche di
quel mondo finora esistito, mondo in cui vige la cosa (il suono,
la nota) anziché la consapevolezza e l'esperienza del
niente (l'antisuono, l'antinota).
La
musica dell'Assenza 2.
La
musica dell'Assenza è il linguaggio 'astratto' musicale
che deriva da un nuovo livello da noi studiato dell'attività
pensante - il livello detto dell'Assenza - che si mostra capace
di dare origine a una relazione tra suoni, tra note - antisuoni,
antinote - mai prima d'ora concepita. Codesta composizione relazionale
è, nella nostra ipotesi, madre (assente, vuota) delle
relazioni finora considerate e usufruite nella musica dell'Occidente
e, per certi aspetti, anche in quella d'Oriente.
E' una relazione che 'antecede', ovvero è relazione per
'assenza', per la quale ogni singola nota, ogni singolo suono
risuona differente dal successivo e dai successivi, ponendosi
in una condizione di legame particolare, detto 'legame d'Assenza',
per il quale relazionarsi significa avere quel sufficiente distacco
- produrre quel 'vuoto' (relazionale) sufficiente e affettivo
- in modo da dare origine a un insieme nuovo - un insieme oltre
la coloritura del suono, oltre quella vibrazione - perché
la musica offra silenzio di una particolare proprietà,
che è quello della musica che s'è fatta assente,
cioè priva del suono conosciuto e 'concreto'.
Paolo Ferrari